mercoledì 25 luglio 2007

Hotel Vagiaina?

Giornata pesante ieri, ma conclusasi in crescendo: dopo essere uscito di casa alle otto del mattino vi sono ritornato alle sei e mezza del pomeriggio. Il caldo umido asfissiante non dava tregua; guardo dentro al frigorifero: "che si mangia stasera?", la domanda mi ritorna indietro riecheggiando; ho dimenticato di fare la spesa e ho solo due litri di "Multivitamix", di cui sono ormai dipendente. Certo ci sarebbero dei wrustel che mi guardano e mi chiedono "mangiaci". Vero è che non avevo pranzato, ma mangiare qualcosa che mi parla non è bene. Vedo boccheggiante il mio coinquilino catanese violinista che mi dice:"non riesco nemmeno a provare, mi si incolla il violino sulla pelle...usciamo? C'è quel mio amico direttore d'orchestra, il milanese, l'hai conosciuto! E' solo: lo facciamo svagare". Dopo una tonificante doccia dalla quale esco più sudato di prima, usciamo, passiamo dall'albergo in cui alloggia il maestro e andiamo. Certo, ma dove? Propongo un po' di carne: ristorante la Traviata, è vicino, si mangia degnamente e non è costosissimo. Avevo conosciuto il maestro in un precedente concerto del mio amico a cui ero stato invitato. Si rivela simpaticissimo. Sposato con una violinista e da poco papà, mi rivela quanto sia difficile per due musicisti come loro avere una "vita normale". Essendo lui e la moglie legati alle tournè temporanee vivono la maggior parte del loro tempo separati.
maestro:"Certo se lei non fosse una musicista non capirebbe le nostre necessità. Ad ogni modo per una donna è dura. Per avere il bambino ha dovuto forzatamente fermarsi per 1 anno: sono cose che si pagano, dal punto di vista professionale. Il bimbo ha la febbre, ma io sono dovuto venire per forza qui, perchè dopo questo concerto è molto probabile che mi propongano una turnee in Gran Bretagna e Francia e potrei portarmi mia moglie in modo da farla rientrare nel giro. Francamente vorrei essere a casa, ma grazie per portarmi con voi: non sapete quanto è triste cenare da soli in camera d'albergo".
Arrivati al ristorante ordiniamo degli antipasti (brick e panelle) io un piatto di kebap, il maestro del filetto ai ferri e il mio amico...
amico:"una palermitana!"
io:"che è una palermitana?"
amico:"carne"
amico (rivolgendosi al proprietario):"una palermitana!"
proprietario:"bionda o bruna? In ogni caso chi te lo fa fare, non sposarti!"
in seguito alle nostre risate scoprimmo che la palermitana è un modo (catanese immagino) per chiamare il filetto panato arrostito. Complici il vino e la chiacchiera la cena si rivela veramente divertente e vengo anche a sapere che le orchestre sinfoniche sono dei veri e propri...
maestro:"...Troiai! Sono dei troiai! Non hai idea di quello si vede: uomini sposati e con prole che sbavano dietro a giovani violiniste, arpiste stagionate anch'esse con prole che cornificano il marito con chiunque ci sia a disposizione..."
amico:"per non parlare poi dei dopo concerti..."
maestro:"uuu! Credimi dopo un concerto si va sempre tutti a mangiare insieme e spesso e volentieri si aggregano amici, ma soprattutto le "dame" che organizzano questi eventi di beneficienza: se non avessi autocontrollo e non fossi così innamorato di mia moglie finire a letto ogni sera con una diversa non sarebbe difficile!"
Seguono una serie smisurata di aneddoti di tresche su personaggi famosi che farebbe invidia ad una trama di soap e sulle quali opportunamente glisso. Finita la cena decidiamo di sgranchirchi un po' le gambe e ci avviamo a piedi verso il foro italico alla ricerca di un pub aperto e di refrigerio. Arrivati di fronte al Loggiato di San Bartolomeo...
maestro:"certo le strade sono buie..."
amico:"Smettila! E dove credi di essere; siamo in tre che ci può succedere di male?"
io:"incontrare quattro culturisti gay?"
Neanche ho finito di parlare che una macchina ci taglia la strada e ci blocca: una coppia ci chiede informazioni...
uomo:"Escuse me Hotel Vagiaina?"
io:"Hotel non lo so, ma se vai vicoli vicoli di Vagiaine a pagamento quante ne vuoi..."
uomo:"Hotel Vagiaina?"
io:"che è una Candid Camera?"
il tipo guarda la donna al suo fianco
donna al suo fianco:"Hotel Ragiaina!"
Mi danno una mappa e mi indicano l'hotel REGINA. Diamo le informazioni e gli disegnamo la strada sulla mappa. Non smettiamo di ridere e sfruttando l'accento british del maestro e il mio Italish aspettiamo al varco tutte le persone che passano chiedendo dove si trova l'hotel Vagiaina! Per concludere degnamente la serata ci fermiamo in una gelateria sorseggiando acqua tonica con granita tentando improbabili approcci con le ragazze del tavolo vicino al grido di "Uer is Hotel Vagiaina?" e dopo aver rivelato lo scherzo ci facciamo perdonare offrendoci di pagare il loro conto. Riaccompagnamo il maestro in albergo che ci ringrazia per la bella serata. Molte donne sono orgogliose delle "irresistibili uscite tra amiche", francamente non è che si possa dire dire lo stesso di quelli tra uomini, ma ieri sera mi sono veramente rilassato: sarà che il nostro primo pensiero non era tampinare il primo essere femminile che si vede?

