venerdì 31 luglio 2009

Buoni motivi

Lui: "Perchè ti ostini a dire che sono ottimista?"
Lei: "Perchè è vero! Per esempio ci sono quasi otto buoni motivi per cui tra noi non può funzionare..."
Lui: "Otto? Io ne conto almeno quindici e tutti validissimi anche da soli! E sono io l'ottimista??"

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giovedì 30 luglio 2009

Antivirus


"- Ho beccato un virus!
- Di nuovo? E' la terza volta questo mese: tu non hai bisogno di un antivirus, ti ci vuole proprio un profilattico! E bello spesso!"

[Il video è la pubblicità del Kaspersky 2010, se vi foste mai chiesti come funzioni un antivirus ora lo sapete: c'è dentro una copia digitale di Jackie Chan che prende i virus a calci!]

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mercoledì 29 luglio 2009

Ascoltare musica gratuitamente da Youtube


In principio fu Napster. E l'uomo vide che era cosa buona e potenziò il file sharing. E l'uomo si accorse che non era cosa buona non pagare i musicisti per ciò che creavano, ma dal mare di mp3 spuntò l' i-Pod e i-Tunes e l'uomo si accorse che non era male comprare la musica a pochi centesimi e con Last.fm poteva anche solo ascoltarla gratuitamente. Sapete che quanto a musica sono letteralmente una capra, così a volte mi capita di sentire una canzone, alla radio o in tv e di chiedermi di chi sia. Se è la colonna sonora di un film o di uno spot uso, per trovare dei riferimenti, Youtube. L'altro giorno ho scoperto un servizio che sfrutta Youtube proprio per lo stesso scopo: Moof. Moof è un acronimo è sta per Music Online On-demand Free ( Musica online su richiesta gratuitamente). Sembra l'uovo di Colombo: è un semplice player attraverso il quale si può ascoltare musica e creare o importare dal proprio computer delle Playlist. Da dove proviene la musica? Da Youtube! Il player infatti ricerca tra le migliaia di video presenti sul sito e ne "carpisce" la parte musicale. Semplice e intuitivo. Piccolo neo: spesso è complesso trovare la canzone in versione originale, a causa dei molteplici remix presenti, ma basta solo cercare un po'.

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martedì 28 luglio 2009

Facebook e il rumore dell'informazione

Bill Gates ha deciso di chiudere il proprio profilo su Facebook: troppe richieste di amicizie e messaggi in bacheca; era impossibile per lui (che evidentemente curava la pagina personalmente) starvi dietro. Da qualche tempo anche io ho lo stesso problema: non ho molti amici, ma quelli che ho sono dei veri e propri grafomani. Non solo aggiornano metodicamente lo stato per ogni singola cosa che fanno, ma tengono a rendere pubblico il risultato di ogni test, gioco, richiesta di amicizia; personalmente penso che sia dovuto al fatto che non si siano mai dati la briga di dare un'occhiata alle impostazioni di notifica. Avevo parlato in un altro post del numero di Dunbar, cioè del numero teorico massimo di persone con cui siamo in grado di tenere una relazione sociale attiva, ma qui credo che il problema vero sia una eccessiva ridondanza di informazioni e un interfaccia cattiva che non ci permette comodamente di scegliere chi favorire negli aggiornamenti in bacheca. Pensateci: quando a scuola facevate una ricerca, mettersi davanti troppi libri era un errore. La ridondanza e l'eccesso di informazione provoca "rumore", nascondendo le fonti di informazione importanti. Lo stesso si può dire di twitter dove sono letteralmente invaso da notizie e informazioni. Google ha fatto la sua fortuna con un motore di ricerca che mi permette di filtrare l'eccesso di informazione in rete occorrerebbe qalcosa di analogo per i social network (per twitter qualcosagià c'è). La cosa curiosa è che non sempre la ridondanza è negativa: pensate alla viralità e alla facilità con cui sfruttando questo meccanismo un messagio può essere ritrasmesso sulla rete: non parlo solo di pubblicità, ma di richieste di aiuto, donazioni, mobilitazioni sociali. La prossima applicazione di Google, Google wave potrebbe dare una soluzione tutto ciò.

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venerdì 24 luglio 2009

Innovare l'Italia: Mario Calabresi

Conoscevo la storia Mario Calabresi, adesso direttore della Stampa, attraverso i suoi articoli ma soprattutto attraverso il suo libro "Spingendo la notte più in là" dove parla delle vittime del terrorismo, lui figlio di Luigi Calabresi ucciso nel 1972. Avevo anche seguito con curiosità la complessa intervista di Daria Bignardi: quest'ultima è legata sentimentalmente a Luca Sofri, giornalista e blogger figlio di Adriano Sofri in carcere con l'accusa di essere il mandante dell'omicidio del padre del giornalista. Ecco un bellissimo intervento di Calabresi durante il Working Capital Camp di Torino.

