sabato 28 giugno 2008

Zugzwang

Esiste una parola tedesca che viene usata nel mondo degli scacchi: Zugzwang. Significa 'obbligato a muovere'; si usa quando si vuole descrivere la situazione di un giocatore che qualunque mossa faccia lo porta irrimediabilmente a indebolire la propria posizione, insomma ha a disposizione solo mosse inutili se non addirittura dannose. A quanti di noi capita di ritrovarsi in una situazione di stallo, in cui non si vede via di uscita o di avanzamento? In cui impotenti non si sa che fare o peggio ancora si intuisce che per "andare avanti" rischiamo di perdere quel poco che abbiamo conquistato? A quanti capita di dovere ricominciare dopo una forte delusione, sia essa affettiva o lavorativa e non sapere che direzione prendere? Se insistere con il passato o dimenticarlo totalmente. Se non a noi (e siamo fortunati) sarà capitato a qualche nostro amico. I consigli (dati e ricevuti) a questo punto sono i soliti: dai tempo al tempo, non mollare, cerca di andare avanti. Il punto è che ognuno di noi sa che questi consigli sono pieni di buon senso, eppure non ci soddisfano: non ne vediamo l'utilità immediata, non ci aiutano a lenire il dolore nell'immediato o a darci speranza.

Eppure.

Da qualche giorno un’amica mi racconta delle sue peripezie con il cubo di Rubik. Penso che non ci sia bisogno di presentazione: è un gioco/rompicapo inventato negli anni 80 dall'architetto e designer ungherese Erno Rubik e che divenne subito popolarissimo; recentemente la sua fama è riesplosa in seguito al film di Muccino "La ricerca della felicità" con Will Smith, nel film il protagonista deve la sua fortuna proprio alla capacità di risolvere velocemente il famoso rompicapo. In effetti in questi ultimi tempi i venditori ambulanti che bazzicano per i locali palermitani hanno aggiunto alla propria mercanzia proprio il famoso rompicapo e non è difficile vedere tavolini in cui gli avventori sono impegnati, oltre che a sorseggiare la propria bevanda, a giocare con il famigerato cubo. Il cubo mi ha fatto venire in mente le considerazioni di un vecchio amico che non vedo da tempo: "… è come nella vita: quando stai per completarlo mettendo a posto l‘ultima tessera, ti accorgi che per farlo lo devi rompere, devi smontare tutto quello che avevi fatto prima per poi completarlo." Mi rendo conto che suona un po' come la "vita è come una scatola di cioccolatini" di Gumpiana memoria, ma per quanto balzano fosse il mio amico, ed è strano forte, ricordo una sera in cui mi impegnò in una discussione su Batman, Superman e il problema etico (non ho amici standard, lo sapete…), trovo il paragone quantomeno calzante. Se ci si blocca, bisognerebbe trovare il coraggio di mettersi in discussione, fare qualche passo indietro e ricominciare, anche a costo di perdere quelle cose che si sono ottenute, ma che inevitabilmente non ci fanno progredire. Non è facile, per nessuno, perchè non si rinuncia facilmente all'idea di riottenere ciò che si è perso, tantomeno si è disposti a perdere ciò che si è ottenuto. Probabilmente perchè nel momento in cui metti tutto te stesso nella realizzazione di un desiderio che sia un progetto di vita o di lavoro non importa, investendo tempo, denaro, affetto, emozioni, entrando in una sintonia quasi spirituale con esso, l'idea che ciò che volevamo realizzare è, effettivamente, irrealizzabile ci sembra assurda. E non ce ne capacitiamo. Eppure le nostre energie sono ancora lì, forse la miglior cura è la strategia del cubo Rubik, tornare indietro e ricominciare, investendo le nostre energie in un altro progetto: la rabbia, il dolore, la nostalgia diventeranno la nostra forza.

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venerdì 27 giugno 2008

Pata pata pata pon!

Come scrive qualcuno o dicevo ieri sera, ho bisogno di una vacanza: il fatto è che da stamattina vado canticchiando la canzoncina di questo spassosissimo videogame della Sony. Sono alla frutta!

Qui il demo gratuito in flash: attenzione crea dipendenza!

