domenica 31 agosto 2008

Mizar new web site



Mizar has a new web site: www.mizarchessengine.com

Read More...

sabato 30 agosto 2008

Curricùlum

in una estate così scialba da non meritare nemmeno un tormentone musicale, questa si candida come frase della stagione:

amica: "non devi pensare che siccome lei se ne è fatti diversi sia necessariamente brava, i tipi che si è portata a letto fanno curriculum, ma devi tenere conto di quanti poi hanno voluto riprovare!"

Read More...

giovedì 28 agosto 2008

Facili ironie


La situazione è seria e non è facile scherzarci su, parliamo di posti di lavoro perduti e gente che verrà licenziata o alla meglio messa in cassa integrazione, soprattutto nessuna ironia sulle qualità umane e professionali del manager in questione; però, quando ho sentito Brunetta dire che il grave, difficile ma non impossibile compito di gestire la parte cattiva della compagnia con i problemi, i debiti, le eccedenze di personale, le tecnologie, gli hub, spettava a Fantozzi, non ho potuto fare a meno di immaginare il manager in questione esclamare "come è umano lei!".

Read More...

lunedì 25 agosto 2008

Ei fu

In principio fu un Motorola Tacs, un piccolo mattoncino che nel lontano 1994 mi costò quanto un computer portatile. Dissi: "mai più 8 numeri in rubrica senza il nome".
Poi fu la volta di un GSM Philiphs Savy, un discreto cellulare, molto facile da usare, ma poco robusto. Dissi: "mai più Philips".
Poi fu la volta di un Motorola Elite, piccolo, leggerissimo, funzionale, ma dallo schermo delicatissimo. Dissi: "mai più telefoni a conchiglia".
Poi fu la volta, per un breve periodo, prestatomi da un amico, di un N-Gage. Ottimo telefono, ingombrante, ma molto funzionale, splendidi videogiochi e incredibile gestione della sim. Dissi: "mai più cellulari che non capisci come appoggiare all'orecchio".
Poi fu la volta di un Motorola E365. Buon telefono, ma pessimo T9, che da qualche giorno ha problemi di audio. Dico: "mai più Motorola, se comprano tutti Nokia un motivo ci sarà".

Non ho grandi pretese: vibracall, ampia rubrica, facilità di gestione dei numeri memorizzati in sim e in cellulare, possibilità di scaricare la rubrica su un pc, possibilità di usarlo come modem, buon t9 e possibilmente una radio incorporata.La TIM mi fa 60 euro di sconto su un Samsung SGH-i450 e ha tutto quello che cerco, ma ho appena scoperto che esiste un modello con una particolarità che ho sempre cercato e non pensavo esistesse: due sim nello stesso cellulare che funzionano all'unisono! Dico: "estic@zzi e ora che compro?"

Un tipo per cui devo fare un lavoro non retribuito e che non ho ancora completato mi chiama, ma non sento nulla, posso quindi inventare una scusa e rimandare l'incontro. Dico: "mi sa che il vecchio telefono non lo abbandono"!

Read More...

domenica 24 agosto 2008

Per non prendersi mai troppo sul serio...

...basta ricordarsi che, in fondo, la risposta alla Domanda Fondamentale sulla Vita, sull'Universo e Tutto quanto è che 6 * 9 = 42!

Read More...

sabato 23 agosto 2008

Volevo essere il demone di Laplace


Pensieri sparsi di mezza estate sulla vita, sulla casualità e sugli eventi a bassa probabilità.

Devo ricordarmi di limitare i post sulla statistica e sul calcolo della probabilità, sembro un invasato. Come se per giustificare o scegliere ogni mia azione usassi le statistiche. Peccato perché questi post sono tra i più letti. Non ci credete? Vi faccio vedere le statistiche!

A parte gli scherzi, una mia amica mi rimprovera di essere troppo razionale, troppo calcolatore. Non è così, almeno credo, sono guardingo questo si, perchè benchè sia un convinto sostenitore dell'essere artefici del proprio destino, so che non viviamo in un universo deterministico. Ovvio che mi piacerebbe essere come il demone di Laplace, ma so che è impossibile. Per questo mi stupisco di quanto poco la gente tenga in considerazione la probabilità.

