martedì 30 ottobre 2007

Cinico è chi il cinico fa

amico:"Tu che ne pensi?"
io:"Secondo me è sincera; che motivo avrebbe di mentirti? Dalle fiducia..."
amico:"Cosa, cosa? Tu mi dici di darle fiducia? Tu: il Signore dei Cinici; quello che dice sempre 'mai fidarsi, tutti mentono'?"
io:"Infatti! Mentivo!"

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lunedì 29 ottobre 2007

A sei passi dalla felicità

Quante volte avete sentito l'espressione "il mondo è piccolo"? Quanti sanno che non è un semplice modo di dire, ma una realtà scientifica? Vi riflettevo giusto ieri, a seguito di tre avvenimenti vissuti nel fine settimana: del primo ho già scritto, incontrando una vecchia amica e aggiornandoci su amici comuni, sosteneva che in fondo viviamo in una grande soap opera: siamo sempre gli stessi attori e ci relazioniamo in tutte le combinazioni possibili; ieri mattina un amico mi parlava di un curioso sito, LinkedIn: lo scopo principale del sito è consentire agli utenti registrati il mantenimento di una lista di persone conosciute e ritenute affidabili in ambito lavorativo in questa maniera si può per esempio ottenere un'introduzione a qualcuno che si desidera conoscere attraverso un contatto mutuo e affidabile oppure trovare offerte di lavoro, persone, opportunità di business con il supporto di qualcuno presente all'interno della propria lista di contatti o del proprio network; ieri sera, poi, ho sentito una persona, a me cara, dopo anni, mi diceva di aver avuto mie notizie da una terza persona che a nostra insaputa ci conosceva entrambe (le notizie erano sbagliate, ma non è questo il punto :)). Tutte queste cose mi hanno fatto pensare alla famosa Teoria del mondo piccolo (Smallworld); questa teoria generalizza ed esplora le caratteristiche di insiemi che hanno reti connesse di elementi, indipendentemente dalle caratteristiche proprie degli elementi come computer, amici, router, compratori, attori e partner sessuali, la teoria illustra appunto come sia possibile conciliare il fatto che nonostante ogni elemento tenda ad avere relazioni prevalentemente con pochi altri (alta aggregazione) non impedisce di ottenere comunque una sua "vicinanza", tramite pochi intermediari, con qualsiasi altro elemento della rete (basso grado di separazione).

Questo studio ha fatto molto scalpore poiché dà una spiegazione generale a situazioni già osservate in particolari reti connesse di elementi (le già citate reti di persone, di computer, catene alimentari) in differenti campi scientifici. Un esempio abbastanza conosciuto sono i cosiddetti Sei gradi di separazione, un'ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona attraverso una catena di conoscenze con non più di 5 intermediari. Ipotesi fantascientifica o astratto calcolo statistico? Niente di tutto questo, nel 1967 il sociologo americano Stanley Milgram selezionò casualmente un gruppo di americani del Midwest e chiese loro di mandare un pacchetto ad uno straniero che abitava nel Massachusetts, a diverse migliaia di chilometri di distanza. Ognuno di essi conosceva il nome del destinatario, la sua occupazione, e la zona in cui risiedeva, ma non l'indirizzo preciso. Fu quindi chiesto a ciascuno dei partecipanti all'esperimento di mandare il proprio pacchetto a una persona da loro conosciuta, che a loro giudizio avesse il maggior numero di possibilità di conoscere il destinatario finale. Quella persona avrebbe fatto lo stesso, e così via fino a che il pacchetto non venisse personalmente consegnato al destinatario finale. I partecipanti si aspettavano che la catena includesse perlomeno un centinaio di intermediari, e invece ci vollero solo (in media) tra i cinque e i sette passaggi per far arrivare il pacchetto. Le scoperte di Milgram furono quindi pubblicate in Psychology Today e da qui nacque la frase dei sei gradi di separazione. Ripresa in film, racconti e giochi ha dato vita anche a due simpatiche applicazioni: il numero di Bacon e il numero di Erdos.

Il numero di Bacon è un passatempo inventato nel 1994, sulla base dell'ipotesi dei sei gradi di separazione. Si tratta di assegnare ad ogni attore o attrice che hanno partecipato ad un film con Bacon un numero di Bacon pari a 1, ad ogni attore che abbia lavorato con uno della lista precedente un numero di Bacon pari a 2 e così via. Kevin Bacon ha numero di Bacon 0. Ecco un sito dove potete calcolare il numero per qualunque attore: Massimo Boldi ha un numero di Bacon pari a 2! L'attore ha anche aperto un sito benefico basato su questa teoria.

Il numero di Erdos è l'omologo del numero di Bacon, ma chiama in causa il matematico Paul Erdos, che ha avuto una vastissima lista di collaboratori. Dalla somma dei due numeri nasce il numero di Erdos-Bacon che però, provenendo da due campi così diversi, è posseduto da un numero molto ridotto di persone, principalmente da matematici (o scienziati) apparsi per qualche documentario scientifico.