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giovedì 26 giugno 2008

Tipi da bus


Per chi non fosse siciliano una doverosa premessa: in Sicilia non esiste una rete ferroviaria degna di chiamarsi tale. Abbiamo un sistema a binario unico e scartamento ridotto che non serve tutti i comuni e che costringe ad impiegare 5 diconsi cinque ore per una tratta come Palermo-Messina. Il mezzo con cui ci si sposta, a parte l’automobile, è l’autobus di linea. Viaggio ormai da quindici anni, per la verità ormai molto saltuariamente. Avete mai visto il film "Ombre rosse"? Nella diligenza Ford inserisce un vero e proprio spaccato della società americana; l’autobus è di più, è un vero e proprio microcosmo, con tipologie ben definite di personaggi…

I cinesi
frase culto: "mi chiama Xing Qui Mei ma tu chiama Totò"
Si muovono in branco, quattro o cinque elementi accompagnati da enormi zaini e da un immenso vassoio con chincaglierie varie da vendere. Generalmente è facile distinguere il maschio dalla femmina anche se ci sono alcune donne su cui qualche dubbio sorge. Non sono venditori ambulanti, partono dal negozio la mattina alle cinque carichi di roba e la vendono anche ai pakistani e ai senegalesi, sono veri e propri agenti di vendita. Non capiscono però che il fatto che usino il cinese mentre urlano ad alta voce per parlare tra loro, da posto a posto, alle cinque del mattino, li rende solo incomprensibili non inudibili. Si sospetta che cosi come si trasmettano i passaporti, si tramandino gli abbonamenti: tanto chi li distingue. Immortali.

L’abbonato
frase culto: "ma domani chi c‘è di turno?"
Lo riconosci perché sale anche fuori fermata. Saluta l’autista per nome, gli chiede come sta la moglie. Conosce a memoria orari e turni degli autisti. Non si lamenta con lui se qualcosa va storto, sa che è l’ultima ruota del carro. L’abbonato ha visto cose che ai comuni passeggeri sono precluse: lui sa, lui è oltre. A occhio, in base all’autista, alla posizione, al traffico e alle congiunture meteo sa dirti a che ora arriveremo con uno scarto di due minuti. Merita il rispetto che si deve ad un vecchio eroe di guerra. Cuore impavido.

Il viaggiatore scafato
frase culto: "ci sono novità d‘orario?"
Generalmente un ex abbonato o un ex studente universitario che continua a viaggiare più o meno saltuariamente per motivi vari. Pronto a qualunque ghiribizzo della società di trasporti, non si stressa per eventuali cambi di orario, tragitto o fermata. Sa che può succedere, anzi cerca di anticipare le mosse del nemico. Ha la medianica capacità di capire dove sedersi per non beccare il sole sul proprio lato. Lo riconosci da dove e come si siede:mai immediatamente davanti o dietro di te, se sono costretti sfalsano il posto per potere abbassare il sedile senza darti fastidio. E’ l’unico insieme all’abbonato che riesce a dormire senza problemi durante il tragitto. Stoico.

La matricola universitaria
frase culto: "ma non può accelerare?"
Riconoscerlo è facile: viaggia generalmente la domenica sera o il venerdì, indossa un megazaino in cui ha stipato il contenuto della casa e che esala di una terribile essenza di calzini usati e polpette stantie. Pretende di muoversi nell’angusto corridoio senza toglierselo, perché mamma e papà gli hanno detto che gli possono rubare i bagagli. Non capisce che gli autobus hanno il limitatore di velocità e puntualmente si alza per chiedere all’autista a che ora si arriva, salvo essere sfanculato dallo stesso, dagli abbonati e dai viaggiatori scafati che gli fanno notare che arriveremo sempre alla stessa ora. Spaesato.

Il turista
frase culto: "ma dov‘è la stazione degli autobus?"
E’ felice e nessuno sa perché. Si guarda in giro, legge la guida, osserva il paesaggio e lo indica al figlio adolescente che vorrebbe solo sentirsi in pace la musica del proprio lettore mp3. Se prende un bus di linea è perché si è organizzato il viaggio da solo, convinto di essere in un paese civile cerca una stazione degli autobus o degli orari precisi; si informa su dove scendere per andare al proprio albergo ed è terrorizzato di perdere la fermata, persuadendosi di ritrovarsi a Tripoli casomai. Da buon Italiano chiede all’autista e ai vicini perché la sicilia è bella e disorganizzata, l’autista e i vicini, stanchi e imbarazzati, gli chiedono perché non è rimasto a Bergamo alta. Turista fai da te? Ahiaiaiaiai!