In effetti il calcolo della probabilità è noioso, e pensare tutto nacque da un carteggio epistolare tra Pascal e Fermat a seguito di una domanda fatta a Pascal dal suo amico Antoine Gombaud, un nobile francese, per sapere se in un determinato gioco di dadi, avesse più probabilità di vincere il banco o il giocatore. Insomma la teoria della probabilità è il compagno fidato dei giocatori d’azzardo.

Certo il fatto che poi Pascal arrivò a dimostrare(!) che molto probabilmente non valeva la pena dedicarsi allo studio della matematica quanto piuttosto a Dio, non depone a favore dello studio della teoria delle probabilità. Avesse almeno parlato di donne...

Per la cronaca, nel gioco di cui sopra, le probabilità erano a favore del banco. Ecco se anche vi stufaste a leggere tutto il post, ricordate sempre: "Il banco vince sempre. Se giochi a lungo e non cambi mai la posta il banco ti frega … a meno che quando si presenta la mano giusta non scommetti il massimo e te lo porti via tu …il banco!" Come dice George Clooney a Brad Pitt in Ocean’s Eleven!

Uscito insieme con mio padre, incontriamo un suo vecchio amico che sapevo avere avuto gravi problemi di salute. Talmente gravi da costringerlo ad un trapianto. Mentre discutiamo noto che ha una sigaretta in mano. Dopo un caffè al bar gli offriamo un passaggio in macchina…
amico: “si, cinque minuti che prima mi fumo un'altra sigaretta!”
padre: “… ma tu fumi? Ma come? Dopo quello che hai avuto?”
amico: “Io sono vivo per caso. Tu non hai idea delle sequenze di casualità che si sono messe in moto quando mi sono ammalato. Per caso mi sono sentito male in ospedale, per caso il medico del pronto soccorso aveva diagnosticato una cosa simile pochi giorni prima e mi ha fatto gli esami giusti e ha iniziato la terapia adatta, per caso si trovava in quell’ospedale un altro famoso medico che mi ha operato e mi ha messo in lista per un trapianto, per caso sono balzato in testa alla classifica, per caso un ragazzo è morto in un incidente e aveva un organo compatibile con me e non con quelli davanti a me in lista. E potrei continuare. Insomma io sono un caso su un milione, forse anche di più. Si vede che non era la mia ora: sono diventato fatalista, se devo morire, morirò lo stesso che io fumi o no!”

Un amico dopo avere letto il post sulla legge dei grandi numeri e il lotto mi ha detto: “ho capito che tutta la storia dei numeri ritardatari è una bufala, ma non credo che tutti i numeri possano uscire con la stessa probabilità, per esempio su nessuna ruota uscirà mai 1, 2, 3, 4, 5!”. In effetti è vero, non credo che una serie di numeri consecutivi sia mai uscita, eppure matematicamente ha la stessa probabilità di uscire di una serie come 23, 3, 57, 44, 68 che ci appare molto più plausibile.

Il fatto è che quando ci chiediamo se potrà mai uscire la sequenza 1,2,3,4,5 non parliamo di probabilità, ma di casualità. In sostanza ci aspettiamo che la sequenza di numeri estratti su una ruota del lotto sia casuale, mentre la sequenza 1,2,3,4,5 è regolare (cioè è individuabile una legge che la genera). Nel lotto sappiamo che tutti i numeri hanno un’uguale probabilità di uscire, quindi l’istinto ci dice che i numeri si distribuiranno lungo tutto l’intervallo [1, 90] e che gli elementi successivi della sequenza saranno indipendenti tra loro. In effetti, non tutte le sequenze di numeri possono dirsi casuali, ci sono dei test appositi per stabilirlo.

Ad ogni modo la probabilità a volte non segue il senso comune, ci sono paradossi molto famosi, come quello di Monty Hall o dei due bambini o delle tre carte.

Le probabilità di fare 6 al superenalotto, giocando 6 numeri, sono di 1 a 622.614.630 cioè quasi lo 0,00000001%; eppure il 4 Maggio 2005 alcune persone hanno vinto, con un sistema, oltre 72.000.000 di euro. Il fatto che un evento sia a bassa probabilità non significa che sia impossibile a realizzarsi. Gli scienziati sostengono che le probabilità che un asteroide colpisca la Terra sia di 1 a 1.000.000 il che significa che nel corso dei sette milioni di anni durante i quali la nostra specie ha passeggiato su questi lidi, la Terra dovrebbe essere stata colpita non una, ma sette volte! Eppure siamo ancora qui. Quello che voglio dire a proposito degli eventi a scarsa probabilità non è che verremo tutti spazzati via da un asteroide, quanto che: la sfiga esiste!