Read More...

venerdì 20 luglio 2007

Soddisfazioni

Ore 10.00 del mattino, arriva un sms sul mio cellulare: "Ha telefonato la libreria: è arrivato il nuovo romanzo di Harry Potter".
Contento e un po' invasato mando un messaggio ad un'amica
io:"E' arrivato il libro di Harry Potter: ci pensi, considerando che sarà in vendita in tutto il mondo a partire da stanotte, sarò uno dei primi uomini al mondo a potere leggere una copia legale del libro! Sono soddisfazioni!"
l'amica mi risponde
amica:"direi...Estic@zzi!"
All'ora di pranzo passo di corsa dalla libreria grondante di sudore come una iguana a Singapore
io:"Avete chiamato, so che è arrivato l'ultimo romanzo di Harry Potter"
impiegata:"Ah... si... senta mi spiace, ma subito dopo che l'abbiamo contattata abbiamo ricevuto numerose telefonate dalla sede centrale e dalla casa editrice: insomma non possiamo venderlo prima di domani; si figuri non solo non possiamo metterlo in vetrina, ma non dovremmo dire nemmeno che l'abbiamo... rischiamo punizioni e multe severissime, per carità!"
io:"Va bene, capisco...ma stasera siete aperti?"
impiegata:"Come?"
io:"Beh so che molte librerie in tutta Italia stanno organizzando numerose manifestazioni per stanotte, ad esempio in quasi tutte le Feltrinelli, voi nulla? Il libro può essere messo in vendita a partire dall'una di stanotte..."
impiegata:"Sta scherzando?"
io:"Mi guardi: ho la faccia di uno che scherza?"
la signora si intimorisce un po', devo avere un'aspetto truce
impiegata:"mi spiace davvero, non posso venderglielo; sa che le dico? Glielo faccio vedere e glielo faccio sfogliare..."
prende il libro e lo sfogliamo tra la curiosità degli altri clienti
impiegata:"Lo sa? Potremmo dire di essere tra le prime persone che leggono legalmente questo libro, soddisfatto?"
io:"Estic@zzi! Ehm scusi, sarà l'emozione..."

Read More...

giovedì 19 luglio 2007

Paolo Borsellino: 19 Luglio 1992 - 19 Luglio 2007

Read More...

giovedì 12 luglio 2007

Cinema, cinema, amore mio: Harry Potter e l'Ordine della Fenice


Sebbene ogni volta mi riprometta di non guardare più un prima cinematografica a Palermo, ci ricasco sempre. Troppa era la voglia di uscire, staccare e rilassarmi che alle 22.00 mi sono ritrovato in coda al cinema ABC per vedere il nuovo film di Harry Potter. Come temevo la visione del film è stata costellata da urla, gemiti, sospiri, applausi e commenti; perchè il palermitano che va al cinema è un caso sociologico che andrebbe analizzato e studiato sul Lancet insieme al palermitano al mare e al palermitano alla guida! Ora, mi rendo conto che è un film per bambini e quindi mi aspetto un po' di chiasso, ma è normale che invece siano i più piccoli a zittire e a chiedere silenzio ai più grandi?? Ho visto il film con dietro due ragazze che ad ogni scena commentavano: "miiii", "nooooo", "poverino", "ora muore", "ma quando muore"...
A dieci minuti dalla fine del film non c'è l'ho fatta più, mi giro e dico: "Ragazze, per favore, 10 minuti di tregua!"
ragazza 1: "chi disse?"
ragazza 2: "di fare silenzio; ora zittuti"(zittuti= fai silenzio)
ragazza 1 acidissima: "che? Locale pubblico è; io pago e parlo se voglio se non gli sta bene me ne fotto!"
e lì sono stato cattivo, lo ammetto, mi giro verso la ragazza 1, la squadro nella penombra e dico: "tu un ci si zita vè?"(trad. tu il ragazzo non c'è l'hai vero?)
ragazza 2 alla ragazza 1 sbigottita: "minchia, ti squadrò! ora zittuti che t'attuppò!" (trad. cavoli, ci ha azzeccato! ora fai silenzio che ti ha zittito) con risatine sparse nelle due file.

Lo so sono stato acido e cattivo, in fondo sono single anche io e insistere sull'argomento è stato quanto meno crudele, ma, credetemi, penso che pure Gandhi l'avrebbe picchiata!Il perchè le donne (erano due ragazze di 25-26 anni), a volte, si comportino in maniera così acida da farsi inevitabilmente spernacchiare resta per me un mistero (ho notato che la cosa si acuisce se le ragazze sono in gruppo)!

Nascondo i commenti al film per non rovinare la sorpresa a chi ancora non lo ha visto, basta cliccare su "Read more..." per leggerli.