Il provolone
frase culto: "Signorina c’è l’ha fatta per un pelo…"
Ovviamente l’intero autobus intuisce a che pelo il tipo si riferisca. Untuoso, servizievole, accondiscente, ridanciano quanto basta, cerca di acchiappare la propria preda confidando sul fatto che la signorina in questione non si butterà dal bus in movimento. Generalmente di mezza età viene di solito sistemato dall’autista che gli chiede come stanno moglie e figlie, dalla signorina che gli fa osservare che è più stempiato del padre o dal collega seduto dietro che gli fa cadere il parrucchino. Casanova.

La mamma
frase culto: "Esci la carne che sto arrivando…"
C’è la mamma che lavora fuori e torna all’ora di pranzo e che cerca di spiegare al figlio di quattro anni come cucinare una perfetta pasta al forno; c’è la mamma che va a trovare la figlia e le spiega come preparare la pasta a forno per quell’inetto che ha sposato, c’è la mamma che va a trovare il figlio e lo rassicura che sta portando la pasta a forno che quella squinternata della moglie è incapace a preparare. Ce ne fosse una che pensa di portare una porzione per i compagni di bus. La mamma è sempre la mamma.

L’emigrante
frase culto: "E‘ 32 ore che sono in viaggio!"
Assomiglia in maniera inquietante al personaggio di Verdone in "Bianco, Rosso e Verdone". Il problema è che quel film è di 25 anni fa! Scendendo per occasioni speciali o festività comandate ritrova sul percorso di ritorno altri emigranti che sfida dialetticamente per stabilire chi ha il miglior lavoro, chi guadagna di più, chi non torna da più tempo, chi ha impiegato più tempo in viaggio. Fornito di ogni genere di conforto, non esita a dividere il suo filoncino da un chilo alla mortadella con chi sta accanto. Attenzione l’odore di pecorino non è indicativo della presenza di una forma, controllare prima se non si è tolto le scarpe. At uot taim arriva dis pintaiota?

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mercoledì 25 giugno 2008

Solstizio d'estate

Cavoli è gia Estate? Dico, ieri era capodanno… capodanno 2000!

Le mie giornate si ripetono con una regolarità e un incalzare inquietante: non ho materialmente tempo di fare nulla di quello che progetto: ho almeno quattro, cinque post su argomenti vari che mi ronzano in mente, ma non trovo il tempo per scriverli.

Ispirato da un blog che leggo spesso, ho cominciato a chiedere il vaticinio del mio futuro alla macchinetta del caffè: inserendo la moneta e premendo contemporaneamente tutti i bottoni la bibità che viene fuori mi dirà com’è la giornata; considerando che da quattro giorni bevo caffè lungo amaro e nero, mi si prospetta una luuunga estate…

Spesso noi uomini (me per primo) siamo dei gran cazzoni, il problema e che te ne accorgi sugli altri, meno quando le stupidaggini sei tu a farle

Bellissimo questo giochino: gratuito e rilassante

Dopo non avere dormito tutta la notte causa progetto, prendo l’autobus per tornare a casa a votare, sperando di potere dormire un po’; siccome a me le cose non accadono in maniera normale, ma sempre esagerata ecco chi era seduto attorno a me: dietro di me, a ore 6, un tipo raffreddatissimo che dopo avere consumato due pacchetti di fazzoletti tra starnuti e soffiaggi prende sonno russando così forte da fare girare l’autista; dietro a ore 7 ragazzo con gomma da masticare che faceva scoppiare il palloncino ogni 2 minuti e 37 secondi esatti; accanto, ore 9, un tipo intento a fare cruciverba… ad alta voce; davanti a ore 12, ragazza che non ha fatto altro che mangiare estraendo cibarie dal sacchetto più rumoroso del mondo. Arrivato mi sono sentito Verdone nella scena finale di "Bianco, Rosso e Verdone"

Due cose sono diventate oggetto di culto a casa mia in questi ultimi mesi: la pasta fritta mangiata di notte e la trasmissione notturna con Teocoli sugli europei di calcio.