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giovedì 23 luglio 2009

Prevedere le estrazioni del Superenalotto

La gente sembra impazzita. Code per giocare al Superenalotto che ricordano quelle del pane in URSS di Brezneviana memoria. Amici, coinquilini e parenti mi fanno tutti la stessa domanda: esistono dei metodi statistici per prevedere i numeri del Superenalotto? La risposta è NO. Però si può sfruttare l'ignoranza della gente per, a parità di probabbilità, vincere un montepremi più alto. Il Superenalotto è soltanto una lotteria! Esistono invece molti siti o persone che sostengono di usare metodi statistici per prevedere i numeri del Lotto o del Superenalotto, quello si: purtroppo devo avvertirvi che è impossibile, anzi se fatto in cattiva fede è proprio una truffa. Dimostrazione ne è l’uso improprio del termine statistica! La statistica non si applica per prevedere le cose: quello è il calcolo delle probabilità. Spieghiamo la differenza tra statistica e probabilità. La probabilità è lo studio dei cosidetti eventi “casuali” come il lancio di moneta, i dadi e anche il Superenalotto; la statistica riguarda invece la misurazione di eventi “reali” come i tassi di natalità e di mortalità. La statistica studia dati reali passati e presenti non futuri, per ricavare degli indici: per esempio l’indice di mortalità infantile è un indice importante per capire le condizioni di sviluppo di una Nazione; essendo l’indice di mortalità infantile legato alle condizioni igieniche, culturali, economiche e alle capacità mediche da una buona misura del livello socioeconomico di uno Stato. La probabilità invece fornisce formule che servono per creare una statistica minimizzando gli errori. Più precisamente dividiamo la Statistica in due discipline: la statistica descrittiva e la statistica inferenziale. La descrittiva, come già detto, descrive l’andamento di un fenomeno reale (il numero annuo di matrimoni e divorzi, il numero delle nascite); l’inferenziale usa invece il calcolo delle probabilità per ottenere una statistica su un fenomeno di cui si conosce un modello di sviluppo. E’ importante sottolineare la questione del modello perché spesso è lì che la confusione nel caso del Superenalotto (o del Lotto) si crea. La probabilità non da dati certi si limita a fornire risposte minimizzando gli errori, non solo ma il calcolo delle probabilità non viene influenzato dal fatto che durante lo svolgimento del gioco si ottengono delle informazioni se le prove sono tra loro indipendenti: la probabilità va applicata a priori. Facciamo un esempio: se lancio una moneta per quattro volte di fila quante volte uscirà testa? La moneta ha 1 testa e 1 croce, c’è quindi il 50% di probabilità di fare testa, su quattro lanci il 50% è due: quindi direi ragionevolmente che mi aspetto che esca 2 volte testa. Ora anche se sappiamo che il risultato sarà molto probabilmente due volte testa e due volte croce, credete davvero che ogni volta che ripeterò l’esperimento di lanciare 4 volte la moneta otterrò 2 testa e 2 croce? Ovviamente no mi risponderete: è solo il risultato più probabile; anzi aggiungo io la maggior parte delle volte non usciranno 2 testa e 2 croce! Confusi? Ora vi spiego, posto T = testa e C = croce lanciando la moneta 4 volte in aria abbiamo queste 16 combinazioni:
CCCC -> 1 combinazione
TCCC, CTCC, CCTC, CCCT -> 4 combinazioni
TTCC, TCTC, TCCT, CTTC, CTCT, CCTT -> 6 combinazioni
TTTC, TTCT, TCTT, CTTT -> 4 combinazioni
TTTT -> 1 combinazione
Quindi solo in sei combinazioni su sedici ottengo due volte testa e due volte croce, cioè nel 37,5% dei casi: il restante 62,5% delle volte sbaglierò. Ora vi chiedo alla luce di questo se lancio una moneta per quattro volte di fila quante volte uscirà testa? La risposta è sempre 2, direte voi: ma perché visto che sbagli il 62,5% delle volte? Perché dando una qualunque altra risposta sbaglierei di più! La probabilità non da dati certi mi ha aiutato a minimizzare gli errori. Che dice il calcolo delle probabilità applicato al Superenalotto? Che la probabilità di uscita dei numeri è costante: giocare 1, 2, 3, 4, 5, 6 ha le stesse probabilità di vincere di 24, 35, 89, 2, 56! Il Lotto come il Superenalotto sono delle banalissime (ed inique aggiungerei) lotterie, ne più ne meno di comprare il biglietto della Lotteria Italia e sfortunatamente per noi è impossibile prevedere dove uscirà un biglietto vincente basandomi sui numeri dell’estrazione dell’anno prima! Sapendo invece che tutti i numeri sono equiprobabili lo sfruttiamo a nostro vantaggio nel Superenalotto dove la gente per ignoranza scarta sequenze di numeri che sembrano meno casuali di altre (per esempio tutti pari o dispari): giocando quelle sestine non solo avete le stesse probabilità di vincere, ma sarete sicuramente di meno a giocare e quindi dovrete dividere il montepremi in meno parti.