Mettiamola così: esistono eventi con diverse probabilità, dalle più probabili alle meno probabili. Riguardo a queste ultime, se sono positive per noi le chiamiamo colpi di fortuna (per non essere scurrili) altrimenti diamo colpa alla sfortuna.

Durante quest'ultima settimana ho cercato di recuperare un po' di mare. Prima giornata nuvolosa, con gli amici che cominciano a scherzare: "arrivi tu e il sole va via". La mia autostima è forte si sa. Poi invasione di meduse, gli amici sghignazzano. Tocca ai divieti di balneazione, amici con le lacrime agli occhi. Tutto finito? Assolutamente no, ricordate: la sfiga esiste. Domenica pomeriggio ad un certo punto in spiaggia si diffonde una voce: le spiaggie di Mazara e Selinunte sono state colpire da uno tsunami. Non scherzo. Non so se sia stato un scherzo o una caso di follia collettiva, ma domenica pomeriggio migliaia di persone sono fuggite dalla spiaggia convinte che uno tsunami stesse per colpire e sommergere la costa meridionale della Sicilia. Ora il dubbio che fosse un abbaglio mi è venuto ("va bene che gli eventi a bassa probabilità accadono, ma qui si esagera..."); all'orizzonte non si vedeva nulla se non che un po di foschia, ma nel dubbio si è abbandonato la spiaggia. Il panico è stato talmente tanto che il Sindaco è stato costretto ad indire una conferenza stampa insieme alla capitaneria di porto in cui si assicurava che nulla era successo o stava per succedere.

Giorni dopo incontro un amico con cui si commenta l'accaduto
amico: "[...] figurati che avevo convinto mio zio a venire in spiaggia dopo vent'anni che non veniva!"
io: "si è spaventato..."
amico: "macchè! Ha detto che dopo vent'anni che non andava in spiaggia poteva venire pure l'onda anomala, ma lui non si spostava!"

La sfiga esiste. Dobbiamo arrenderci? Assolutamente no. Bisogna pensare come i giocatori di poker. Disse uno di loro: "Un giocatore d'azzardo, uno che scommette sui cavalli o su eventi sportivi, sui vari giochi del casinò o sulle gocce di pioggia che scorrono sui vetri, è una persona che punta su probabilità sfavorevoli. Un giocatore di poker se sa il fatto suo, è una persona che punta su probabilità favorevoli. Il primo è un romantico, il secondo un realista."

Il mio amico R., quello di "sparare e muoversi" per intendersi, mi insegnò i rudimenti del gioco e poi mi diede un consiglio: "Il segreto per vincere? Butta via le carte, butta via le carte e poi ancora butta via le carte. Ci sono dei piatti che sono tuoi di diritto, perchè le carte buone, statisticamente capitano a tutti. Le tue occasioni nessuno te le può togliere. Ma se vuoi vincere alla lunga, quello che devi fare e stare basso e risparmiare quando il piatto è dell'avversario: devi rispettare le sue carte e non dargli i tuoi soldi". Penso che si possa applicare alla vita.

Chi lo chiama carpe diem, chi non arrendersi, chi sparare e muoversi; forse la migliore definizione è quella data dal Guzzanti-Tremonti: "il cetriolo globale che gira: oggi colpisce me, domani te!"

Read More...

venerdì 22 agosto 2008

Mizar temporary web site


I've written a new version of Mizar's web site. Currently i have some problem with web host. I hope to upload new web site very soon, but in the meantime i've decided to open this temporary web site.

Read More...

sabato 9 agosto 2008

A onor del vero

Sono cominciate le olimpiadi, finalmente potrò godermi le gare di nuoto, l’atletica leggera, il badminton e soprattutto il beach volley femminile!

"Non sei normale: le katane??", "Hai scritto due post lunghissimi", praticamente tutti gli amici che leggono il blog si sono stupiti dei due post sulle katane; non ho avuto il coraggio di dirgli che mi sono limitato: non ho parlato ne degli spadaccini più famosi come Musashi Miyamoto, Kojirō Sasaki o Shusaku Chiba, ne dei colpi più letali come lo Tsubame Gaeshi o del "Libro dei Cinque Anelli"!

D’altra parte che ci crediate o meno i post più letti sono quelli di news e quelli di approfondimento, non facendo molti post di news, mi restano quelli di approfondimento.