io: "Comunque da questa storia tu non ne esci male, anzi…"
amica: "…"
io: "Si, lo so: Esticazzi!"
amica: "Ecco, bravo…"

Questa non la sapevo hanno inventato un modo per scrivere sull’acqua: semplicemente incredibile…

E’ ricominciata la dipendenza da succhi di futta

Pasta fritta ed effetti collaterali
amico fraterno: "senti, ma hai fatto una puzzetta?"
io: "eh?"
amico fraterno: "Perché o sei tu o è una fuga di gas… sento proprio odore di metano!"

io: "allora: buon viaggio, divertiti e mi raccomando sesso sicuro!"
amica: "la smetti? Pure tu con questa storia… quasi quasi mi tocco"
io: "Già ti alleni?"

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lunedì 16 giugno 2008

Metafora


Di come, gli uomini, i sottintesi non li capiscano

Giorni prima, via sms…
Lui: "Sei impegnata? C‘è la partita in tv, potremmo vederla insieme…"
Lei: "Dammi un po‘ di tempo e sono da te"

La visione della partita fu apprezzata poichè qualche sera dopo sempre via sms…
Lei: "Stasera non c‘è qualche partita, qualche film, qualche collezione di farfalle da vedere?"
Lui: "C’è un bel film su La 7"
Lei: "OK! A che ora?"
Lui: "A che ora che? Il film sta finendo"
Lui (non ricevendo risposta, ma dopo un po‘ realizzando): "Era una metafora, vero?"
Lei: "Però sei un tipo sveglio, solo 30 minuti per capirlo"

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mercoledì 4 giugno 2008

Dal cucchiaio alla città


Come ogni bravo maschietto eterosessuale che si rispetti, una delle letture principali che ha fornito materiale al mio immaginario erotico è stata la sezione "Biancheria Intima femminile" dei cataloghi Vestro e Postalmarket! Non me ne vogliano le gentili lettrici, perchè anche loro hanno i propri scheletri nell'armadio: dopo anni sono riuscito a capire il perchè le mie compagne di scuola comprassero "Cioè" non già per le cartoline dei cantanti famosi, ne per i gadget, ma per le lezioni di sesso con fotoromanzo annesso. Tornando ai cataloghi, dopo avere spulciato per bene la sezione di intimo era mia consuetudine dare un'occhiata a quella dei giocattoli (ero bimbo), quella dei computer (è sempre stata una fissa), seguita dagli attrezzi di bricolage e infine dalla mia perversione segreta: gli accessori da cucina! Non so spiegarvi il perchè, ma la padella divisa in quattro dove si potevano friggere 4 uova a occhio di bue era, per me, un'invenzione paragonabile alla ruota. Non guardavo piatti e bicchieri, ma tutti quegli aggeggi strani che avevano scopi più o meno bislacchi: l'accessorio per disegnare con lo zucchero a velo sopra la torta, la padella fornetto, coltelli delle più svariate forme e dimensioni. Avrei ucciso per un tagliapizza! Anni dopo una mia amica me ne regalò uno che ancora conservo e uso. Allenandomi alla vista di questi oggetti, presto cominciai anche a fare una certa distinzione tra quelli gradevoli nella forma e quelli che lo erano meno... in breve mi appassionai al design industriale. Cominciai a comprare libri e riviste per curiosità e il mio interesse si allargò dagli accessori da cucina (che rimangono tutt'ora il mio 'campo' preferito) al design in generale: auto, mobili, orologi... Benchè scelte di vita mi portarono lontano, ma non troppo, dal mestiere di designer, ammetto che un'occhiata alle riviste e ai siti specializzati la dò ancora e quando ho avuto la possibilità di visitare un salone del mobile non me la sono fatta scappare. Ciò che mi meraviglia del design e dei designer non è tanto la capacità di interpretare oggetti di uso comune con forme eleganti, quanto la maniera creativa con cui si cerca di risolvere un problema che incontriamo nella vita di tutti i giorni: dalla pianta che ha bisogno di acqua, alla luce per il salotto. Come ad esempio il lavandino di cui vedete l'immagine sopra. Da quando mi sono trasferito a casa nuova il lavaggio mattutino ha assunto toni fantozziani. Non c'è volta che sia una che azzeco il rubinetto esatto: a casa dei miei ho un bagno moderno con il miscelatore, nella vecchia casa avevo un bagno con due rubinetti, di acqua calda e fredda, ma invertiti rispetto all'uso comune; dopo dieci anni, mi ero abituato ad avere acqua calda a destra e fredda a sinistra. Nel nuovo bagno invece l'acqua calda è a sinistra e la fredda a destra. Lo stesso nella doccia. I nostri padroni di casa hanno poi sostutito lo scaldabagno con un modello nuovo fiammante che riscalda l'acqua a temperature nucleari in pochi secondi. Metteteci che il buon Marione (il mio solitario amico neurone) carbura dopo le nove del mattino ed ecco spiegato perchè non devo avvisare che il bagno è occupato: i coinquilini sentono le mie urla. Guardare i colori delle manopole? A parte che non si distinguono, se mi devo lavare la faccia non metto gli occhiali e senza sono cecato: e poi vuoi mettere l'emozione di non sapere se sarai ustionato o congelato di prima mattina? Sono cose che temprano! Il lavandino di cui sopra ha una particolarità: il rubinetto è sostituito da una sfera di metallo, spostando la sfera verso l'esterno si aumenta il flusso, facendola scorrere verso destra si ha l'acqua fredda e verso sinistra la calda; la superficie si colora di blu o rosso infunzione della temperatura... geniale no? Certo conoscendomi già mi vedo inseguire, bagnato e mezzo nudo la sfera casa casa, al grido di: "Pallina, pallina! Ho perso la pallina!"

