Facebook: la democrazia del gossip
Papi Silvio e Noemi Letizia, Veronica Lario e Alberto Orlandi. State tranquilli questo non è l’ennesimo post sulle avventure del nostro effervescente Presidente del Consiglio e della sua famiglia. Trovo più interessante il fatto che queste vicende, unite alle insinuazioni sul presunto satirismo del Nostro, alla richiesta di divorzio fatta a mezzo stampa dalla moglie, all'attacco incrociato di giornali come “la Repubblica”, “l'Espresso” e all’uso difensivo di giornali come “Libero”, “Chi” o “Novella 2000” abbiano dimostrato inequivocabilmente, se ce ne fosse ancora bisogno, che l’Italia è una repubblica basata sul gossip. Siamo morbosamente curiosi, amanti dei fatti altrui e cultori del pettegolezzo: solo da noi trasmissioni come Grande Fratello, L’isola dei Famosi (lì c’è anche un certo insito sadismo nei confronti dei “morti di fama”), la Talpa hanno un continuo e costante successo e “Gossip Girl” non è forse uno dei telefilm più visti della stagione? Come si spiega il successo travolgente di blog di pettegolezzi o di Facebook il cui unico utilizzo, a mio modo di vedere, è quello di curiosare nella vita degli altri? Complice una stampa discretamente complice o asservita, già da anni Roberto d’Agostino con il suo fenomenale sito di news/gossip Dagospia cavalca l’onda, diventando di fatto un vero e proprio punto di riferimento, per capire trame e retroscena della vita politica ed economica nazionale. Il meccanismo del gossip, capire come si forma, come si evolve mi ha sempre affascinato, come tutti i modelli comportamentali umani, del resto. Se pensate che sia puro studio astratto, vi sbagliate, oggi in piena era Web 2.0 difendere o controllare la propria reputazione diventa essenziale (qui uno splendido articolo in merito). So per certo di persone e aziende che grazie ai Google Alert, monitorizzano quotidianamente Internet alla continua ricerca di articoli che (s)parlino di loro. Su Facebook si trovano certi giochini che invitano le persone a scoprire cosa un proprio amico pensa di te oppure quanto sei conosciuto. Non è la prima volta che sento parlare dell'uso di gossip in un videogame (basta pensare a “The Sims”): ricordo di avere letto di un modello matematico di gossip nel libro di Chris Crawford “Chris Crawford on Game Design”. Chris Crawford, una vera e propria leggenda del game design, aveva progettato un video game sperimentale, chiamato appunto Gossip: ad ogni turno il giocatore poteva scegliere tra 8 persone (giocatore compreso) una con cui (s)parlare; selezionata, si sceglievano la persona oggetto di gossip e una opinione. L'idea del modello è che ad ognuno di noi piace chi la pensa allo stesso nostro modo: in particolare siamo influenzati positivamente dalle idee dei nostri amici e negativamente da quelle dei nostri nemici. Per certi versi è un modello che ricorda in parte l'algoritmo k-nn che sto sperimentando nel concorso Netflix: lì si tiene conto delle valutazioni concordi alle proprie, si potrebbe approfondire il modello con le idee discordanti. Si tratta di creare una rete tra le persone che hanno idee comuni e vedere come si relazionano, insomma un modello simile ad un “social network” dove si può parlare tranquillamente di un film. Mentre pensavo a questo modello, riflettevo sui social network in generale: si sente spesso dire che twitter e i blog rappresentano la rivincita della libera informazione su quella “asservita e faziosa”, per contro esistono riviste che fondano la loro stessa esistenza non sull'informazione, ma sul gossip, e controllando le quali si può dirigere il flusso di notizie in un senso o nell'altro (i fatti di Corona sono noti a tutti) che Facebook e i social network siano la rivincita del libero pettegolezzo?
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