Adesso veniamo a noi: chi mi presenta Scarlett Johansson? Io so di essere l'uomo della sua vita è solo che lei non mi conosce, forza mi servono 6 persone!

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sabato 27 ottobre 2007

Personaggi in cerca di autore

Ho letto da qualche parte che tutte le trame delle storie fin qui scritte si possono catalogare in 20-30 tipologie base, alcune di queste sono state scritte da Plauto, le altre da Shakespeare. In sostanza: cambiano i nomi, i tempi, le situazioni specifiche, ma lo svolgimento è sempre quello; per la verità, forse si puo dire lo stesso della nostra vita: resta solo da capire che ruolo abbiamo, cercando di cambiarlo in uno migliore o adattandosi ad esso!

Ieri ero a cena con una vecchia amica che ormai abita e lavora in Francia.

amica:"ti ho visto sorpreso che mi sono fatta sentire"
io:"beh ricordavo che F. era molto geloso, soprattutto del sottoscritto; visto che non ti eri fatta più sentire..."
amica:"per la verità ci siamo lasciati... da 6 mesi ormai, diciamo che lui mi considerava una sua esclusiva, ma lo stesso non potevo fare io!"
io:"Le storie si ripetono..."

cominciamo a raccontarci a vicenda le storie nostre e di amici comuni che non vediamo da tempo

amica:"[...] E' come Beautiful, siamo sempre gli stessi e ci intrecciamo in tutte le combinazioni possibili!"
io:"Già! E tu in tutto questo teatrino che ruolo hai?"
amica:"Stanca di essere "la sfigata", per ora faccio la spettatrice! E tu?"
io:"Vendo noccioline!"

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venerdì 26 ottobre 2007

Sicilianish

Da anni si dice che noi italiani facciamo uso di troppi termini inglesi o in generale stranieri: forse è vero, ma indubbiamente aiutano per la loro sinteticità. Per la verità ora si sta un po' esagerando: non si va più a prendere un aperitivo in un locale, ma a "fare l'happy hour" in un pub o in un lounge bar; il cornetto di mezza mattina è un brunch; quello che ancora mi mancava è l'uso di termini inglesi nel siciliano: ieri sera sono andato con un amico a prendere un 'aperitivo rinforzato' in un nuovo locale qui a Palermo, in pratica invece di servirti olive, noccioline e bruschette puoi anche mangiare insalate di pasta, polpettine e altro (l'ideale per persone di sostanza come me :)) accanto al mio tavolo due coppie discutevano animatamente...

ragazza:"Miii che voglia di stigghiole, quando ne arrostiamo qualcuna? Per i morti organizziamo a casa tua?"
ragazzo (alzandosi):"at beautiful heart!"
ragazza:"... ... ... eh?"
ragazzo2:"A beddu cori!"

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mercoledì 24 ottobre 2007

Melting pot


Si dice che i siciliani abbiano più paura dei propri compaesani che degli stranieri; non so se questa sbandierata tolleranza sia vera o un luogo comune: troppo spesso vedo sull'autobus persone chiedere a donne di colore e non a donne siciliane, di cedergli il posto; eppure solo sotto casa mia, mi capita di vedere partitelle di calcio tra bambini siciliani, africani, filippini e cinesi a ranghi misti: nessuno di loro parla la lingua dell'altro , ma si intendo...

bimbo palermitano:"Cumpà, la passari sta palla però!" (trad. Amico devi passare la palla!)
bimbo cinese:"[frase in cinese incomprensibile]"
bimbo palermitano (rivolgendosi ad un altro):"Chi dissi?"(trad. Che ha detto?)
bimbo filippino:"Che tu essere in fuorigioco!"