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mercoledì 22 luglio 2009

Facebook Connect: fare business con Facebook


L'idea è semplice e risolve un problema tipico: ricordare i nickname e le password che abbiamo usato per il login ai diversi siti o social network a cui siamo iscritti o evitare ogni giorno di effettuare il login ai principali siti a cui accediamo perchè non vogliamo memorizzare nel browser le nostre password. Basta che il servizio a cui ci stiamo iscrivendo adotti Facebook Connect e potremo usare lo stesso login con cui entriamo in Facebook. Semplice e pulito. Non è una soluzione nuova (pensate a Open Id che è presente anche su questo blog), ma è una di quelle soluzioni che avvantaggia tutti: Facebook che inevitabilmente vede il proprio peso specifico nell'universo Internet aumentare; le aziende a cui viene semplificato il processo di login dei propri servizi e che possono accedere a migliaia di informazioni sull'utente fornite da Facebook; l'utente finale che ha un servizio personalizzato, a cui può accedere dal social network e che non deve ricordare altre password; ancora Facebook che vede la sua piattaforma di relazioni sociali sempre più utilizzata per il business. L'idea di Facebook come sistema operativo di cui abbiamo parlato. Ecco un esempio di come usare Facebook e Facebook Connect: Eventbee. Facebook è una piattaforma magnifica per organizzare e pubblicizzare eventi, ma non permette di vendere biglietti, ci pensa Eventbee che ti permette non solo di vendere i biglietti, ma anche di trasformare i tuoi amici in Partner: potranno a loro volta vendere i biglietti ai loro amici e potrai elargire loro una commissione per l'impegno profuso!

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martedì 21 luglio 2009

Apollo 11

"E' con molto rispetto che parlo stasera davanti a voi, i dirigenti e i capitani della grande tradizione dell'industria e della vita americana. Senza i vostri successi nel creare e conservare le basi economiche della nazione, non avremmo mai ottenuto i mezzi per preparare la spedizione di domani verso la Luna. Lo storico lancio di domani appartiene a voi e agli uomini e alle donne che siedono alle scrivanie e amministrano le attività delle vostre aziende, agli uomini che spazzano i pavimenti dei vostri uffici e a ogni americano che percorre le strade di questa terra produttiva. E' un trionfo americano. Lo spazio è la chiave del nostro futuro sulla Terra. Credo che da questa affermazione si comprenderà chiaramente che il viaggio alla Luna di Apollo 11 non è stato pensato, sin dal primo momento, come un'occasione unica da giudicare soltanto secondo i meriti di un viaggio isolato. Se avessimo puramente l'intenzione di portare a casa un pugno di terra e di sassi dalla cava di ghiaia lunare per poi lasciar perdere tutto, saremmo certamente i più grandi buffoni della storia". Wernher von Braun

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lunedì 20 luglio 2009

Parole definitive

"Tu dai troppo peso alle mie parole, le analizzi e ci ritorni dopo giorni; ciò che dico è come il latte fresco: scade in 24 ore; tu invece sei convinta che sono come il latte pastorizzato!"

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venerdì 17 luglio 2009

Trasformare gratuitamente il tuo blog in versione mobile

Da quando ho cambiato cellulare (un nokia N73) ho una connessione discretamente veloce anche attraverso di esso;spesso mi capita di navigare via cellulare per i più disparati motivi: cercare un numero di telefono, trovare una strada su Google Map, vedere gli eventi della serata, controllare se è arrivata una mail importante, dare un occhiata al Televideo o a Wikipedia. Nemmeno io pensavo di utilizzarlo così spesso. Mi sono allo stesso tempo accorto di come poco diffusa sia però la tendenza ad avere una versione 'mobile' del proprio sito/blog. E' un peccato. Soprattutto perchè esistono servizi gratuiti che permettono con pochi click di ottenere una versione per dispositivi mobili del proprio blog. Io uso Mofuse. Avere la versione mobile del proprio blog è semplice, veloce e gratuito. Basta solo che siano attivati i feed. Per quanto riguarda siti più complessi esiste una versione premium con diverse fascie di pagamento che permettono di ottenere e personalizzare la versione per cellulari del proprio sito.