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lunedì 2 giugno 2008

Acidità

Alcuni giorni prima…
amico: "Esco con X stasera…"
io: "Le cose vanno avanti vedo, complimenti!"
amico: "Ma dove la porto? Un consiglio?"
io: "A cena?"
amico: "No è a dieta"
io: "Teatro? Fanno…"
amico: "Nooo, non le piace è pesante: dai tu hai sempre il lapis sottomano…"
io: "Qualche pub? C‘è qualcosa al noto pub… sui libri mi pare"
amico: "Buono, proveremo"
Ieri sera…
amica: "Hai saputo che c‘è quella manifestazione al noto pub?"
io: "Si una cosa che riguarda i libri…"
amica: "No ti danno dei gettoni e paghi degli spettacoli… ne abbiamo visto uno… una cosa allucinante tipo teatro dell‘assurdo… c‘era una tipa che mangiava come un‘ossessa…"
io (all‘amico via sms): "mi hanno detto che lo spettacolo al noto pub era carino…"
amico (via sms): V@f@nc**o!


Inizio serata
io: "Che hai fatto nel fine settimana?"
amica: "Siamo andate al compleanno di Y; serata di sole donne: mamma mia tutte erano state lasciate…"
io: "Bell‘ambientino…"
amica: "Si respirava un‘acidità nell‘aria…"
io: "[…] comunque ste cose sono tipicamente femminili…"
amica: "Ma dove??? Ma se vi lamentate sempre, siete lacrimevoli… una cosa indegna!"
io: "Non ho conosciuto mai nessuno che mi chiedeva di sfogarsi."
amica: "Io non generalizzerei così!"
io: "OK diciamo che, in media, io non ne ho conosciuti mai, ma il motivo c‘è, è una tattica per acchiappare: quanti di quelli che ti esponevano i problemi con le donne ci hanno provato poi con te?"
amica: "… beh… tutti…"
io: "…"
amica: "Però non subito!"
Fine serata: uscendo da un pub incontro un amico
io: "Ciao! Che si dice?"
amico: "Mah tutto vecchio, niente sono qui con degli amici: una ragazza della compagnia si è appena lasciata con il ragazzo e stiamo cercando di farla distrarre…"
io: "capisco…"
amico: "Si ma è una depressione: lei è acidissima; ti giuro che il tipo con cui stava mi è sempre stato sulle palle, ma capisco l‘inferno che viveva!"
io: "Dai, cattivissimo: le passerà. E tu? Ho visto Z sere fa, mi ha detto che vi siete lasciati…"
amico: "Già... capita… anzi se ti va una sera di queste usciamo noi due… volevo parlarti di lei, visto che la conosci…"
io: "… … … accidenti: mi abbassi la media!"
amico: "???"

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