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lunedì 22 ottobre 2007

Luigi Tarisio e la leggenda del Messia

Fine settimana particolare questo: quasi solo a casa, il mio unico coinquilino presente (il musicista) ha passato la settimana tra prove con l'orchestra al conservatorio e studio per una prossima audizione al teatro Massimo. Con il risultato che, la sera, di tutto avesse voglia tranne che andare per concerti, quindi benchè avessimo poco lontano da casa il "Palermo Jazz School meeting & festival", la settimana è passata tra "Design Week", cinema, ristorante e gozzovigliamento vario. La cosa mi ha permesso di fare la conoscenza di una delle persone più curiose e simpatiche che abbia mai avuto modo di incontrare: un giovane mastro liutaio. Ricordo, più a me che a chi mi legge che un liutatio non è chi suona il liuto, ma chi costruisce violini, viole e violoncelli! Venerdì sera quindi, decidiamo di andare a vedere "Ratatouille" (andate a vederlo, perchè è clamorosamente divertente!); arrivati in anticipo al cinema decidiamo di perdere l'ora che ci separa dall'inizio del film andando a prendere un aperitivo, per la strada incontriamo il liutaio, milanese trapiantato a Berna, attualmente in "trasferta" a Palermo per lavoro. Lo invitiamo a trascorrere con noi il resto della serata e il "Bacardi breezer" bevuto, comincia a invogliarlo a condividere con noi la sua sconfinata aneddotica sulla storia della musica e su personaggi da lui conosciuti. Dopo il cinema, decidiamo di andare a mangiare in un ristorante poco vicino, dove incontriamo degli altri amici che si uniscono a noi e quindi concludiamo la nottata in vari locali facendo l'alba. Durante tutto questo tempo, il liutaio, complici l'alcol ingerito e la mia curiosità, mi racconta, tra le tante, una delle vicende più bizzarre che abbia mai ascoltato e che meriterebbe di essere trasposta in un film: figuratevi che persino le ragazze che ci servivano ai tavoli si sono avvicinate per sentire come andasse a finire la storia che ora, a grandi linee, racconto. Clicca su 'Read more' per continuare...