Il film non mi è piaciuto.Ridurre un libro di 800 pagine in un film di due ore e passa è difficilissimo. I tagli numerosi e corposi sono inevitabili. Ora io sono del parere che in generale una corretta e apprezzabile trasposizione di un libro debba tradire il libro stesso; se ne debbano estrarre gli elementi essenziali, le scene madri e gli elementi caratterizzanti e su questa il regista e lo scenneggiatore dovrebbero costruire una storia adatta ad essere rappresentata su schermo in due ore o più; l'appassionato del libro rimarrà sempre scontento, ma potrà vedere una interpretazione del libro. Peter Jackson ne "Il signore degli anelli", piaccia o non piaccia, ci è riuscito. Secondo me anche Newell, con il quarto film, seppur praticamente dimezzato nella trama. Qui no. Al di là della scelta di cosa tagliare e cosa no che è personalissima e quindi inattaccabile (ciò che per me è importante per un'altro può non esserlo), il film mi ha dato l'impressione di voler fare vedere velocemente un po' di tutto senza rinunciare a nulla. Per chi ha letto il libro, mancano completamente:

  • La visita all'ospedale San Mungo e l'incontro con i genitori di Neville
  • Tutta la storia legata a Percy e alla sua lite con la famiglia
  • Dobby
  • l'intervista al "Cavillo"
  • Hermione e Ron che diventano prefetti
  • l'esame di smaterializzazione
  • le partite di Quidditch: Ron diventa portiere dei Grifondoro e il mitico coro "Perchè Weasly è il nostro Re!"
  • Fiorenzo
  • il lungo dialogo tra Silente e Harry e la spiegazione della profezia della prof.ssa Cooman

Sono accennati troppo brevemente:

  • la storia con Cho
  • funzione, storia e membri dell'Ordine della Fenice (nessuna menzione del fratello di Silente che rumors vorrebbero presente nel settimo libro; Tonks fa solo un paio di apparizioni; non appare Bill, il fratello di Ron)
  • la fuga dei Gemelli Weasly
  • gli esami del G.U.F.O.
  • Grop
  • il rapporto tra Piton e il padre di Harry (nessuna menzione della madre)
  • la morte di Sirius e il ruolo di Kreacher
A questo si aggiungono una serie di aggiustamenti e ritocchi indispensabili alla trama (a tradire l'ES non è Marietta, ma la stessa Cho; è Neville a scoprire casualmente la stanza delle necessità), ma qui nulla si può dire perchè scelte di scenneggiatura opinabili, ma permesse. Insomma un'occasione mancata a mio modo di vedere. Sono stato piuttosto critico, quindi adesso un paio di note positive: ovviamente gli effetti speciali rappresentano lo stato dell'arte in materia, anche se non c'era nulla di eccezionale; le interpretazioni di Alan Rickman nella parte di Piton (mi sono convinto che l'autrice abbia preso l'attore come modello a cui ispirarsi e non accada il contrario!) e di Imelda Staunton nella parte di Dolores Umbridge sono magistrali a dir poco; il design del ministero è azzeccato, peccato che nello scontro finale la fontana non si animi; più spazio è stato dato al personaggio di Luna Lovegood, cosa che personalmente non mi è dispiaciuta essendo un personaggio che mi piace molto. Insomma che dire: secondo me un film che piacerà (?) solo a chi non ha letto il libro, lasciando l'amaro in bocca agli altri, per cui risparmiate gli euri (magari vi comprate il DVD sperando in abbondanti scene extra) e investiteli nell'acquisto del settimo libro!

Read More...