Iniziano con il beach volley maschile, perché? Perchèèèè?

Estate piena di nulla. Niente concerti gratuiti, pochissimi concerti a pagamento validi, locali chiusi o che chiudono. Niente arene e cinema al centro chiusi, perché non organizzare delle rassegne cinematografiche a prezzi ridotti con i film dell’inverno? Sarà che non ci sono soldi, ma mi viene il sospetto che manchino anche le idee.

Mi devo ricredere. Bello il beach volley maschile: dieci ragazze che ballano in succinti costumi da bagno; peccato che i balletti siano inframmezzati da quattro nerboruti tipi sudaticci che giocano a pallavolo.

Un’amica mi raccontava il suo recentissimo colloquio di lavoro: dovrebbero rendere obbligatoria la lettura della "Capanna dello zio Tom", la schiavitù è stata abolita!

causa presenza di amici turisti, un’amica è stata "costretta" a tirare molto tardi la sera e alzarsi presto la mattina per andare a lavoro
io: "dura da una settimana questa storia, ma come fai? Io non riuscirei a connettere…"
amica: "connettere cosa?"
io: "…"

A onor del vero, l’amica di cui sopra, tiene a sottolineare che, in quel momento, stava scherzando.

A onor del vero, mentre lo diceva, oscillava vistosamente.

Mediaset farà causa a Youtube per furto di video, mi aspetto che Youtube faccia causa a Studio Aperto che spaccia i video per notizie!

La notte di San Lorenzo è quella tra il 9 e il 10 o quella tra il 10 e l'11?

Read More...

giovedì 7 agosto 2008

Masamune Okazaki, Sengo Muramasa e la leggendaria spada Kusanagi

In Giappone i maestri spadai costituivano un mondo proprio, un universo al quale molti nobili avrebbero voluto appartenere. Pensate che l’imperatore Go-Toba, appassionato studioso, nel 1208 chiamò a corte i più famosi spadai del tempo, uno per ogni mese dell’anno, assegnò loro un titolo nobiliare, chiedendo in cambio di rivelargli i propri segreti; dodici mastri per dodici spade: le Kiku-ichimonji. All’arte dei forgiatori era riconosciuta un’alta valenza spirituale, le apprezzatissime lame dovevano possedere insieme le qualità estetiche e l’efficacia in combattimento, così da suscitare nell’osservatore sensazioni di potenza e insieme di bellezza, meraviglia e terrore. La fabbricazione della lama per una katana era ed è considerata un’operazione sacra. Il maestro spadaio sceglie con cura il giorno propizio per iniziare l’opera, nei periodi precedenti la forgia segue un rituale di purificazione del corpo e dello spirito, e per l’esecuzione indossa una veste sacerdotale di colore bianco e un copricapo in lacca di color nero, inoltre allontana gli spiriti maligni chiudendo la porta d’ingresso alla fucina con una corda di paglia di riso (Shimenawa). Insomma la figura dello spadaio incarnava in se le figure di filosofo, scienziato, alchimista e artista. Il loro saper essere multidisciplinari, la capacità di fornire valore aggiunto alle proprie opere, un valore che trascende anche dalla materialità dell'oggetto, li rende ai miei occhi figure interessanti e moderne. Sono esistiti tanti grandissimi spadai, ma su tutti spiccano le figure di Masamune Okazaki e Sengo Muramasa.