Il protagonista è un certo Luigi Tarisio, vissuto tra la fine del 1700 e la metà del 1800; di poverissima origine, analfabeta, apprendista falegname, imparò giovanissimo a suonare il violino. Di giorno andava in giro per le cascine del milanese offrendosi di riparare sedie e tavoli, la sera strimpellava nelle locande in cambio di cibo. Nei suoi vagabondaggi non perdeva l'occasione di trovare, riparare e collezionare vecchi violini; ne portava sempre con se alcuni nuovi, ma senza valore, che barattava con quelli vecchi, ma di pregio che con facilità trovava abbandonati in monasteri o chiese. Comprava anche violini completamente distrutti che poi riparava e soprattutto etichette di violini: i pezzi meno rilevanti erano destinati ad un futuro smercio e le parti verosimilmente senza valore le riuniva per sostituirle in violini ai quali applicava anche etichette di noti maestri. Dopo quindici anni di questa vita vagabonda Tarisio possedeva la più grande raccolta di antichi strumenti ad arco italiani che mai si fosse vista. Aveva sviluppato anche una straordinaria capacità nel riconoscere gli strumenti: è documentato che con il solo sguardo non soltanto era capace di di distinguere uno Stradivari da un Amati, ma era in grado di stabilire l'anno di fabbricazione! Tarisio non era solo un collezionista: voleva chiaramente trarre guadagno dai suoi tesori, senza però privarsi di quelli più preziosi; venne a sapere che in quel periodo, in Francia, i grandi strumenti italiani erano particolarmente richiesti, quindi scelse alcuni buoni violini e si recò a Parigi a piedi (!). Arrivato un mese dopo a Parigi dal noto liutaio Aldric propose i propri violini, Aldric che lo vide lacero e sporco, dapprima credette di trovarsi difronte ad un truffatore, poi valutata la bontà della merce offrì una somma modica che dopo lungo mercanteggiare aumentò della metà. Tarisio, una volta concluso l'affare, fu molto deluso e imputò il suo scarso risultato all'essersi presentato in maniera così improbabile... a volte l'abito fa il monaco! Trasse insegnamento dalla vicenda, ritornò in Italia e con i soldi guadagnati comprò altri eccellenti violini e dopo due mesi ritornò a Parigi, questa volta in carrozza e con un vestito alla moda e non si presentò soltanto da un liutaio, ma offrì la propria merce a tutti i più grandi liutai parigini che gareggiarono l'un l'altro con offerte sempre più alte per i preziosi strumenti. In questo commercio Tarisio continuò per trent'anni, diventando sempre più ricco, più organizzato e più bravo nel trovare tesori nascosti; a Tarisio si devono il ritrovamento di numerosi Stradivari perduti tra i quali quelli del famoso "Quintetto Spagnolo". Eppure, ogni volta che tornava a Parigi e gli acquirenti si complimentavano con lui per la splendida merce, Tarisio rispondeva che il suo pezzo migliore non era tra quelli: possedeva uno Stradivari, così meraviglioso, così nuovo che si poteva ammirarlo solo in ginocchio. I liutai erano ovviamente curiosi di vederlo, ma Tarisio rimandava di visita in visita, tanto che un giorno Vuillaume (uno tra i più grandi liutai francesi di ogni tempo) esclamo: "A quanto pare, volete che aspettiamo questo violino come gli ebrei il Messia!". Da allora i liutai francesi si riferirono al violino come il "Messia" che mai ebbero modo di vedere. Benchè a Parigi e a Londra vivesse e trattasse gli affari da persona benestante, a Milano si rintanava in una catapecchia tenendo lontano tutto e tutti. Una sera, attorno il 1854, non vedendolo più rientrare da alcuni giorni, i vicini con le guardie, sfondarono la porta. Tarisio giaceva morto su un misero divano con stretto al corpo due violini: la stanza si presentò stracolma di strumenti, non era possibile fare un passo senza urtarne uno. Indagini successive dimostrarono che in quella stanza, in quel momento della storia, erano riuniti i più importanti strumenti musicali ad arco mai prodotti: mezza dozzina di violini e parecchi violoncelli e viole da braccio di Stradivari, un contrabasso di Gaspare da Salò e più di cento violini dei più grandi maestri, nel materasso un bel mucchio di valori e banconote e una rilevante somma in oro più documenti di proprietà in giro per l'Italia. I soldi andarono a dei lontani nipoti che aveva citato in testamento, ma gli strumenti? Vuillaume, fu il primo a Parigi a ricevere la notizia della morte: vendette immediatamente tutto quello che possedeva per racimolare più denaro liquido possibile e si fiondò in Italia, si presentò dai nipoti a Novara e chiese di potere vedere gli strumenti. I nipoti gli dissero che la maggior parte erano ancora sigillati a Milano, lì vi erano solo sei vecchi Violini. Vuillaume (immagino tra le lacrime di gioia) trovò uno Stradivari dell'epoca migliore, due intatti Guadagnini, uno splendido Guarneri del Gesù e un Bergonzi, ma la sorpresa doveva ancora venire: chiuso in una cassa con catene e lucchetti trovò il più bel violino che avesse mai visto, uno Stradivari incredibilmente bello, praticamente nuovo... era il "Messia"! Più tardi con i nipoti andò a Milano dove ritrovo gli altri 150 preziosissimi strumenti. Approfittando dell'ignoranza dei nipoti comprò per soli 80.000 franchi qualcosa che già allora ne valeva almeno 2.000.000! La storia già così sarebbe curiosa se non fosse che alcune strane cose accadderò dopo la morte di Tariso. Vuillaume divenne uno dei più grandi liutai di tutti i tempi: è probabile che oltre agli strumenti abbia ritrovato anche disegni, modelli, progetti. Inventò una vernice che molto assomigliava a quella dei maestri di Cremona: probabilmente trovò pure una copia della segretissima ricetta. Diventò anche uno dei più abili 'copisti' di modelli famosi. E il Messia? Ereditato dal genero di Vuillaume, il violinista Alard, lo Stradivari fu poi ceduto ai membri della famiglia Hill, liutai e collezionisti inglesi. Essi, a loro volta, dopo averlo venduto e ricomprato a più riprese, lo donarono nel 1940 all' Ashmolean Museum di Oxford, dove è esposto tuttora e valutato qualcosa come 20.000.000 di sterline! Da quel momento iniziarono le polemiche sulla sua autenticità, alimentate soprattutto dal fatto che lo strumento appariva troppo nuovo. Finchè, nel 1998, Stewart Pollens, responsabile della sezione "strumenti musicali" del Metropolitan Museum di New York, sulla base della propria propria esperienza, abbinata allo studio di alcune fotografie ottenute sotto banco, affermò che lo Stradivari era sicuramente un falso. Le sue dichiarazioni ebbero l'appoggio del professor Klein che, dalle venature e dagli anelli del legno dello strumento, sempre basandosi sulle foto, stabilì che Il Messia era databile in un periodo posteriore alla morte di Stradivari. L' Ashmolean Museum decise, quindi, di far analizzare il suo gioiello dal vivo, chiamando il prof. Grissino-Mayer, esperto in dendrocronologia. Egli, dopo accurate analisi, fissò nel 1716 la data di fabbricazione dello strumento: il violino è autentico, purtroppo le discordanze fra il violino acquisito dal museo inglese e la descrizione che ne fa il conte Cozio (il proprietario da cui Tarisio lo comprò), nel suo meticoloso inventario, appaiono notevoli, per cui la questione risulta ancora in gran parte irrisolta. Se voi come Vuillaume, foste degli accaniti collezionisti e degli esperti copisti e vi trovaste tra le mani il miglior violino mai fabbricato e aveste la possibilità di accedere tramite la collezione di Tarisio a modelli coevi da potere utilizzare come base, non vi fareste una copia del violino?

Una curiosità a margine: sapete come si chiama il più importante sito di aste online per strumenti musicali antichi? Già Tarisio.com !

