martedì 31 marzo 2009

Web 3.0, web 2.0, web 1.0: StartUp!

Sarà che la crisi economica spinge a inventarsi qualcosa, sarà che viviamo in un mondo all'insegna del precariato, ma da qualche tempo non faccio che sentire da alcuni miei amici (che non si conoscono tra loro per di più) che hanno intenzione di mettersi in proprio o aprire una società. Chi vuole aprire uno studio di fotografia, chi un locale, chi vorrebbe aprire una società di servizi, chi una di prove dinamiche sul calcestruzzo e chi una di consulenza per l'energia solare. Insomma di tutto un po'; la cosa curiosa è che questa idea aveva sfiorato anche me. Personalmente ero intenzionato ad aprire una startup web 2.0. Insomma una servizio come Flickr, Youtube o Facebook. Non vorrei tediarvi sul significato di web 2.0 (qui trovate un'ampia descrizione), in estrema sintesi possiamo indicare con web 1.0 il classico sito web statico, con web 2.0 tutti quei siti dinamici in cui l'apporto degli utenti è significativo (blog, social network, piattaforme di contenuti come Flickr e Youtube, ma anche forum e siti simili); con web 3.0 si indica qualcosa che ancora in fondo non c'è e che alcuni in dividuano nel web semantico. L'idea l'avevo da un po', lo stimolo ad approfondire la qwuestione mi è stato dato dal progetto di Telecom Italia Working Capital. Un progetto che mira a fare confluire in nuove startup italiane (la startup è una azienda in fase iniziale) dei capitali di ventura. L'iniziativa è seria e se avete buone idee vi invito a collegarvi al sito e ad iscrivervi, riceverete del materiale con delle linee guida per la presentazione di un business plan. Il vostro progetto verrà valutato e se meritevole finanziato. per quanto mi riguarda da un po' annoio coinquilini e parenti con l'idea di una startup; ciò che mi ha ancora bloccato è la progettazione di un solido modello di business, cioè un modo per fare soldi, possibilmente non dipendendo dalla pubblicità. Sembra facile, ma non lo è. Ritornerò sull'argomento.

Read More...

giovedì 19 marzo 2009

L'evoluzionismo ai tempi di Facebook: il numero di Dunbar


Il mio progressivo ed entusiasmante evolvere verso i livelli di vita più avanzati (è il mio modo per dire crescere: il sottoscritto matura voi invecchiate) è infastidito da illazioni su un presunto decadimento delle mie capacità di memorizzazione di volti e di attenzione (è il mio modo per dire invecchiare: il sottoscritto ha a volte e temporaneamente dei cedimenti prestazionali voi rincoglionite). E' ovviamente una falsa teoria. Ricordo benissimo di avere già scritto di non essere un gran fisionomista e di avere una forte immaginazione che porta inevitabilmente a distrarmi più del dovuto. Il vero problema è che essendo anche curioso non voglio perdere nulla delle conversazioni che si svolgono attorno a me; ecco come nasce il mio famigerato: "Chiii?" e le sue varianti "Cosa?" o "Di chi stai parlando?". Mio fratello, esasperato, sostiene che come epitaffio sulla mia tomba i posteri potranno leggere: "Chi è morto? Io?". Lo capisco, vi giuro che a volte gli faccio ripetere diverse volte la stessa frase perchè, mentre continuo a pensare ai fatti miei sento uscire dalla sua bocca espressioni come "ablabaia". Mi rendo quindi conto di generare frustrazioni in chi parla con me. Ammetto anche che le mie capacità di riconoscere un viso e collegare ad esso un cognome sono recentemente peggiorate. Incontrare la stessa persona a distanza di pochi giorni e dimenticarsene totalmente è imbarazzante. Molto. Soprattutto all'epoca di Facebook, quando decine di persone con il profilo corredato di una minuscola e sfocata foto o peggio ancora con una istantanea del giorno del proprio battesimo, chiedono di diventare amici e tu ti chiedi una sola cosa: "Chi diamine è costui/costei?". Contesto fortemente però che la causa sia una forma precoce di Alzheimer. Fortunatamente ho da poco scoperto che non c’è nessuna correlazione tra le mie difficoltà di riconoscimento fisionomico e l’aumentare dei miei livelli di esperienza vitale (è il mio modo per dire: non sto invecchiendo e quindi rincoglionendo) è che, molto probabilmente, anzi quasi sicuramente ho raggiunto il numero di Dunbar delle mie relazioni sociali. Vi metto al corrente della mia scoperta. Il numero di Dunbar è un valore, approssimato intorno a 150, che definisce il numero massimo di persone con cui un singolo è in grado di mantenere una attiva relazione sociale. Il valore si basa sulla ricerca dell'omonimo scienziato inglese che utilizzò una equazione di regressione sui dati raccolti su 38 generi di primati per ricavare il valore di 147,8, con una probabilità del 95% che il valore cadesse fra 100 e 230 (ah come gioca Del Piero… ehm ah come è utile la statistica). Una volta ricavato questo valore, Dunbar l'ha confrontato con i gruppi sociali umani e ha verificato che era un’accettabile approssimazione. Infatti tutti i gruppi umani, fin dalla preistoria, tendono ad assestarsi al massimo intorno alle 200 persone. Il numero massimo comunque viene raggiunto in determinate situazioni, quando vi è una forte pressione a rimanere uniti. Anche in tal caso comunque Dunbar ha stimato che una grossa parte del tempo dovesse essere dedicata alle relazioni sociali (42% circa). Ora se caliamo la stima di Dunbar in un contesto sociale moderno interconnesso da tecnologie come le chat (messanger), i blog, twitter e social network come Facebook o Flickr, tecnologie che più o meno tutti usiamo quotidianamente, possiamo ragionevolmente credere che il concetto di relazione sociale attiva stia mutando e che soprattutto sia diventata più bassa la soglia necessaria a considerare qualcuno come “amico vicino”. Pensate alla vostra esperienza su Facebook (se avete un profilo): quante volte vi capita di accettare come amici persone che conoscete appena e quanti ne avete aggiunto che non frequentavate più o che non vi salutano per strada? Per contro: quante persone in più vi fanno conoscere e frequentare le chat o i blog? Figuratevi che Facebook ha da poco rimosso il limite di cinquemila (5000!) amici visto che sempre più utenti si lamentavano di questa limitazione. Insomma penso che la tecnologia modifica il mondo che ci circona più velocemente di quanto noi stessi siamo capaci di adattarci ad esso. Il mio corpo quindi cerca di adeguarsi a questa nuova condizione, con i necessari inconvenienti del caso; è la conferma della mia personale teoria di vita: io non invecchio, evolvo!