La figura di Masamune è circondata da un’aura quasi leggendaria, non abbiamo notizie certe sulla sua vita, ma si suppone che visse tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo. Masamune è considerato il più grande fabbricante di katane di tutti i tempi, anzi il maestro spadaio per antonomasia. Tutt’oggi esiste un premio per i fabbricanti di katane che porta il suo nome. Le spade di Masamune sono considerata di qualità superiore e particolarmente belle, soprattutto considerando che nel periodo in cui forgiava il ferro che utilizzava era spesso impuro. Le spade firmate sono purtroppo pochissime, la maggior parte gli sono attribuite tramite il parere di esperti, ma la storia giapponese è piana di personaggi famosi che ne hanno brandita una, da Oda Nobunaga a Ieyasu Tokugawa a Hideyoshi Toyotomi (tre le più importanti figure storiche del Giappone) e ogni spada ha una storia curiosa. Su tutte spicca quella della Honjo Masamune. Considerata una delle migliori spade mai costruite ha rappresentato per lungo tempo durante l’era Tokugawa il potere dello Shogunato e veniva tramandata da uno Shogun al successivo. L’ultimo possessore conosciuto fu Iemasa Tokugawa che alla fine della seconda guerra mondiale, nel Dicembre del 1945, la consegnò insieme ad altre 14 spade alla polizia di Mejiro. La polizia le consegnò al sergente Coldy Bimore del 7° Cavalleggeri, da allora non si hanno più notizie.
Abbiamo già detto che un altro famoso maestro spadaio fu Sengo Muramasa, ma sarebbe stato meglio dire famigerato. Considerato a torto un discepolo di Masamune, visse in realtà un paio di secoli dopo, nel XVI secolo. Descritto come un uomo violento e vicino alla follia, era ritenuto capace di trasmettere nelle proprie spade la sua malvagità. Inutile dire che le “diaboliche” spade di Muramasa hanno dato vita a leggende e racconti e giocano un ruolo di primo piano nella letteratura giapponese. Le sue spade ritenute demoniache e assetate di sangue sono infatti spesso confrontate con quelle di Muramasa. Molto nota una leggenda che non ha alcun fondamento storico: Muramasa sfida Masamune per scoprire chi dei due è in grado di forgiare la spada migliore; entrambi crearono due spade magnifiche e decisero di metterle alla prova, le due spade sarebbero stato appese a una sporgenza sopra un fiume, con la punta della lama immersa nell'acqua. La spada di Muramasa, la Juuchi Fuyu (: “diecimila inverni”) tagliò ogni cosa che la corrente trascinava (pesci, foglie, persino il vento), la spada di Masamune, invece, la Yawaraka-Te (: “mano delicata”) non fendé nulla: i pesci e le foglie passavano, e il vento soffiava dolcemente sulla sua lama. Muramasa schernì Masamune per la sua scarsa abilità, un monaco, che aveva osservato tutta la sfida, si avvicinò e parlò ai due: "La prima spada è senza dubbio una spada tagliente, ma è portatrice di sangue, una spada malvagia che non fa differenza fra ciò che taglia. Può essere buona per tagliare farfalle così come teste. La seconda è notevolmente più tagliente delle due, e non taglia senza motivo ciò che è innocente". In realtà la triste fama che aleggia attorno alle spade di Muramasa è dovuta, molto probabilmente a Ieyasu Tokugawa (l’uomo che unificò il Giappone agli inizi del XVII secolo) noto per essere molto superstizioso. Avendo perso molti uomini, parenti ed essendo stato lui stesso ferito da spade di Muramasa proibì ai propri samurai di indossare e usare spade di Muramasa.
Se ancora non fosse chiaro per capire quanto importante sia il ruolo della katana nella cultura giapponese, basta citare la leggendaria spada Kusanagi-no-tsurugi (: l’esatto significato della parola è tutt’ora oggetto di discussione). Questa spada è paragonabile alla Excalibur di re Artù, anche se, contrariamente a questa, sembra che esista davvero. La Kusanagi forma infatti , insieme allo Yasakani no Magatama e allo specchio Yata no kagami, le insegne imperiali del giappone: il tesoro sacro nazionale che è usato durante la cerimonia di insediamento del nuovo imperatore, ma che non è visibile a nessuno al di fuori dell’imperatore stesso e di determinati sacerdoti. Le origini della spada