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giovedì 16 luglio 2009

ItaliaFutura.it e la difficoltà di fare impresa in Italia

Beppe Grillo che si vuole candidare al PD, le domande di D'Avanzo a Papi Silvio, il G8 e i giornalisti che si scapicollano per ottenere i regali, il mignottame vario, Napolitano che promulga una legge salvo definirla inquietante. Comincio, e non sono il solo, ad essere un po' stanco.

E' stata individuata una fascia sociale di giovani italiani definita "generazione ne-ne", sono giovani dai 25 ai 35 anni che ne studiano ne lavorano. Sono mantenuti dalle famiglie che ad oggi si rivelano l'unico ammortizzatore sociale esistente.

Giorni fa parlavo con un'amica che mi diceva volere cambiare lavoro. L'idea era quella di lasciare l'azienda per cui lavorano e aprire un'attività imprenditoriale con il compagno, ma si sono dovuti scontrare con la realtà italiana di chi vuole cominciare a fare impresa in Italia: gli altissimi costi di inizio attività e il fatto che le banche non concedono prestiti se non hai ampie garanzie (se avessi ampie garanzie che chiedo a fare il prestito? Al massimo valutate il mio progetto, consigliatemi su come migliorarlo e io sarò in grado di portarlo avanti, guadagnarci, ripagarvi e servirmi di voi in futuro...).

Se esponi la pubblicità su un sito amatoriale anche se guadagni pochi spiccioli l'anno, giusto quelli per ripagarti il server, per essere in regola servono: Partita IVA e iscrizione alla Camera di Commercio. Anche per pochi euro. Certo la Finanza, non verrà ad indagarti, ma se succedesse devi dimostrare che è un'attività amatoriale: insomma siamo sempre nel campo "ne dobbiamo discutere".

Uno pensa, ma se la mia attività da amatoriale cominciasse a fruttarmi perchè non dovrei trasformarla in qualcosa di più serio? Pensa allora di aprirla comunque una Partita IVA, sono soldini ma non poi così tanti, salvo accorgersi che deve anche aprire una posizione pensionistica e quella è circa 2000 euro l'anno che si guadagni o meno...

E' nata ItaliaFutura una associzione che ha lo scopo di "promuovere il dibattito civile e politico sul futuro del paese, andando finalmente oltre le patologie di una transizione politica infinita e ripetitiva." e che si propone come "una cassa di risonanza per le idee, i progetti e gli scenari che possono nascere dalla conoscenza dei problemi reali e dalla passione civile di singoli cittadini e di altre realtà associative". In questo ambito ItaliaFutura propone il premio Accade Domani 30.000 euro in tre rate per realizzare un un vostro progetto "rivolto alla dimensione locale della nostra vita sociale. Un progetto che non abbia come obiettivo la riforma del servizio sanitario nazionale o la rifondazione delle strategie di difesa, ma che possa concretamente contribuire a migliorare la vita di una qualunque comunità reale o virtuale in un qualunque settore della sua vita."

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martedì 14 luglio 2009

Chrome OS: la risposta di Microsoft

Nemmeno il tempo di avere dubbi sulle potenzialità del nuovo sistema operativo per notebook annunciato da Google, che Microsoft risponde alla dichiarazione di guerra proponendo una versione totalmente gratuita di Office in formato RIA (Rich Internet Application). Ma è stata una reale risposta? Facciamo un po' di ragionamenti: il business di Google è allo stato attuale la gestione di contenuti web; attraverso la loro classificazione Google guadagna con la pubblicità contestuale (il famoso programma Adsense). Google ha poi via via espanso la propria attività fornendo servizi per lo più gratuiti. Ci sono anche servizi rivolti ad aziende, ma il grosso del guadagno deriva da lì: la pubblicità mirata. Il business di Microsoft è la piattaforma Office, non il sistema operativo. Windows serve a fare girare Office, la vera genialità di Bill Gates fu quella di capire che avrebbe dovuto avere migliaia di programmatori al lavoro su di esso, ciò fu ottenuto dapprima grazie all'invenzione del Visual Basic, in seguito praticamente regalando compilatori e linker (Visual Studio Express ne è un esempio). Eppure con nessuno dei compilatori di mamma Microsoft sarete in grado di creare un serio concorrente di Office. Pur non avendo creduto subito nelle potenzialità della rete Microsoft fa di Windows "la miglior porta per accedere a Windows" e per contrastare Netscape inventa Internet Explorer gratuito, sfruttando la posizione di monopolista nei sistemi operativi. Il confuso comportamento di Netscape resta negli annali per come NON si dovrebbe comportare un'azienda, ma questa è un'altra storia. Una volta ottenuto la posizione dominante Microsoft ferma lo sviluppo di IE (non mi verrete a dire che ci sono sotanziali novità tra IE6 e le versioni successive) anzi si sussurra che abbia sciolto il gruppo di progettazione di Internet Explorer che tanto alacremente aveva lavorato sul prodotto e stronca sul nascere DHTML. Il motivo? Probabilmente si era cominciato ad intuire che grazie a javascript ed al modello Ajax si potevano creare applicazioni "Rich" anche via web: un incubo per Microsoft che fa delle applicazioni "Rich", ma locali il suo punto di forza. Microsoft settimane fa ha poi presentato il nuovo motore di ricerca Bing che dati alla mano sta cominciando a sorpassare Yahoo! Google che ha cominciato a differenziare i suoi guadagni con Android (sistema operativo per cellulari) e che non riesce a sfondare con il pure ottimo Chrome annuncia un fantomatico sistema operativo open source basato su web application che non uscirà prima di 18 mesi (!). Guarda caso nel giro di una settimana si parla di Office 2010 (già in lavorazione da almeno tre anni) in versione gratuita nella forma web application. Microsoft si muove sul terreno di Google e delle sue web application e annunciando che saranno versioni gratuite ha di fatto tagliato le gambe ad ogni speranza di Google: perchè dovrei avere un programma che mi legge i file di Word se posso avere Word stesso originale e gratuito? La mossa di Microsoft è la tipica mossa da monopolista che abbassando i ricavi fino anche alla perdita ottiene l'impossibilità da parte di un concorrente neonato di sviluppare non potendo superare i propri costi di ingresso. Se la strategia Microsoft appare quindi chiara un po' meno netta sembra a questo punto quella di Google. Ma a nessuno viene in mente che una buona opportunità di business potrebbe essere quella di realizzare comode web application per creare visualmente RIA per Startup 2.0?