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sabato 20 ottobre 2007

Valentina Gebbia: Palermo, Borgo Vecchio

Giusto ieri ho comprato da Ricordi, l'ultimo libro di Valentina Gebbia, bravissima scrittrice palermitana. Per meglio comprendere che tipo sia Valentina riporto le note biografiche da lei stessa scritte: Valentina Gebbia è nata a Palermo su una scrivania, in un torrido primo di agosto. Aveva iniziato bene, lavorando come conduttrice radiofonica, attrice e traduttrice di testi teatrali, ma poi si è imbattuta in una Laurea in Giurisprudenza, è stata bancaria per nove anni e ha collezionato un imprecisato numero di altre professioni. Il tono scanzonato che l'autrice usa si riflette anche nei suoi divertentissimi (ma non per questo meno impegnativi) gialli; della Gebbia avevo letto "Estate di San Martino" che condivide con quest'ultimo gli stessi protagonisti: Fana e Terio Mangiaracina due spassosissimi giovani fratelli palermitani, lei di taglia oversize e innamorata di un giocatore del Palermo e lui annoiato e brontolone, ma costretto a seguire la vulcanica sorella detective per caso. Una folla di personaggi colorati e fortemente caratterizzati, un linguaggio immediato, intriso di "palermitanità", e un'abilissima capacità di far calare il lettore,nella quotidianità siciliana. Nel nuovo romanzo la piazza del Borgo Vecchio è il teatro di un cruento delitto avvenuto durante la movimentata notte cittadina. Terio, trascinato controvoglia nella vicenda, e la straripante sorella Fana, assumono l’incarico dell’indagine per odio-amore di vicinato, visto che del delitto è stato accusato il marito dell’onnipresente vicina di casa, la signora Provvidenza. Non l'ho ancora finito, ma dalle prime battute il libro si rivela spassosissimo: da leggere. Qui il sito dell'autrice.

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Vendetta

Nubifragio a Palermo oggi: come al solito strade paralizzate dal traffico, garage allagati, macchine che si bloccano in sottopassaggi senza tombini (è 10 anni che si bloccano le macchine sempre nello stesso sottopassaggio, fare qualcosa no?), pozzanghere annaffia-pedoni in formazione. Perchè l'automobilista palermitano ha un sadico piacere nel beccare ad alta velocità qualunque pozzanghera vicino un marciapiede con pedoni, dovesse pure invadere la corsia preferenziale, lui si sposta e la prende. Memore di tragici accadimenti passati, stamani sono stato molto attento quando mi sono ritrovato a passare sul marciapiedi sotto casa mia; poi lo vedo, lui era lì, al semaforo dentro il suo bel Suv, i nostri sguardi si incrociano, proviamo subito antipatia reciproca, con la coda dell'occhio avverto qualcosa, capisco, elaboro un piano e mi avvio, lui non se ne accorto, accelera, mi fermo con noncuranza vicino ad un buon punto, lui passa dentro la corsia preferenziale e si fionda verso la grande pozzanghera, la prende in pieno e si alza un muro d'acqua, con un balzo mi tiro indietro e non mi colpisce, ma il vigile dietro di me si... fischio, cazziatone davanti a passanti indignati che lo cazziano a loro volta, multa. Giustizia è fatta!

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La Tribuna del Gagini


La Tribuna marmorea della Cattedrale di Palermo fu la più importante e imponente opera di scultura realizzata da Antonello Gagini. Ad essa lo scultore lavorò dal 1509 al 1536, anno della sua morte. L’opera fu portata a termine dai figli Antonino, Giacomo e Vincenzo nel 1574. La tribuna, alta 25 metri circa, ricopriva l’intera abside della navata centrale della Cattedrale ed era strutturata in tre ordini di nicchie sovrapposti. Le nicchie del primo ordine ospitavano 14 statue di santi, al di sotto e al di sopra dei quali vi erano le formelle in altorilievo con le storie dei rispettivi santi, e i tondi in altorilievo degli angeli portacorona. Anche il secondo ordine era composto da 14 nicchie con rispettivi santi; mentre il terzo ordine ne conteneva 12.Sull’asse mediano dell’abside vi erano due nicchie più grandi: in basso, nel primo ordine, quella contenente la statua di “Maria assunta in cielo tra gli angeli”; in alto, compresa da secondo e terzo ordine, quella con le statue del "Cristo risorto" e i tre soldati. L’intero apparato culminava in alto con un catino absidale in cui era raffigurato il "Padreterno" in stucco, opera realizzata da Vincenzo Gagini. Nel 1797, in occasione della ristrutturazione della Cattedrale, iniziata nel 1780, la Tribuna fu letteralmente e incautamente demolita: le 45 statue, i 14 angeli e le 14 formelle furono dislocate all’interno della Cattedrale stessa; anche 14 paraste, che rappresentavano una parte strutturale della Tribuna, furono riadattate nella Cappella di Santa Rosalia, sempre all’interno della Cattedrale; il "Padreterno" in stucco, invece, venne totalmente distrutto.

