mercoledì 1 luglio 2009

Facebook è morto? Viva Facebook!

Una delle mie attività quotidiane oltre al controllo della posta è la visita a pochi selezionati blog, alcuni dei quali trovate su questa pagina, segnalati nella colonna laterale. Qualche giorno fa ho voluto fare un giro della blogosfera, andando a cercare vecchi blog che un tempo leggevo con piacere, il risultato è stato desolante: il 90% era aggiornato all’anno scorso. Le stesse persone, di alcuni lo so per certo, sono però attivissimi su Facebook, sommergendo gli amici con dettagliate cronache al minuto di quanto gli succede attorno. Insomma viene usato come un Twitter potenziato. Facebook, allo stato attuale, è per me una piattaforma per usare qualche giochino in Flash, comunicare con qualche amico di cui non ho la e-mail, aggiornarmi su eventi della mia città, guardare qualche foto dei viaggi o delle serate dei o con i miei amici. Non sostituisce il blog. In effetti mi rendo conto che coloro che usavano i blog semplicemente per postare qualche poesia o qualche canzone, trovano in Facebook una piattaforma migliore. Eppure mi sembra che il fenomeno, sempre in crescita stia rallentando. L'estate scorsa di questi tempi si parlava di Second Life come oggi si parla di Facebook: aziende o partiti politici che aprivano sedi, concerti on line, gente che cominciava a lavorare organizzando eventi. Conosco una ragazza che vendeva oggettistica virtuale su SL o organizzava sfilate di moda e guadagnava. Soldi veri. In effetti il sistema permetteva diverse possibilità di business che ancora non vedo su Facebook: la pubblicità contestuale non mi sembra un reale valore aggiunto come in altri siti costruiti per integrare e sfruttare gli annunci o la ricerca all'interno del sito ed anche la sola misurazione dell'efficacia di una campagna pubblicitaria è complicata; certo le applicazioni sono una via ma mi sembra che le più utilizzate siano giochi e personalmente non spendo dei soldi reali per comprare un vestito al mio animale in Pet Society. I tragici eventi seguenti alle elezioni in Iran hanno reso famoso alla massa Twitter, un social network in cui si può condividere con gli amici solo un messaggio di testo di 140 caratteri: un Facebook con soltanto lo stato, praticamente. Ha dalla sua però una struttura più elastica che permette la creazione di una moltitudine di applicazioni di terze parti che sfruttano Twitter come base dati. Anche Twitter (popolarissimo oltreoceano) genera appassionate discussioni sul modello di business di cui potrebbe essere protagonista. Vado sempre più convincendomi che in realtà non ci siano modelli di business applicabili ad un social network: il valore reale di un social network per me non è la condivisione delle informazioni con amici o potenziali amici, ma sono i gruppi (cluster) di persone con interessi condivisi che naturalmente vanno formandosi grazie alla condivisione di cui sopra. Una base di potenziali clienti interconnessi tra loro, magari che si conoscono che hanno più interessi in comune da potere usare per la promozione e vendita di beni altamente personalizzati. Che dunque il vero business sia vendere l'accesso al sistema alle aziende sviluppatrici di applicazioni o ad aziende interessate a conversare con i propri clienti?

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