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lunedì 13 luglio 2009

Chrome OS e il maestro Zen

Conoscete la storia del maestro Zen e il bambino? Un bambino per il suo quattordicesimo compleanno riceve un cavallo e tutti al villaggio dicono: "Che meraviglia! Ha ricevuto un cavallo!" e il maestro Zen dice: "Vedremo."; due anni dopo il bambino cade da cavallo, si rompe una gamba e tutti al villaggio dicono: "E' terribile!" e il maestro Zen dice: "Vedremo."; scoppia la guerra, tutti i giovani devono andare a combattere, tranne il ragazzo che ha la gamba ridotta male e tutti al villaggio dicono: "Che meraviglia!" e il maestro Zen dice: "Vedremo.". La notizia di qualche giorno fa è che Google ha annunciato un nuovo sistema operativo che farà concorrenza a Microsoft Windows: Chrome OS, dedicato in particolare al mercato dei notebook. La reazione da parte di giornalisti, utenti e in particolare antipatizzanti Microsoft è stata entusiasmante. Abbiamo già parlato di come l'hype nei confronti di una nuova tecnologia sia una cosa naturale, ma in questo caso sfioriamo francamente l'irreale. Premetto che non sono un fan Microsoft ne un detrattore a tutti i costi: se Google riuscisse a creare un sistema operativo semplice, veloce ed essenziale (come la home page del suo motore, insomma) io per primo ne sarei felice; in fondo questo post è scritto attraverso Chrome, il loro browser; i problemi da risolvere sono però molti. Innanzitutto bisognera convincere tutti i produttori di hardware a scrivere nuovi driver per il nuovo sistema operativo: a causa della lunga vita di Windows Xp e nonostante lo scarso appeal mediatico di Vista (per me un ottimo sistema operativo che ha pagato una cattiva stampa, un po' lento nelle copia di file, ma stabilissimo) la totalità di hardware presente non ha problemi di compatibilità con gli OS di casa Microsoft, Linux invece ha sempre qualche problema di compatibilità, figuriamoci un sistema nuovo di zecca. Poi la vera questione: checchè se ne dica in qualunque guerra di piattaforme ciò che fa pendere l'ago della bilancia sono le applicazioni; potremo fare girare su quel sistema operativo Office, Corel Draw, Photoshop e Autocad? Perchè se no è tempo sprecato. Certo immagino che il nuovo sistema si baserà sulle web application, il trionfo di Ajax, ma sinceramente una cosa è Gmail un'altra è Word, e non ditemi che Google doc è lontanamente paragonabile ad Office, perchè significa che non avete mai lavorato intensamente con questi programmi. Ora Google è Google ed ha il denaro, le risorse finanziarie e gli ingegneri per rendere possibile tutto questo, ma ne ha il tempo? Io penso che in ogni caso sarebbero in ritardo e consideriamo che un prodotto software giunge ad uno stadio di maturità all'incirca dopo dieci anni, se a Chrome OS occorresse tutto questo tempo per diventare maturo, Microsoft ha ampiamente tempo per correre ai ripari. Alcuni dicono di un interesse di Google per la comunità di sviluppatori open source, ma, per esempio Chrome, il cuore di tutta l'operazione, non è ancora disponibile per Linux. Niente è impossibile: Excel soppiantò Lotus 1-2-3 che dominava il mercato, Internet Explorer superò Netscape, Firfox ha rubato importanti quote di mercato ad IE. Come diceva il maestro zen: "Vedremo."