Il prof. Salvatore Rizzuti e i suoi allievi della Cattedra di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Palermo hanno realizzato una accuratissima ricostruzione in scala 1:10 della tribuna che Antonello Gagini e figli realizzarono nella Cattedrale di Palermo fra il 1510 e il 1574, e che fu poi distrutta nel 1797. Il Plastico, realizzato nel 2000 e fino ad oggi esposto al Museo Diocesano di Palermo, sarà in mostra dal 20 Ottobre al 24 Novembre 2007 a Palazzo Fernandez, sede storica dell’Accademia di Belle Arti di Palermo. In occasione di questo evento sarà possibile ammirare anche ventotto opere scultoree del Rinascimento in Sicilia riprodotte dagli allievi di Scultura della stessa Accademia.

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mercoledì 17 ottobre 2007

Sveglia!!

Il mio rapporto con la sveglia mattutina è sempre stato conflittuale. Sarà che quando ero piccolo mia madre era solita svegliarmi in maniera terroristica al piacevole suono di "Sono le otto! E' tardi!", quando invece erano ancora le sette e mezza, sarà che era capace, con un unico movimento di braccio, di alzare completamente e in maniera fluida la serranda della mia stanza, inondando di luce il mio letto ( come faccia, lei alta un metro e sessanta resta per me ancora un mistero!), resta il fatto che io ormai abbia acquisito il potere di svegliarmi prima della sveglia: a qualunque ora sia puntata e indipendentemente dall'ora a cui io mi sia andato a coricare! Certo mi capita di riaddormentarmi: da quando vivo a Palermo mi sono dotato di una radio sveglia che suona ogni sette minuti se non vien resettata; l'operazione è talmente complicata che devo svegliarmi per forza! I primi tempi usavo come suono, un terrificante e penetrante beep, salvo poi accorgermi che il mio corpo si svegliava da solo appena pochi istanti prima dell'attivazione (forse per proteggersi dal trauma da beep) e mi ritrovavo nella penombra a sfidare la mia sveglia come in un duello western: appena suonava...zac premevo il tasto snooze e la zittivo con un ghigno! Converrete che una persona che di prima mattina è stimolata a sconfiggere una sveglia (e ne trae piacere) è destinata ad una precoce lobotomia... per la mia salvaguardia decisi di passare alla musica: prima con le musicassette, ma quando per sbaglio lasciai una musicassetta di musica dance sparata a tutto volume (esperienza quella che mi avvicino a Dio più di quanto Dio stesso avrebbe voluto), decisi per la radio. Unico effetto secondario è che a volte canticchio in maniera ossessiva, per tutta la giornata, la prima canzone che ho ascoltato: ironia della sorte oggi tocca a "Enjoy The Silence" (cioè "Godetevi il silenzio"!!) dei Depeche Mode ascoltata nella cover dei Lacuna Coil...




Almeno ho scoperto che i Lacuna Coil sono tra le band italiane più conosciute in America!

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domenica 14 ottobre 2007

"Quando canta mi ricorda una macchina che scende una collina con il freno tirato!"

Come già saprete è completamento falso che io non apprezzi la musica. Possono non capirla, ma amo assolutamente il rumore che fa! Ieri sera ho, per esempio, avuto modo di vedere e ascoltare uno Stradivari. Da un anno ormai, una quarantina di studenti ed ex-studenti del Conservatorio di Palermo (tra i quali un mio caro amico e coinquilino), spinti dal desiderio di dimostrare di essere in grado di realizzare esperienze di un certo spessore con mezzi comuni e nel tentativo di muovere un po' la stagnante situazione della musica classica in Sicilia e in Italia, hanno creato una Orchestra Sinfonica autogestita sotto tutti i punti di vista: dalla scelta del repertorio alla gestione dell'archivio, dall'organizzazione dei piani di lavoro alla ricerca di scenari per la realizzazione dei concerti finali. L'orchestra prende il nome di Orchestra Giovani Solisti Siciliani.

Ieri sera, dicevo, nella magnifica cornice della Basilica di San Francesco di Assisi, gremita fino all'inverosimile per l'occasione, con la collaborazione della Bayer (si quelli del Lasonil!) e del Ministero dei Beni Culturali, si è svolto uno splendido concerto con musiche di Mozart. L'orchestra siciliana si è integrata per l'occasione con alcuni musicisti dell' Accademia Concertante d'Archi di Milano e con la soprano Silvia Mapelli. Violino solista Matteo Fedeli che per l'occasione suonava lo Stradivari chiamato "1714". Il valore del violino è talmente alto da meritare una guardia del corpo personale! Se siete curiosi del perchè uno Stradivari sia così ricercato e prezioso potete leggere questo interessante articolo.