sono avvolte dal mito. E’ scritto nel Kojiki (il più antico manoscritto giapponese) che il dio del mare e delle tempeste Susanoo incontrò nella regione di Izumo una famiglia disperata: i genitori avevano perso sette figlie sacrificate al malvagio mostro Yamata no Orochi, che richiedeva vergini in sacrificio in cambio della promessa di non devastare la provincia, e adesso rischiavano di perdere anche Kushinada, ultima esponente della loro famiglia. Invaghitosi della giovane, a causa della sua bellezza così delicata e della sua eleganza, Susanoo ideò un piano per sconfiggere il mostro, in cambio della possibilità di sposarla: trasformata Kushinada in un pettine, ordinò che fossero raccolti otto barili di sake, da disporre di fronte alla casa della ragazza, dove Yamata no Orochi sarebbe giunto per reclamare la vergine. Mentre Susanoo si nascondeva in una vicina foresta, Yamata no Orochi giunse di fronte alla casa di Kushinada, e qui trovò gli otto barili di sake e non poté far a meno di ubriacarsi, finché ogni testa cadde addormentata. Solo quando tutte le teste del mostro scivolarono in un sonno profondo, Susanoo abbandonò il suo nascondiglio e le recise, uccidendo il drago leggendario. Susanoo dopo aver tagliato le otto teste, iniziò a recidere le code del mostro, ma quando giunse all'ottava coda, la sua spada impattò contro qualcosa di molto resistente. Fu così che Susanoo trovò la spada Ame no Murakumo (in seguito chiamata Kusanagi) nella coda maggiore del Drago. Generazioni dopo, nel regno del dodicesimo imperatore, l'imperatore Keiko, la spada passò nelle mani del grande guerriero Yamato Takeru, come dono della zia, la principessa Yamato, Vergine del Tempio di Ise, per proteggere il nipote dai pericoli che il giovane avrebbe dovuto affrontare durante una spedizione contro gli Ainu. Yamato Takeru cadde in un'imboscata in un pascolo, durante una spedizione di caccia, organizzata da un perfido Signore della Guerra. Costui, utilizzando delle frecce infuocate, intrappolò l'eroe in un cerchio di fuoco e nel frattempo uccise il suo cavallo per impedirgli la fuga. Disperato, Yamato Takeru cercò di usare la spada per impedire alle lingue di fuoco di raggiungerlo e con grande stupore scoprì come l'arma avesse il controllo sul vento. Questa magia gli permise di crearsi un varco fra le fiamme, salvandogli la vita. Da allora, Yamato Takeru chiamò la spada Kusanagi, che letteralmente vuol dire Spada Falciatrice d'Erba. Oltre Kojiki, un altro importante testo che menziona la spada è il Nihonshoki. A differenza del primo, quest'ultimo testo non contiene soltanto storie mitologiche, ma anche registra alcuni eventi contemporanei o comunque vicini alla sua stesura. Questi passi sono considerati molto importanti da un punto di vista storico ed è qui che troviamo le prime tracce effettive della spada. Secondo quanto vi è registrato, essa fu rimossa dal palazzo imperiale nel 688 e fu trasferita al Tempio di Atsuta. Secondo altre storie costruite intorno alla spada, il decimo imperatore del Giappone, l'imperatore Sujin, ordinò che fosse forgiata una replica di Ame no Murakumo. Questa informazione, tuttavia, divenne di dominio pubblico solo quando si seppe che la spada era stata rubata, sebbene secondo alcune voci fu la sua copia a cadere nelle mani dei ladri. Va inoltre sottolineato come l'imperatore Sujin sia ritenuto spesso una figura leggendaria a causa dell'incapacità degli storici nell'inserirlo in un contesto storico ben preciso. Un'altra storia racconta che la spada fu nuovamente rubata nel sesto secolo, da un monaco cinese. Ma la nave dove costui viaggiava, presumibilmente, affondò permettendo alla spada di giungere presso Ise, dove fu recuperata dai monaci shintoisti. Sebbene sia impossibile provarlo, visto il fatto che non è accessibile al pubblico, la Spada sembra sia veramente conservata presso il tempio di Atsuta, infatti vi è una testimonianza, risalente al Periodo Edo, secondo la quale un sacerdote shintoista l'avrebbe vista e descritta. In base alle sue parole, la spada Kusanagi sarebbe lunga circa 84 cm, modellata come un calamo, forgiata in un metallo bianco e ben mantenuta.