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venerdì 10 luglio 2009

In fondo vorrebbero essere come lui...


"Un trionfo. Obama che parla di una leadership italiana a dir poco formidabile. Sarkozy oscurato. I russi che lo ringraziano per il suo ruolo con gli americani. Gli americani che lo ringraziano per il suo ruolo con i russi. Ezio Mauro che la prende di sghembo perché l'intervista con Barack toccava a lui, e però, piuttosto che a lui, il compagno imperador l'ha data all'Avvenire. L'ultima escort, intervistata a proposito di una fantastica nottata tra lei e lui, che ne parla manco l'Amor nostro fosse stato il Giovanni Della Casa del Galateo. Le foto proibite di Zappadu che, o gli inglesi si decidono a pubblicare ‘sto benedetto pompino, o rischiano di far venire a tutti due coglioni così. Giancarlo Caselli, vedi mai qualcuno gli abbia riferito di averne visti due che si baciavano in una tenuta di caccia vicino a Palermo, che arresta no-global. La Merkel a Onna. Hu Jintao che corre a casa. Charles Kupchan, professore alla Georgetown e studioso del Council on Foreign Relations, come dire, una sopramarca di ItaliaFutura, che butta lì: "Berlusconi è un grande leader, chissenefrega del suo lifestyle". Avanti. Un altro giorno di questi, e quello si porta a mignotte il pianeta." [Andrea Mercenaro]

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giovedì 9 luglio 2009

Netflix Prize in dirittura di arrivo

Ci siamo. Il premio da un milione di dollari sta per essere assegnato. Il team BellKor's Pragmatic Chaos ha da poco proposto un algoritmo in grado di garantire un miglioramento del 10.05% rispetto all'originale Cinematch. Il team è il risultato della fusione di altri quattro gruppi che fino ad oggi avevano guidato la classifica. Bob Bell e Chris Volinsky membri del dipartimento di ricerca statistica della AT&T Research e vincitori del Progress Prize del 2007 e del 2008; Andreas Toscher e Michael Jahrer ricercatori di apprendimento automatico presso la Commendo research and consulting vincitori del progress Prize 2008; Martin Piotte e Martin Chabbert ingegneri; Yehuda Koren, ricercatore senior presso Yahoo! Research Israeliana. Quanto al mio algoritmo che stenta ancora a superare l'8% di miglioramento, mostra continui, ma troppo lenti miglioramenti per concorre al premio finale, mi accontenterò di aspettare la data di scadenza e pubblicare un giorno prima l'algoritmo per la gioia platonica di vederlo in classifica. Anche stavolta Deus non vult!

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mercoledì 8 luglio 2009

Non è un razzista è solo un povero imbecille

Diciamoci la verità a me fa pena Bossi, ha già una marea di pensieri per la testa: la malattia, il diploma del figlio, tenere a bada Berlusconi, rimpolpare ogni tanto la fede leghista con la farsa della rivoluzione e ora è costretto pure a difendere questo minchione. Perchè solo così può essere definito il tizio che tra l'altro era già noto: prima l'uscita sui posti a sedere da riservare per i milanesi in metropolitana, poi c’era l’altra idiozia del proibire il kebab. Beh riflettendoci vuoi vedere che alla fin fine il Bossi è contento, lo manda in Europa... anche se spara stupidaggini chi vuoi che lo sappia? Nessuno sa niente dell'attività dei nostri deputati europei...

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martedì 7 luglio 2009

La guerra per gli standard: si ma quali?