La cosa più divertente di un concerto di musica classica è viverlo dalle quinte come mi è capitato giusto ieri: battute, lazzi e scherzi si sprecano. Conoscendo personalmente anche alcuni degli altri musicisti che spesso vengono a provare a casa mia, sono stato anche io coinvolto. Il concerto è stato davvero bello, se non fosse stato che, per un problema di disponibilità di posti, ho dovuto occupare subito il mio spazio su una delle panche della chiesa e vi assicuro che il mio fondoschiena ha patito il duro asse di legno su cui è stato poggiato per 3, diconsi tre, ore! Fortunatamente credo che al bis, la gente seduta accanto a me, abbia scambiato le mie lacrime di dolore per commozione! La serata si è conclusa tra le risate in un ristorante di piazza Marina e quindi in vari pub fino quasi all'alba: ho quindi avuto modo di conoscere in maniera più approfondita un ristretto gruppo di concertisti. Devo dire che mi hanno sorpreso, benchè alcuni di loro si dedichino completamente alla musica, altri cercano di far coesistere la loro idea di una carriera da professionista con lo studio (una violoncellista è iscritta al terzo anno di medicina, un'altra mi chiedeva dritte per la laurea in ingegneria); mi ha soprattutto colpito la loro voglia di fare, la loro determinazione, il mettersi in discussione e di cercare di cambiare lo status quo, cosa che trovo davvero positiva: alla faccia di chi definisce i giovani di oggi dei bamboccioni senza preoccuparsi di avviare una reale politica di incentivi!

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sabato 13 ottobre 2007

Palermo story


Freddo come un "Calippo", determinato come un agente del Mossad: sei lì deciso a trovare un ufficio postale per pagare un bollettino; fai mille piani, sai dove andare e dove no; decidi per le poste centrali; eviti per un pelo di essere messo sotto da un suv; azzecchi tutte le combinazioni bus/metropolitana e ti chiedi felice: "Ma chi mi ferma a me?"... Wim Wenders che sta girando Palermo Story davanti le poste centrali, ecco chi!

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giovedì 11 ottobre 2007

Desideri


Come al solito si parla di relazioni tra uomini e donne

amica:"Ma per voi come deve essere la ragazza ideale?"
amico:"Non ho un'idea precisa: diciamo che mi basta che mi apprezzi..."
io:"... o che sopporti i nostri difetti!"
amica:"Certo: perchè siete irrecuperabili come tutti gli altri... mio Dio trovare un uomo ormai è impossibile... rimarrò zitella!"
io:"Ma tu come lo vuoi?"
amica:"E che ne so: mi basta che sia carino, simpatico, serio, ma non musone, che ami la musica, ma non sia un musicista sfigato, alto e senza pancetta, galante, ma non in maniera innaturale, che sappia relazionarsi con garbo e con chiunque, che sopravviva a una serata con le mie amiche, che abbia la battuta pronta, ma non volgare, che sia modesto, ma abbia talento, che sia ambizioso, ma che non rinunci alla famiglia, che sappia godersi la vita, ma non al di sopra dei suoi mezzi..."
io e il mio amico ci guardiamo...
amico:"Ammesso che esista un tipo bello come Brad Pitt..."
io:"... carismatico come Martin Luther King..."
amico:"...ricco e potente come Bill Gates..."
io:"...che sia ancora single..."
amico:"...e che abiti qui e tu riesca a conoscerlo..."
io:"...hai mai pensato al perchè dovrebbe mettersi con te?"

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lunedì 8 ottobre 2007

Fine settimana lungo

Appunti sparsi su un fine settimana lungo:

Provati i lupini, oltre ad essere salatissimi, non sono così buoni come dicono.

La cosa più divertente di regalare una torre porta cd, alta quanto me, ad un'amica che va a vivere da sola, è vedere le facce incuriosite delle persone per strada mentre stai portando il regalo a casa: inevitabilmente dopo un po' ti chiederanno cosa diamine stai portando con te!

Perchè? Perchè piove quando non ho l'ombrello ne una giacca e fa invece un caldo bestiale quando ho con me l'ombrello e giacca?

Considerato il casino che c'era al concerto dei Tinturia: a Palermo il venerdì sera non c'è proprio un c@##o da fare.

"A Palermo non si suona più!"

Nel ragù alla bolognese non ci vanno i piselli!

a un'amica piace un ragazzo su cui noi facciamo ironia a causa della sua non statuaria altezza
amica:"[...]pensi che viva nel mondo delle favole?"
io:"Nel mondo delle favole? Magari! Biancaneve era più scafata di te: almeno di nani ne aveva sette!"