martedì 10 luglio 2007

Lùmos! un po' di luce su Harry Potter

Non ho seguito il fenomeno "Harry Potter" dall'inizio. Ho evitato accuratamente i film, non ho letto i libri; li consideravo "roba per bambini". Eppure, mi dicevo, tra me e me, se l'autrice è riuscita a far leggere a milioni di persone volumazzi da 600 e passa pagine, qualcosa di buono deve esserci. L'anno scorso, invece, mentre passeggiavo per Palermo sono spinto da un'amico ad andare a vedere l'ultimo film: "Harry Potter e il calice di fuoco" invece di "King Kong". Il film, con mia grossa sorpresa, si rivela essere divertente, ben fatto, con belle musiche e ottimi effetti speciali, insomma un gradevole modo di passare la serata; scoprii in seguito che il regista, Newell, era lo stesso di "Mona Lisa Smile" e "4 Matrimoni e un funerale". Pochi giorni dopo, non avendo capito granchè del background, compro i dvd dei tre film precedenti: divertenti e la storia mi appare più chiara. Pochi giorni dopo ancora, soffermandomi ad una bancarella di libri vedo la serie completa di Harry Potter, i libri sono sei e il film visto a cinema scenneggiava il quarto: decido di comprare il quinto ed il sesto, tanto per capire come continua la storia. Li divoro in 3 giorni: i libri sono ben scritti, molto particolareggiati e divertenti; nessuna pretesa da parte dell'autrice di lanciare messaggi o chissacchè, solo la voglia di raccontare una bella storia. La sua passione si trasmette nei libri che appaiono quindi vivi e divertenti. Ritorno in via libertà e tra le lacrime di gioia del venditore acquisto gli altri libri: letti tutti e quattro in pochi giorni. I libri sono ben scritti; i primi due chiaramente rivolti ad un pubblico infantile, hanno il tono della fiaba, i successivi crescono per intensità, tono e temi trattati. Cerco di sapere un po' di più sulla scrittrice e sulla genesi della serie. Scopro che l'autrice (che da povera ragazza divorziata e con figlia a carico è, nel frattempo, diventata la donna più ricca d'inghilterra) fin dall'inizio ha deciso di scrivere sette libri (uno per ogni anno di scuola superiore del nostro Harry); la trama dei sette libri è stata pensata e scritta fin dall'inizio permettendo così all'autrice di poter inserire in ogni romanzo personaggi, azioni e oggetti che avrebbero avuto nei libri successivi un ruolo significativo, garantendo una solida continuity tra i romanzi. Per quei tre o quattro che ancora non sanno nulla vediamo di fare un po' il punto sulla storia: Harry Potter è un piccolo orfanello che vive in Inghilterra ospitato e mal sopportato dai suoi cattivissimi zii: Petunia la sorella della madre e suo marito. I due trascurano e maltrattano Harry preferendogli in maniera smaccata il loro ottuso e grasso figlio Dudley. All'età di undici anni Harry riceve tramite un gufo una misteriosa lettera che lo invita a Londra dove dovrà prenbdere alla stazione centrale presso il binario 9 e 3/4 il treno per Hogwarts. Nonostante i tentativi degli zii di occultare la verità Harry scopre di essere mago e non un mago qualunque, ma il suo nome è addirittura citato nei libri di storia moderna della magia. Harry scopre quindi che esiste una comunità magica che convive con quella babbana (non magica) con i propri ministeri, ospedali e istituzioni. Viene messo al corrente del reale destino dei suoi genitori che lui credeva morti in un incidente stradale: i genitori di Harry erano due grandissimi maghi impegnati nella lotta contro un potente e malvagio mago oscuro che si faceva chiamare Lord Voldemort; talmente temuto che il suo nome non viene pronunciato e ci si riferisce a lui con l'appellativo di "Tu-sai-chi". E' Voldemort in persona ad uccidere i genitori di Harry e tenta di uccidere anche il piccolo maghetto, senonchè la potente maledizione si ritorce contro il mago oscuro che viene eliminato; a Harry rimane incisa sulla fronte una cicatrice a forma di saetta. Ecco perchè Harry è così famoso da essere citato nei libri: è l'unica persona che sia sopravvissuta alla maledizione proibita "Avada Kedavra" e ha ucciso, ancora in fasce, il più pericoloso stregone di tutti i tempi. Guidato dal guardiacaccia di Hogwarts Rubeus Hagrid, amico dei suoi genitori, Harry compra tutto il necessario per la scuola e parte per Hogwarts, un misterioso castello dove si trova una delle più rinomate scuole di magia; qui gli verrà data un'educazione e imparerà ad usare propriamente la magia, a fare inacntesimi, pozioni e... a volare sulla scopa. La scuola durerà sette anni al termine di quali si otterrà un diploma di M.A.G.O. Sul treno per la scuola Harry conosce due ragazzi che diventeranno i suoi migliori amici: Hermione Granger intelligentissima bambina, figlia di due dentisti e Ron Weasley un simpatico ragazzo proveniente da una numerosa famiglia di maghi. Insieme a loro e sotto la sapiente guida del preside Albus Silente (potentissimo, quanto stralunato mago), della severa prof McGranitt e del terribile prof Piton Harry si ritroverà a dovere affrontare incredibili avventure e a fare i conti con il suo passato. Non vado avanti, basta una piccola ricerca su wikipedia per avere ancora notizie, ma non voglio rovinarvi il gusto di scoprirlo da voi! Io nel frattempo ho ordinato il settimo libro che uscirà a fine mese e tra qualche giorno andro a vedere il quinto film!

Read More...

lunedì 9 luglio 2007

Scene da un matrimonio


Come avevo preannunciato in un post precedente, sabato sono stato testimone di nozze di una coppia di miei carissimi amici.