Per maggiori approfondimenti: Associazione Italiana per la Spada Giapponese

Read More...

martedì 5 agosto 2008

L'arte della forgiatura delle katane


Mi annoio facilmente. Sarà per questo che non ho un passatempo che perseguo con costanza. Vivo di passioni fiammanti che ciclicamente scemano e riaffiorano. Sono un tipo curioso e mi piace leggere: ecco perché a volte se c’è un argomento che mi incuriosisce mi ci dedico con interesse. Per esempio mi hanno sempre appassionato i miti e le leggende, ma per formazione culturale mi ha sempre incuriosito cercare di capire quale realtà storica celassero o cercassero di trasmettere. Ho già scritto sui segreti delle cattedrali gotiche, legati, molto probabilmente, ai segreti costruttivi che le varie corporazioni si tramandavano (non è un caso che le logge massoniche che si ispirano alle corporazioni medioevali, contemplino riti e segni segreti); in maniera analoga numerose leggende sono sorte attorno alle armi, in particolare le spade, e alla loro fabbricazione.

Premetto che non sono un guerrafondaio ne un patito di armi, ma le armi da taglio, le spade, mi sono sempre piaciute. Non amo i fucili e non ho un porto d’armi, ne amo le simulazioni di guerra, ma le spade si. Non siate maliziosi, non credo che sia per il simbolo fallico che rappresentano, penso che sia il testosterone: quella misteriosa sostanza che fa si che un uomo colga immediatamente l’essenza della regola del fuorigioco nel calcio. Più che la spada in sé, per la verità mi ha sempre affascinato la tecnica di costruzione e, come detto prima, le leggende che aleggiano su questi oggetti. Tra tutte le tipologie di spade quella che mi ha sempre colpito è la spada lunga giapponese: la katana. La quantità di leggende che aleggiano attorno le katane sono incredibili: katane maledette, katane con poteri sovrannaturali, forgiatori di spade affilatissime e samurai straordinari. Chiunque abbia visto un film ambientato nel medioevo giapponese (altra mia passione, ma questa è un’altra storia) o “L’ultimo samurai” o una puntata di Lupin ha sicuramente visto i protagonisti sfoggiare spade o katane luccicanti e indistruttibili: pensavo fossero delle bufale, non ritenevo che le tecniche metallurgiche potessero essere così raffinate, invece mi sbagliavo. La katana in particolare ha raggiunto nel corso dei secoli, vette talmente alte di perfezione da diventare quasi un oggetto d’arte più che un arma. La parola katana, nella lingua giapponese, può assumere due significati: può riferirsi in senso lato all’insieme delle spade e armi da taglio giapponesi o più rigorosamente ad un tipo di spada a taglio singolo (affilata da un lato solo) e lama curva (uchigatana). Le katane, come tutte le spade, erano e sono in acciaio. Una precisazione, se pensate che l’acciaio sia un materiale recentissimo vi sbagliate: l’acciaio è una lega di ferro e carbonio, utilizzatissima oggigiorno, ma conosciuta da sempre; il ferro puro in natura non esiste, è sempre “drogato” da una certa quantità di carbonio, per cui quello che si trova in natura è proprio acciaio! Il problema dello spadaio, da secoli, è sempre stato lo stesso: come ottenere un materiale abbastanza duro da penetrare scudi, corazze e ossa (!), ma allo stesso tempo elastico per non spezzarsi in seguito all’urto con un’altra spada. Nel linguaggio comune usiamo i termini duro e fragile come se fossero opposti, per la verità non è così. Un materiale duro è un materiale che resiste alla sua perforazione, il contrario di duro non è fragile, ma morbido. Un materiale fragile è invece un materiale che, sottoposto ad uno sforzo che superi il carico di rottura del materiale stesso, si rompe senza deformarsi contrariamente ad un materiale elastico. Il vetro è un materiale estremamente duro, può essere tagliato solo con lame diamantate, ma è estremamente fragile. La gomma è un materiale molto morbido e può essere sottoposto a forti deformazioni prima di rompersi, ma basta una punta acuminata per perforarlo. Il ferro di per sé è molto morbido, il carbonio aggiunge rigidità; giocando sulla percentuale di carbonio presente possiamo avere diversi tipi di acciaio con differenti caratteristiche di rigidità (ecco perché l’acciaio è un materiale straordinario).