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giovedì 4 ottobre 2007

Cambiamenti

Ieri sera non avevo proprio voglia di stare casa. Come una volta mi spiegò una amica psicologa: ero preda di un attacco di annoyance, insomma ero angustiato, ma non si sa bene perchè (io più prosaicamente la chiamo avere i cog##oni gonfi, ma ammettiamolo dire "ho l'annoyance" fa più figo che dire "mi girano gli zebedei"). L'unica soluzione a detta della mia amica è lasciare sbollire la situazione impegnandosi in qualcosa di meccanico. Decido quindi di uscire da solo, non avendo ricevuto disponibilità da nessuno dei coinquilini, ma dopo pochi metri da casa mia incontro F. un mio vecchio coinquilino: decide di accompagnarmi nella passeggiata. F. mi piace, soprattutto perchè è un tipo a cui piace parlare poco, F. parla sempre poco... tranne ieri! Con un lungo monologo mi confida che ha ricevuto una importante occasione di lavoro in Lombardia, ma che era restio ad accettare proprio perchè in questi ultimi mesi sta cominciando a frequentare una ragazza ancora impegnata negli studi: pensa che ti pensa hanno in progetto di trasferirsi insieme. Un cambiamento radicale per uno come F. molto legato alla sua terra e ai suoi affetti familiari. Mi ha rivelato però che la sua nuova ragazza aveva già da un po' di tempo pensato di terminare gli studi fuori e, quindi, spinto più da lei che dall'offerta di lavoro si trasferiranno.

In effetti noto come, in questi ultimi tempi, mi ritrovi circondato da persone che in modo più o meno marcato stanno affrontando un cambiamento nella propria vita: osservare come ognuno di loro reagisce ad esso è particolarmente interessante, perchè non solo permette di conoscerli meglio, ma soprattutto mi permette di conoscere meglio me stesso; è infatti quasi automatico domandarsi "io che farei al posto suo?". Per carattere e formazione culturale i cambiamenti non mi hanno mai impaurito, anzi li ho sempre trovati stimolanti e quando potevo li ho cercati. Devo ammettere che non è sempre una reazione positiva: a volte se la situazione in cui ci si trova richiede un impegno maggiore o scelte dolorose, è facile lasciarsi andare e invocare o cercare un cambiamento drastico, piuttosto che affrontare la situazione di partenza.

Certo ci sono cambiamenti e cambiamenti. C'è chi cambia lavoro, città o addirittura nazione, chi decide di fidanzarsi,sposarsi o separarsi, chi va a vivere da solo o in coppia, chi cambia look, decide di mettersi a dieta o di ingrandirsi il seno, chi si taglia i capelli o si fa un piercing o un tatuaggio. Ovviamente non tutti possono sembrare cambiamenti di pari dignità tali da assurgere al ruolo di fantomatiche 'scelte di vita', ma penso che sarebbe scorretto fare una classifica: ritengo che ogni cambiamento è incisivo nella stessa misura in cui influisce nella nostra vita e nel nostro sapersi accettare, fosse anche un nuovo colore di capelli.

Già perchè più vado avanti più mi rendo conto che la ricerca di un cambiamento spesso (non sempre) è dettata da una profonda insoddisfazione interiore, più che da un desiderio di sfida o da pura curiosità. Riflettendoci su è sintomatico che molti progetti di cambiamento vengano fatti all'inizio del nuovo anno, alla fine delle vacanze estive, al termine di una storia sentimentale o dopo un divorzio. La parola cambiamento, solitamente, si associa ai concetti di novità, miglioramento e rinnovamento. Le occasioni di prima, in questo senso, rappresentano una occasione ulteriore per venire a contatto con ciò che non si conosce, con l’ignoto, l’imprevisto, l’inatteso. Questa situazione genera grandi aspettative, induce a formulare nuovi progetti e a sfruttare questa occasione di mutamento esterno, rappresentata per esempio dall’arrivo di un nuovo anno, per mettere in pratica un cambiamento interno. Da qui la messa in discussione di se stessi, del proprio stile di vita, degli schemi interpretativi utilizzati fino a quel momento, per conseguire una sorta di rinnovamento interiore. Purtroppo pochi di noi sono abbastanza lucidi da crearsi un piano di azione abbastanza valido per affrontare e gestire al meglio il nuovo che arriva. Persone così esistono e sono, per la mia limitata esperienza, soprattutto donne. Diciamoci la verità noi maschietti viviamo alla giornata sotto questo punto di vista, andiamo avanti più per inerzia, senza veri e propri piani, ma con obiettivi a lungo termine discretamente nebulosi; le donne invece, mi sembrano (è semplicemente una mia impressione, non suffragata da prove o studi sul tema) più organizzate, più previdenti, anche se meno flessibili.

Decidere di cambiare è, allo stesso tempo, eccitante, rischioso, bello e difficile, ma soprattutto costringe a fare i conti con la percezione che ognuno ha di se stesso: è solo una mia impressione o è più facile attuare dei cambiamenti nella propria vita, se si ha maggiore stima di sè e si sanno apprezzare anche i piccoli traguardi? E' giusto verso se stessi, cercare di cambiare solo perchè insoddisfatti della propria situazione attuale, senza chiedersi se possiamo migliorarla con qualcosa di meno radicale di un cambiamento, semplicemente modificando il proprio approccio alla vita?

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