Come mi aspettavo la festa è stata molto divertente. Arrivato nel paesino della sposa dopo un'ora e mezzo di macchina, capisco che sono atteso. Una macchina sconosciuta in un paesino dove sono tutti parenti, non può essere che di un "forestiero" e l'unico forestiero attesto ero io! A gesti tutti mi indicano la direzione della chiesa e sulla strada trovo sposo, fratello dello sposo e un parente della sposa. Quest'ultimo con la moglie hanno messo a disposizione gentilmente la propria casa (molto carina e arredata con ottimo gusto: sembrava uscita da AD!) per noi. Dopo aver parcheggiato, e aver conosciuto altri parenti ci incamminiamo verso la chiesa portando le ultime cose: il riso, i mazzetti di fiori da mettere nelle giacche. Propongo allo sposo, senza successo, di dire no durante lo scambio delle fedi, per vedere che succedeva, ma il mio amico: "non credo che hanno senso dell'umorismo qui; eppoi direi che sono gay e che tu sei il mio amante, finiresti incaprettato!".Rivedo il simpaticissimo 84enne padre del mio amico che mi saluta al grido di: "Paolo!", io: "Nicola, ma fa lo stesso!". Incontro l'altra testimone dello sposo: una cugina, molto carina (viva le cugine!). Ci mettiamo d'accordo su chi deve leggere cosa, ci sediamo ai nostri posti vicino all'altare e cominciamo a parlare, è la cugina preferita del mio amico e tanto mi aveva parlato di lei e delle sue pene d'amore che l'avevano portata ad un prematuro divorzio e all'ostracismo del resto della famiglia: l'averla scelta come testimone era un modo per testimoniare la sua solidarietà contro il resto della parentela. Entrano lo sposo (pallido come un cencio) con la madre e subito dopo la sposa con il fratello maggiore, preceduta da una nipotina che porta le fedi. Il padre della bimba (d'ora in poi l'uomo che ride) si trasforma in fotoreporter e pretende di immortalare la piccola ad ogni passo, intralciando e rallentando il tutto. Il prete, preoccupato perchè dopo deve celebrare un funerale, lo ammonisce e tra le risate generali (comprese le sue, che uomo che ride sarebbe, altrimenti?) è costretto a spostarsi.
La testimone cugina mi chiede sottovoce: "ma chi è questo?"
io: "sarà il parente esuberante, c'è ne sempre uno in ogni famiglia!"
lei:"ma che ha da ridere? ha pure la patta aperta..."
Comincia la cerimonia, e ci accorgiamo che abbiamo tutte le luci puntate addosso, ma nessun ventilatore. La sposa si gira verso di me e chiede aiuto. Da vero uomo, prendo in mano la situazione e sfruttando un attimo di pausa, individuo una presa, stacco un ventilatore posto alle nostre spalle e lo piazzo diretto verso gli sposi e noi. Le sorelle della sposa (ne ha 5 o 6), la mamma e il fratello mi guardano e annuiscono all'unisono: mi sono conquistato il loro rispetto! E pure quello del cameraman che mi mostra il pollice alzato! Tocca alle letture, ci avviciniamo al pulpito, la testimone cugina legge la prima lettura dimenticando il "parola di Dio" finale che prontamente suggeriamo; a me tocca il salmo responsoriale che leggo con enfasi e trasporto da telepredicatore, scuotendo la sala che mi risponde in coro; al fratello della sposa tocca la seconda lettura e la frase tra gli "alleluia". La sposa è visibilmente emozionata, per rassicurarla le diciamo che ha un bel vestito (era vero, del resto!), e le propongo di scappare con me durante la funzione, per vedere che sarebbe successo; finalmente sorride! L'omelia del prete rivela il suo essere una vera e propria sagoma, tra un: "non si sceglie un marito solo perchè è figo" e un "gli sposi io li conosco sono due ragazzi zenith!"... spero di ottenere una copia del filmato. Tocca alle offerte e tocca a noi testimoni portarle, la testimone cugina, con cui ormai ero entrato in confidenza, acchiappa velocemente il pane sogghigna e fa: "tu prendi il cesto" (5 chili o giù di li)... fortunatamente andava portato in due; acchiappo l'altra testimone e dividiamo il peso, lei invece la forma di pane, rivelatasi molto più pesante del previsto, la deve portare da sola! Ci avviciniamo alla comunione e realizzo che non mi sono confessato (beh... da anni non vedevo una messa tutta sana)
testimone cugina:"io non posso comunicarmi, sono divorziata"
io:"fregatene, se ti offre l'ostia accetta"
lei:"il mio parroco non mi fa la comunione... ma io sono credente"
io:"fregatene"
lei:"non sono confessata, ci vorrebbe un prete"
io:"per me due, ma davvero bravi negli esorcismi!"
Tempo di prendere la comunione che sento alitarmi sul collo: l'uomo che ride era tornato alla carica e chiamava sottovoce la sposa per farle il servizio fotografico, alla quinta volta
io (alla sposa, a voce moderatamente alta): "Per carità girati e fagli Luglio e Agosto così c'è ne usciamo". Inutile dire che dopo le risatine di scherno perfino della perpetua il nostro si è definitivamente seduto. Tocca quindi a noi testimoni che invitati a sederci, uno alla volta, firmiamo le carte, con foto di gruppo finale. Rendendo grazie a Dio termina la funzione e dopo i baci e abbracci di rito, il riso e le prime foto i nostri sposi si allontanano per il servizio fotografico. Io con le altre tre testimoni (la testimone cugina di lui, la testimone coinquilina di lei, la testimone amica del cuore di lei che già conoscevo) ci rechiamo al locale. Dopo un'attesta infinita il mal di piedi ormai è allo stato di allerta (i testimoni stanno più in piedi degli sposi che ogni tanto si inginocchiano almeno), mi propongo di praticare massaggi a tutte e tre, ma vengo rifiutato (stolte ;))... in seguito quando una delle tre mi chiederà, con voce suadente di prendergli un gelato e di potere poggiare le gambe stanche sulle mie, verrà dal sottoscritto trasportata a mo' di sacco di patate attraverso la sala e depositata sul buffet dei gelati: sono un po' str***o lo so, ma quando ci vuole ci vuole! Non mi dilungherò sulla cena: si è mangiato molto e benissimo e il vino era anche meglio; la zia Vincenzina ci allietava ogni 10 minuti con le sue poesie, brindisi e proverbi. La discussione era animata e divertente.
Un nipote della sposa (che aveva ricevuto il compito dalle nipoti di presentarmi a tutte le single della sala) mi annuncia:"vedi che ora si abballa, preparati"
io:"non so abballare!"
lui:"nemmeno loro! Ma mi raccomando non dire che te l'ho detto io; tu di a tutte che sono brave! Vogliono fare tutte le veline"
Non mi aspettavo che le danze cominciassero subito dopo gli antipasti, per proseguire a notte inoltrata inframmezzate dalle innumerevoli portate, lancio di bouquet, di giarrettiera, di giacca dello sposo, di cravatta dello sposo... e di sposo. Ritorno a casa ormai all'alba di domenica, stanco, ma contento.