Per chi come me viaggia spesso, per motivi familiari o altro, c'è un rito a cui non si può sfuggire: il controllo prima di uscire di casa delle cose ritenute indispensabili; eventuale biglietto, soldi, documenti e caricatore del cellulare. Possiamo dimenticare le mutande, ma non il caricatore. Personalmente, essendo particolarmente distratto, avevo trovato la soluzione di averne uno in ogni casa. In questo modo evitavo, come mi era successo, di rimanere a lungo senza un caricatore. Da quando ho preso il Nokia ho apprezzato una piacevolissima novità: la maggior pate dei cellulari usa uno stesso caricatore; avendo sia mio fratello che mio padre dei nokia, possediamo la bellezza di cinque caricatori. Purtroppo lo stesso non può dirsi per le altre marche. Lo stato delle cose cambierà a breve, è notizia recentissima che l'unione europea ha imposto a partire dal 2010 l'introduzione di un caricatore unico (probabilmente con un attacco USB). Scrive la commissione: «L'incompatibilità dei caricatori per i telefoni cellulari è un grave inconveniente per gli utenti e conduce inoltre una inutile produzione di rifiuti». Io non so se sia lungimiranza o volontà di fare del bene ai consumatori, un amico suggeriva che molto probabilmente qualche importante deputato europeo aveva avuto il problema di perdere il proprio caricatore e ritrovandosi con il cellulare scarico, aver perso qualche importante telefonata. Non è improbabile, anche perchè la notizia di uno standard per i caricatori è bellissima, ma nessuno fa notare che non c'è lo stesso sistema di spina elettrica in vigore in tutta Europa! Guardare per credere. Senza considerare per esempio la necessità di standard più "utili", avete mai notato che non esiste uno standard per le manopole di apertura interna delle portiere delle automobili? In caso di fuga dall'abitacolo, uno dovrebbe pensare ad uscire dalla macchina, non a come diamine si apre la stessa...

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lunedì 6 luglio 2009

I social network e la pubblicità comparativa

Se la pubblicità è l'anima del commercio, la pubblicità comparativa ne è lo "spiritello porcello". Non molto praticata da noi, anche a causa di una diversa e più rigida legislazione, è invece comunissima negli Stati Uniti. CocaCola contro Pespi, Microsoft contro Linux o Apple. Fino ad oggi però la pubblicità è stata a senso unico, cioè nessuno poteva rispondere pubblicamente ed avere la stessa visibilità della ditta pubblicizzata. Nell'epoca di Intrnet questo stato di cose è mutato (qualcuno ricorda il famoso 'scandalo' del bug fdiv dei primi Pentium? Si divulgò grazie alla Rete e costrinse Intel a ritirare alcuni modelli e a patchare i successivi), con il Web 2.0 anche di più, lo sappiamo: le aziende che hanno aperto blog aziendali devono adesso rispondere a critiche dei propri clienti o ex dipendenti. Oggi le aziende sono anche sbarcate sui social network e oltre a dialogare con i propri potenziali clienti, possono dialogare tra loro. Attualmente impera il fairplay: Linux che da il benvenuto su Twitter a Microsoft e Microsoft che ringrazia. CocaCola, Pepsi che sotterrano l'ascia di guerra... Fino a quando durerà la tregua?

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venerdì 3 luglio 2009

Facebook scollina la curva di Hype?


Abbiamo parlato della sensazione che la popolarità di Facebook stia cominciando a rallentare, per la verità non è una cosa imprevedibile o imprevista, da anni si studia come le nuove tecnologie vengano recepite e utilizzate dal pubblico. L'andamento di questa affezione ad una nuova tecnologia è schematizzata in un grafico che prende il nome di Curva di Hype. Con il termine hype si indica appunto: affezione, aspettativa, entusiamo attorno una nuova tecnologia. Coniato dalla Gartner, un'importante advisor in ambito IT, il Ciclo di Hype cerca di fornire un modello per schematizzare il ricorrente approccio che i pubblico ha con le nuove tecnologie fatto di improvvisi fiammate e di altrettanto veloci fasi di disaffezione. Nel grafico abbiamo in ascissa il tempo, in ordinata la visibilità data dai media; Il Ciclo di Hype prevede 5 fasi:

  1. Technology Trigger (la Novità): il lancio del tecnologia (intesa come un nuovo prodotto o servizio) o altri eventi scatenano l'interesse di stampa e opinione pubblica;
  2. Peak of Inflated Expectations (Picco dell'Infatuazione): la pubblicità che si scatena attorno alla tecnologia genera un entusiasmo eccessivo e aspettative irrealistiche; si registrano delle applicazioni vincenti della tecnologia, ma la maggior parte dei tentativi di applicazione sono infruttuosi;
  3. Trough of Disillusionment (La gola della Disillusione): la tecnologia entra inevitabilmente in questa fase non avendo fatto fronte alle aspettative generate, di conseguenza i media abbandonano l'argomento;
  4. Slope of Enlightenment (La Risalita): nonostante la stampa abbia smesso di coprire mediaticamente la tecnologia, alcune iniziative imprenditoriale che sfruttano la tecnologia continuano a fare affari e si effettuano nuovi esperimenti sulle possibili applicazioni della stessa;
  5. Plateau of Productivity (La Stabilizzazione): la tecnologia diventa matura e conosce una fase di stabilità e rafforzamento grazie ai risultati ottenuti che adesso sono dimostrabili; si arriva ad una seconda o terza generazione della tecnologia che correggono o problemi, potenziono o espandono la generazione precedente
Il ciclo di hype, complementa e migliora le conoscenze che abbiamo sul ciclo di vita di un prodotto, permettendo di compiere scelte migliori.

