mercoledì 6 giugno 2007

Flavia Sparacino: quando il sole siciliano splende a Boston

Qualche giorno fa, Microsoft ha presentato al grande pubblico Microsoft Surface, un computer che può essere utilizzato con le sole dita oppure con la voce e in grado di interagire con diversi oggetti esterni; il display del Surface infatti è in grado di interagire con oggetti esterni quali un telefonino che se avvicinato a una scheda ricaricabile, visualizzata sul display, ne permette l'acquisto (in rete su apposito sito abilitato), una macchina fotografica che poggiata al display fa fuoriuscire le foto contenute nella sua memoria oppure una bottiglia di vino che posizionata sullo schermo permette la visualizzazione delle informazioni organolettiche, della storia e dei consigli per la sua consumazione. Insomma sembra di essere nel futuro cinematografico di "Minority Report". Venuto a conoscenza della notizia mi sono immediatamente ricordato di Flavia Sparacino, palermitana, ingegnere elettronico, allieva prediletta del guru della comunicazione digitale Nicholas Negroponte, da sei anni ricercatrice al Media Lab, il laboratorio di ricerca multimediale del Mit dove ogni invenzione è possibile nell'universo del chip. Anni fa, partecipai (con scarso esito, sigh) ad un concorso dedicato al "Museo Virtuale", cercando in rete ebbi modo di leggere un suo articolo e, in cerca di aiuto, le scrissi una mail nel mio pregevole "Italish".Gentilissima, mi rispose in Italiano, dandomi delle dritte, alcune referenze bibliografiche e l'indirizzo e-mail di un suo collega ricercatore che proprio di questo si occupava. Nella mia beata ignoranza le scrissi un'altra mail di ringraziamento dicendole anche qualcosa del tipo "ah, ma sei Italiana, mi raccomando fatti valere"... In seguito ebbi modo di leggere diverse volte su di lei e il suo lavoro. Flavia (la chiamo così, spero, se mai leggerà queste pagine, che non se la prenderà) si occupa di "Architettura Intelligente";
usando le sue stesse parole significa: "dotare gli spazi in cui viviamo di sensori, di occhi, di orecchie…Si tratta di una architettura che, superando la bipartizione tra bit ed atomo, è in grado di sostenere e facilitare il rapporto che quotidianamente abbiamo con il mondo dell’informazione". Fulcro della ricerca sull’interazione con i nuovi “ambienti aumentati” è la tecnica del body tracking, che pur essendo meno preciso del motion capture consente una interazione uomo-macchina più naturale in completa assenza dei marcatori che caratterizzano il sistema di mappatura del corpo che ha riscosso tanto successo nel cinema, nel teatro, nella danza…
Accanto alla ricerca sul body tracking Flavia ha condotto anche quella di object tracking: la tecnica che consente di interagire con sistemi informativi mediante la selezione ed il movimento di oggetti disposti nell’ambiente e che ha riscosso e sta riscuotendo grande interesse soprattutto da parte di chi è coinvolto nella realizzazione delle installazioni museali. Fantascienza? No, pensate che per delineare l'America del 2054 il regista Steven Spielberg aveva consultato il Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, che dall'inizio degli anni Novanta studiava la progettazione di software e schermi interattivi in grado di riconoscere e interpretare i movimenti del corpo. C'era anche lei nel gruppo di ricerca del Mit contattato da Spielberg!!
Attualmente sta lavorando "a un grosso progetto per la realizzazione del nuovo museo di storia ebraica americana di Philadelphia. I lavori dovrebbero concludersi nel 2010. L'obiettivo è quello di ricostruire le città americane all'arrivo degli ebrei. Un museo tradizionale esporrebbe documenti, fotografie. Noi abbiamo intenzione di ricreare ambientazioni storiche con false prospettive. Le sezioni del museo saranno simili a corridoi che rappresentano le strade delle città, abitate da personaggi virtuali. Non appena il visitatore attraverserà i vari ambienti, i sensori si attiveranno e gli attori mediali saranno in grado di vederlo e di reagire. La fioraia potrà offrire un fiore. Una carrozza devierà il suo percorso. Un altro personaggio interromperà il suo lavoro. Come un set cinematografico interattivo, che utilizza tecnologie simili a quella dei videogiochi. Un progetto del genere è molto costoso. Non tutti i musei possono permettersi un'installazione così complessa. Una forma più semplice di immersive cinema è quella che sto realizzando per il museo della città di Lugo in Galizia. Il museo sarà una macchina del tempo, una sorta di set teatrale con diversi attori mediali, che racconteranno la storia di Lugo dai romani fino a oggi". Per un viaggio nel futuro visitate il suo sito personale, ne vale la pena; qui, invece, una sua recente intervista.

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