E' da sabato che ci penso, ma sento che qualcosa è cambiato, anche se non saprei dire cosa. Ognuno di noi lega ad un particolare evento (più o meno significativo) un punto di svolta o di "non ritorno" nella propria vita; a me è successo sabato. La cosa curiosa e che non capisco il perchè. Conosco gli sposi da molto tempo; da anni ormai convivevano e lavoravano a Torino, lontani dalle rispettive famiglie, e non avevamo modo di frequentarci come volevamo. In pratica, ai miei occhi, sono una coppia affiatata e collaudata e come mi faceva notare una delle altre testimoni: "hanno proprio scelto di sposarsi". Non credo quindi che sia scattata in me ne una voglia di "accasarmi" ne considerazioni da "fine di un'epoca" (non mi reputo affetto da sindrome di Peter Pan). Eppure... eppure sento che la mia vita ha bisogno di uno scatto in avanti, un cambiamento: nulla di radicale o straordinario, ma credo di essermi stancato dello status quo. E' molto probabile che il tutto derivi da un particolare momento di stanchezza fisica e mentale, forse basterebbe staccare un po': un viaggio, un incontro, un po' di sano sesso ;); non lo so, fatto sta che comincio a stancarmi di vedere le stesse facce e gli stessi luoghi: indiscutibilmente devo cercare e trovare nuovi stimoli. Il blog, aperto in questi mesi, in questo senso, aiuta a mitigare questa situazione di insoddisfazione/noia. D'altra parte non sono il tipo che ama crogiolarsi nell'autocommiserazione; odio coloro i quali vivendo un periodo di insoddisfazione/depressione si isolano all'interno di una immaginaria e inespugnabile Torred'Avorio perchè:"il mondo non mi capisce", "gli amici non mi stimolano". Penso che sia vero il contrario: se si è insoddisfatti del proprio lavoro, del proprio quotidiano è perchè non si è stati abbastanza abili nel trovare o ricucirsi il proprio ruolo; tocca rimboccarsi le maniche, drizzare le antenne, essere curiosi su qualunque novità serpeggi nell'aria e avere il coraggio di provarci senza paura di sbagliare. Curioso... ora che ho fatto il punto della situazione, la giornata è cambiata in meglio :). Faber est suae quisque fortunae.

Read More...

venerdì 6 luglio 2007

Douglas Hofstadter: Gödel, Escher, Bach

Qualche giorno fa ho ricevuto una mail che aveva come oggetto la scritta "Senza Oggetto"; non credo che chi me l'ha mandata lo abbia fatto di proposito (e questo non perchè non creda nelle sue facolta intellettive, ma perchè generalmente si limita ad imitare il mio di oggetto :-P), probabilmente il sistema prevede che nel caso in cui il campo oggetto venga lasciato vuoto la scritta "senza oggetto" venga automaticamente inserita. A questo punto mi sono chiesto: la lettera ha un oggetto o no? Questa cosa mi ha fatto venire il mente un vecchio libro di Douglas Hofstadter: "Gödel, Escher, Bach". Questo libro è stato uno dei più interessanti che abbia mai letto; ha contribuito non poco alla mia formazione culturale e mi ha spinto a guardare in modo diverso la realtà che mi circonda. Ricordo che mi fu consigliato da un amico, molto più grande di me, che faceva il ricercatore in Fisica (ci siamo persi di vista ormai, dovrebbe essere all'estero con la moglie). Il libro, scoprii poi, aveva vinto nel 1980 un Premio Pulitzer, e il suo autore Douglas Hofstadter, laureato in matematica e con un Ph. D. in fisica ora insegnante al Mit, possiede uno stile chiaro e divertente (egli stesso, parlando fluentemente l'italiano, ha supervisionato la traduzione italiana).