Sovrapponendo i grafici notiamo infatti come l'intero ciclo di Hype si inserisca nella fase iniziale del ciclo di vita di un prodotto tecnologico. Come se questo processo garantisse una sorta di selezione naturale tra le principali idee di utilizzo della nuova tecnologia. Questo ci suggerisce che tecnologie che ultimamente stanno vivendo un periodo di appannamento, come i blog si stiano invece evolvendo verso una forma più matura: pensiamo per esempio ad un fotografo che usava il proprio photoblog per pubblicizzare le proprie opere, oggi questo compito è meglio svolto dall'accoppiata Flickr più Facebook o Flickr più Twitter, le mostre sono facilmente pubblicizzabili tramite gli eventi di Facebook e il blog? Il blog se riempito di contenuti utili (tutorial o esperienze lavorative) rimarrà sempre vivo e punto di partenza allorquando una nuova tecnologia sorpasserà (e succederà prima o poi) i social network.

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giovedì 2 luglio 2009

Tafani

Mentre guardiamo la tv entra in sala pranzo un forma non meglio identificata di insetto gigante. Allarmato che possa essere una vespa cerco di ucciderla o farla uscire; non vorrei usare l'insetticida visto che stiamo anche mangiando e c'è cibo in giro. Cerco quindi di capire cos'è...

io: "sembrava una farfalla"
coinquilino musicista: "non sembrava una vespa per la verità... ah no aspetta è un tafano!"
io : "mozzica?"
coinquilino musicista: "No, però secondo me una leccata te la da!"

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mercoledì 1 luglio 2009

Facebook è morto? Viva Facebook!

Una delle mie attività quotidiane oltre al controllo della posta è la visita a pochi selezionati blog, alcuni dei quali trovate su questa pagina, segnalati nella colonna laterale. Qualche giorno fa ho voluto fare un giro della blogosfera, andando a cercare vecchi blog che un tempo leggevo con piacere, il risultato è stato desolante: il 90% era aggiornato all’anno scorso. Le stesse persone, di alcuni lo so per certo, sono però attivissimi su Facebook, sommergendo gli amici con dettagliate cronache al minuto di quanto gli succede attorno. Insomma viene usato come un Twitter potenziato. Facebook, allo stato attuale, è per me una piattaforma per usare qualche giochino in Flash, comunicare con qualche amico di cui non ho la e-mail, aggiornarmi su eventi della mia città, guardare qualche foto dei viaggi o delle serate dei o con i miei amici. Non sostituisce il blog. In effetti mi rendo conto che coloro che usavano i blog semplicemente per postare qualche poesia o qualche canzone, trovano in Facebook una piattaforma migliore. Eppure mi sembra che il fenomeno, sempre in crescita stia rallentando. L'estate scorsa di questi tempi si parlava di Second Life come oggi si parla di Facebook: aziende o partiti politici che aprivano sedi, concerti on line, gente che cominciava a lavorare organizzando eventi. Conosco una ragazza che vendeva oggettistica virtuale su SL o organizzava sfilate di moda e guadagnava. Soldi veri. In effetti il sistema permetteva diverse possibilità di business che ancora non vedo su Facebook: la pubblicità contestuale non mi sembra un reale valore aggiunto come in altri siti costruiti per integrare e sfruttare gli annunci o la ricerca all'interno del sito ed anche la sola misurazione dell'efficacia di una campagna pubblicitaria è complicata; certo le applicazioni sono una via ma mi sembra che le più utilizzate siano giochi e personalmente non spendo dei soldi reali per comprare un vestito al mio animale in Pet Society. I tragici eventi seguenti alle elezioni in Iran hanno reso famoso alla massa Twitter, un social network in cui si può condividere con gli amici solo un messaggio di testo di 140 caratteri: un Facebook con soltanto lo stato, praticamente. Ha dalla sua però una struttura più elastica che permette la creazione di una moltitudine di applicazioni di terze parti che sfruttano Twitter come base dati. Anche Twitter (popolarissimo oltreoceano) genera appassionate discussioni sul modello di business di cui potrebbe essere protagonista. Vado sempre più convincendomi che in realtà non ci siano modelli di business applicabili ad un social network: il valore reale di un social network per me non è la condivisione delle informazioni con amici o potenziali amici, ma sono i gruppi (cluster) di persone con interessi condivisi che naturalmente vanno formandosi grazie alla condivisione di cui sopra. Una base di potenziali clienti interconnessi tra loro, magari che si conoscono che hanno più interessi in comune da potere usare per la promozione e vendita di beni altamente personalizzati. Che dunque il vero business sia vendere l'accesso al sistema alle aziende sviluppatrici di applicazioni o ad aziende interessate a conversare con i propri clienti?

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