La katana è ottenuta alternando strati di ferro acciaioso, con percentuali variabili di carbonio. L'alternanza di strati di acciaio dolce e acciaio duro le conferisce la massima resistenza e flessibilità. L’acciaio di partenza per le fabbricazioni delle katane prende il nome di tamagahane (: acciaio gioiello), un acciaio molto duro e fragile con un contenuto di carbonio pari all’1%. Il blocco d’acciaio viene sottoposto a forgiatura per regolare la quantità di carbonio: riscaldato al calor rosso, battuto con il martello e ripiegato per poi essere nuovamente riscaldato e ribattuto. Ad ogni successiva piegatura, il tenore di carbonio nella lega diminuisce impercettibilmente. La ripiegatura e battitura ha anche un altro scopo: le molecole di ferro e carbonio non sono uniformemente distribuite, questo processo le ordina e le dirige e se effettuato da uno spadaio sapiente può anche “disegnare” delle precise linee di forza. L’acciaio così ripiegato tra le 13 e le 18 volte scende ad un tenore di carbonio tra lo 0,5% e lo 0,6%, molto duro, ma non fragile e prendendo il nome di kawagane (: acciaio della pelle). Da un blocco di acciaio con meno carbonio, martellato e ripiegato almeno dieci volte si ricava lo shingane (: acciaio cuore), estremamente elastico a causa della percentuale di carbonio vicina allo 0,2%. L’acciaio più morbido viene usato come anima della spada e rivestito dall’acciaio più duro: la parte più esterna serve a penetrare i materiali più duri, l’anima, più elastica, serve a impedire che la spada si spezzi in seguito all’urto. Il più semplice degli stili di costruzione prevede infatti un’anima di shingane inserita in una lamina di kawagane modellata ad U. Esistono tuttavia stili più complessi, in cui si usano anche più tipi di acciaio in funzione della posizione nella spada, si dice che Masamune (leggendario spadaio) ne usasse fino a sette tipi diversi, ma il principio era sempre quello: filo (cioè parte tagliente) e lati di un acciaio più duro, interno e dorso di un acciaio più elastico. Dopo un’ulteriore forgiatura finale che serve a congiungere i diversi tipi di acciaio in un unico blocco indivisibile, si passa alla tempratura. La lama viene ricoperta di argilla in maniera diversa tra il dorso e il filo, quindi viene riscaldata al calor rosso e raffreddata velocemente immergendola in acqua fredda; l’argilla è un isolante termico, il fatto che sia disposto in quantità differenti sul dorso e sul filo fa si che le diverse parti della lama si riscaldino e raffreddino a velocità differenti, come conseguenza di ciò avremo un dorso più morbido e un filo molto più duro ed espansioni e contrazioni nella lama che acquisterà la caratteristica curvatura. Prima della tempratura lo spadaio traccia sull’argilla una linea, più o meno elaborata, con un bastoncino sui lati della lama, parallelamente al filo. Dopo la tempratura viene applicata sulla lama una soluzione acida e, se il processo ha funzionato la linea diventa visibile con una variazione di colore nell’acciaio. Questa linea di tempra prende il nome di hamon, la forma dell’hamon costituisce un segno identificativo, per un occhio esperto, dell'epoca della lama e dell'autore. Infine la lama viene polita e affilata (lavoro lungo, complesso e meticoloso) tramite l’utilizzo di diversi tipi di pietre abrasive di grana via via sempre più fine. Dopodiché il codolo della lama viene racchiuso in un codolo di legno che ne costituisce l’impugnatura e rivestito della pelle ruvida e scagliosa del Rhinobatos (un pesce simile alle razze). Alla base della lama, sopra il codolo viene incastrato un elemento metallico che serve sia per bloccare la spada nel fodero sia da elsa chiamato tsuba. A completare il tutto c’è il fodero: questo e gli elementi metalli accessori come lo tsuba offrono infinite possibilità decorative agli artigiani, tanto che la costruzione dei foderi era considerato un lavoro a parte e affidata ad artigiani specializzati differenti dagli spadai.

I primi forgiatori di spada giapponesi erano monaci buddhisti Tendai o monaci di montagna guerrieri chiamati Yamabushi. Avevano conoscenza vastissime per la loro epoca e il luogo in cui vivevano: erano alchimisti, poeti, letterati, invincibili combattenti e forgiatori di lama. Per loro la costruzione di una lama costituiva una vera e propria pratica ascetica. Erano talmente temuti che venivano considerati fantasmi e nessuno osava disturbarli. Ancora oggi la tecnica della lavorazione e l’abilità del costruttore sono gli ingredienti fondamentali di un’arte che continua a produrre lame uniche al mondo e di ineguagliabile bellezza. Più che dalla scelta dei materiali che le compongono, la loro superiorità è determinata dall’abilità e dalla personalità del fabbro, veri fattori decisivi nella scelta tra le innumerevoli variabili per lo più non misurabili con strumenti scientifici: la qualità dell’acciaio, la tempra del fuoco, i tempi di cottura e di raffreddamento, modalità e quantità di ripiegature, intensità e ritmo delle martellature, gradualità nella modellazione del materiale, temperatura dell’acqua per la tempra, scelta del clima e del momento adatto. Per questo fin dal Giappone antico, si ritiene che una katana racchiuda in sé lo spirito stesso del maestro che l'ha forgiata. Due maestri spadai leggendari furono Masamune Okazaki e Sengo Muramasa. Approfondiremo il discorso sui due spadai nel prossimo post.

Read More...

Related Posts with Thumbnails