Il libro è lungo e complesso: nella struttura, nei temi trattati, nelle riflessioni, ma non nella lettura; eppure dare un'idea del tema del libro è una cosa molto difficile. Ad una prima lettura l'autore cerca di mettere in relazione tre campi del sapere umano non comunemente così dipendenti tra loro: arte, logica matematica e musica; il lettore già familiare con almeno uno dei tre campi viene coinvolto e scopre un nuovo linguaggio per descrivere lo strano mondo dei disegni di M. Escher, i paradossi autoreferenziali della logica gödeliana e le sublimi composizioni di J. S. Bach; d'altro canto anche il lettore meno esperto rimane piacevolmente sorpreso da come tre mondi così distinti possano avere dei legami così forti.

Ad un livello più profondo il saggio è una discussione su come l'auto-referenzialità e le regole formali permettano ai sistemi di acquistare significato, malgrado siano formati da elementi essi stessi privi di significato. Si parla quindi di cosa significa comunicare, come la conoscenza può essere rappresentata e memorizzata e perfino che cosa significa avere significato. Le teorie di Gödel, i lavori di Escher e le musiche di Bach sono usate dappertutto per contribuire ad illustrare i concetti e spiegare le implicazioni del tema centrale. Mi rendo conto che detta così la cosa non appare di semplice approccio, forse un esempio tratto dal libro renderà meglio l'idea di auto-referenzialità e di sistema:

"Questa frase è falsa"


Dicendo Questa frase essa si rivolge a se stessa. E', in poche parole, una frase che ha come oggetto il suo stesso enunciato. Bene. Se qualcuno vi dicesse: Il mare è giallo, direste che la frase è vera o sbagliata? E se, allo stesso modo, qualcuno dicesse: Il pianeta terra è di forma sferica, direste che è vero o sbagliato? Le risposte sono ovviamente palesi, ma servono per farci capire la singolarità della frase di prima. Ebbene: Questa frase è falsa, è vera o falsa? Se la consideriamo vera allora dobbiamo conseguirne che ciò che enuncia è vero, ma ciò che enuncia è che essa stessa è falsa. Allo stesso modo se la consideriamo falsa non possiamo far altro che constatare che questo è proprio ciò che essa dice di se stessa, cioè che è falsa, e quindi essa è vera. Gira la testa, vero? Allora qual'è la soluzione? La soluzione è che Questa frase è falsa non è ne vera ne falsa, è soltanto indecidibile per noi darle un valore assoluto di verità o falsità. Nel linguaggio ordinario quindi esiste una semplice frase che sfugge alla netta contrapposizione Vero/Falso, una frase che in un solo istante distrugge tutte le ambizioni di chi (nei primi del 900, non è una questione dei nostri giorni) pensava di poter creare dei sistemi chiusi e coerenti. Sarebbe troppo complicato spiegare o definire cosa queste ultime parole significano... è per noi importante in questa sede capire che non c'è un sistema (in questo caso "il linguaggio") assolutamente perfetto, logicamente coerente. Ma se il sapere è unico, se cioè tutta la conoscenza umana non è separata, divisa, dovremmo vedere gli effetti di ciò che sopra si è esposto anche in altri settori del sapere, e non soltanto nel linguaggio.


Questo quadro di Escher intitolato: "La galleria di stampe" è il corrispettivo pittorico della frase Questa frase è falsa ( che da adesso chiameremo: La frase di Epimenide, dal nome di colui che per primo la formulò). Se infatti analizzate questa magnifica litografia e ne studiate la raffigurazione vi accorgerete che il tizio sulla sinistra è un visitatore di una galleria d'arte che sta osservando un quadro che, con un notevole effetto di distorsione, diventa la stessa galleria nella quale il tizio si trova! Il primo tratto in comune quindi con la frase di Epimenide è proprio quello di ripiegarsi su se stessa, di essere autoreferenziale. Il secondo tratto è assai più interessante. Se infatti osservate il centro del quadro vi accorgerete di una singolare macchia bianca dove l'autore ha posizionato la sua firma. Perchè Escher ha firmato il suo quadro in un punto così particolare? Semplice... perchè quel punto sarebbe dovuto rimanere indisegnato comunque, sarebbe dovuto rimanere bianco. Quell'angolo infatti è letteralmente indisegnabile, sempre che si voglia mantenere una coerenza grafica nel quadro. Se lo disegnassimo altro non risulterebbe che un mal riuscito punto di raccordo tra la cornice, il quadro ed il cornicione del portico della galleria, altro non risulterebbe che un incoerente ed irrealistico contrasto fisico. Se non ci credete, provateci voi... e poi fatemi sapere... Insomma, anche in questo caso, un caso non più linguistico ma raffigurativo, esiste un elemento dell'insieme che manda all'aria i progetti di coloro che vorrebbero che un sistema autoreferenziale sia coerente. Abbiamo visto come questo giochetto autoreferenziale, nostro filo conduttore, ci ha portato dalle arti linguistiche a quelle raffigurative. Ma lo strano caso di somiglianze tra settori del sapere finisce qui? Ovviamente no.
In matematica, Kurt Godel segnò col suo teorema di incompletezza quello che può a tutti gli effetti essere definito l'equivalente matematico della frase di Epimenide. Il meccanismo è sempre lo stesso: Autoreferenzialità e presunta coerenza. Sarebbe molto complicato spiegare di più. Basti sapere che il suo teorema stabilì, lo dico in termini più umani che con un insieme di formule, ma allo stesso modo (per chi è a digiuno di logica) di difficile comprensione, questo:

Tutte le assiomatizzazioni coerenti dell'aritmetica contengono proposizioni indecidibili

la stessa cosa accade in musica. Bach infatti, nelle sue magistrali fughe a più voci, nient'altro ha fatto che riprodurre la struttura di cui sopra abbiamo avuto molti esempi. L'effetto? Beh non ho conoscenze musicali così approfondite da spiegarvelo con chiarezza, ma potete chiedere ad un qualunque amico/a musicisat che ne pensa dell'armonia in Bach: vi dirà che era ricercatissima e seguiva dei particolarissimi (e rigidi) parametri matematici.