Questo è il riferimento bibliografico per gli studi di Dunbar: Dunbar R. I. M. (1992) Neocortex size as a constraint on group size in primates. Journal of Human Evolution 22: 469-493 (1992)

Read More...

martedì 10 marzo 2009

Il potere della memoria


Periodo di ricorrenze e anniversari questo. Qualche giorno fa questo blog ha compiuto due anni e nelle stesse ore il sottoscritto compiva gli anni. Pochi giorni fa ho anche “festeggiato” un anno da quando l’ispettore giudiziario si è presentato a casa mia, sfrattandomi. Ora ci si ride, ma vi dirò che, all’epoca, per qualche giorno non ho dormito la notte. Ho pure cambiato il vecchio cellulare e il numero (il vecchio è sempre valido, anche se attualmente non attivo: devo fare diventare la scheda una 128Kb). Non ho scritto niente di (auto)celebrativo; del resto in due anni non credo di avere mai replicato un post a ricordo di qualcosa, mi è sempre sembrato inutile: che senso ha scrivere, per esempio, ogni 11 settembre un post ricordo dell’attentato alle Torri Gemelle? Eppure mi rendo conto che spesso celebrare queste ricorrenze sia, per quanto banale e stereotipato, utile: perché non si dimentichi, perché se ne parli, per fare un bilancio. Parlo di tutte le ricorrenze: dal proprio compleanno al San Valentino. Ci riflettevo giusto l’altro giorno mentre completavo in ritardo il giro di auguri per la festa della donna. Risultato? Grossomodo su dieci donne due hanno ringraziato, tre mi hanno chiesto “auguri per cosa?”, due non hanno risposto, una si è lamentata dicendo che la dovremmo festeggiare sempre, una ha risposto testualmente “non dire stronzate, non festeggio nemmeno san Valentino” e una “io questa festa l’abolirei … ehm comunque grazie”. Non è che mi stupisca, verso queste festività, diventate ineluttabilmente commerciali, molta gente prova fastidio. A volte si esagera: conosco persone che non festeggiano il proprio compleanno e non gradiscono gli auguri; mio zio, superati i cinquanta festeggia solo l’onomastico (sic). Certo si esagera anche nel senso opposto; conosco una coppia che da tre anni ogni 12 del mese festeggia l’anniversario del loro primo bacio, ma sono casi patologici.

Capisco, anche se non condivido, i motivi di non festeggiare giornate come San Valentino ( o la più recente San Faustino, patrono dei single 15 febbraio), la mia posizione è che oggi come oggi siamo così impegnati e di fretta che “ogni occasione è buona” e fa niente se le rose quel giorno raddoppiano di prezzo; capisco meno, il motivo di non volere celebrare giornate come l’8 marzo, certo se il tutto si riduce ad una giornata di libertà insieme alle amiche in un locale di spogliarello con una torta a forma di pene, la tristezza mi assale, ma alla fin fine sono le stesse donne ad averlo trasformato in questo, possono sempre adoperarsi in merito; non capisco chi non festeggia il compleanno. Superati i diciotto anni, non ho più fatto feste, l’ho sempre festeggiato in famiglia, a parte qualche anno in cui, magari essendo lontano da casa ho organizzato una pizzata con amici; l'ho sempre festeggiato in privato, ma l'ho sempre festeggiato! Forse il non festeggiare fa rallentare il tempo? Diciamoci la verità: gli anni passano, ma le cose non cambiano; lo noti da quello che succede nelle feste: da piccolo ti regalavano un orrendo maglioncino con un pupazzo di neve, da grande ti regalano delle strepitose mutande o un osceno catetere spacciato per vaso di chissà quale designer; da piccolo ti ingozzavi di panini e Coca Cola, da grande spilucchi salumi da un tagliere e bevi Syrah di Planeta; da piccolo non capivi perché mamma tentasse di offrire quelle orribili pastelle di broccoli, da grande i tuoi commensali alla domanda “volete del tempura di verdure?” rispondono “eeeeh?”. Una sola cosa cambia: il numero di candeline che cresce di anno in anno, ma tanto io nella mia torta sempre sei ne metto! "Fanculo le candeline"!

Read More...

Related Posts with Thumbnails