Confusi? Se state ancora leggendo, l'argomento vi deve avere quantomeno incuriosito. Quindi andiamo avanti; il libro è strutturato in modo insolito: come Calvino nel suo "Le città invisibili", prende in presito le figure di Marco Polo e del Khan per far da cornice alla descrizione delle 50 città, così Hofstadter usa i personaggi di Achille e della "signorina tartaruga" tratti da un famoso racconto di Carroll (il papà di "Alice nel paese delle meraviglie"): "Cosa disse la tartaruga ad Achille". il libro è strutturato come un contrappunto tra Dialoghi (in cui appaiono Achille, la tartaruga e altri) e Capitoli. Lo scopo di questa struttura è di permettere di presentare i concetti nuovi due volte. Quasi ogni concetto nuovo viene prima presentato metaforicamente in un Dialogo, con una serie di immagini concrete, visive; queste servono poi, durante la lettura del Capitolo successivo, come sfondo intuitivo per una presentazione più seria e astratta dello stesso concetto. L'autore ha collegato ogni Dialogo a forme musicali, modellandolo, in un modo o nell'altro, su diversi pezzi di Bach; ha saputo "intrecciare in un' Eterna Ghirlanda Brillante i tre fili del discorso sviluppato da Godel, Escher, Bach"; questi ultimi sono stati considerati come "ombre proiettate in diverse direzioni da una qualche solida essenza centrale" e si è cercato di ricostruire l'oggetto centrale attraverso la stesura del libro.

Un'ultima avvertenza, se pensate che il libro sia dedicato a matematici in erba o a convinti tecnofili, vi sbagliate di grosso; la lettura di questo libro è anzi vivamente consigliata a tutti coloro abbiano una formazione umanistica e vogliano curiosare nel mondo della logica per poi spaziare. Qui trovate anche una bella intervista all'autore: come nel libro si va dalla programmazione dei computer al significato della vita!

Read More...

mercoledì 4 luglio 2007

Solidarietà



Quando ho aperto il blog non avevo ancora ben chiaro come si sarebbe sviluppato, ma ero sicuro di cosa non avrei inserito: no alle musiche in sottofondo che allungano di mezz'ora il caricamento della pagina, no ai post- poesia/canzoni, no ai post fatti di romantiche quanto inutili foto, no ai post con font di colori trendy (tipo fucsia lampeggiante su sfondo pistacchio) e corpo da 22 a salire, no ai post in cui parlo di me in seconda persona, no ai post ke sn pien di abbrev, ma soprattutto no ai post sulle parole chiave; eppure, visto il mio stato di salute, recedo una tantum da i miei propositi perchè il fratello che è giunto qui digitando su Google tachipirina e diarrea merita la mia sconfinata solidarietà.

Fratello sono con te! (non in bagno però...)

Read More...

lunedì 2 luglio 2007

Febbre da Cavallo


Vi capitano mai giornate in cui vi chiedete "perchè mi sono alzato/a?". Ecco per me questa è una di quelle! Mi trascino da domenica con quella che da innocua febbretta sta lentamente diventando broncopolmonite. Tossisco e scatarro come neanche un fumatore incallito farebbe. Convinto di avere tutto il necessario a casa, ieri pomeriggio non sono uscito, senonchè a sera inoltrata e con la febbre a 39, mi accorgo di non avere più tachipirina. Cerco su Internet le farmacie di turno o notturne aperte, ne trovo una decina di cui solo 3 vicino a casa mia; provo a telefonare (è inutile che vada fino a là per poi trovarla chiusa): non risponde nessuno, eppure ricordo un cartellone di una farmacia che parlava addirittura di servizio a domicilio, sarebbe perfetto, gliene comprerei 5 di scatoli! Continuo a telefonare senza risposta (eppure dovrebbero essere di turno!), sono tentato di andarci lo stesso, ma non me la sento e sono pure solo a casa. Tanto per tenersi allegri, in tv c'è un vecchio film con Pitt che ricordavo per la più lunga scena di pianto mai vista in un film: la protagonista femminile piange per circa 30 minuti di filato! Decido di coricarmi, la temperatura sale, ricordo i miei trascorsi di servizio civile in ospedale: prendo un asciugamano lo bagno con acqua e alcol e mi faccio degli impacchi nella speranza di far scendere la febbre, mi sveglio tra gli incubi praticamente ogni 10 minuti. Alle 6 la situazione comincia a stabilizzarsi, il mal di testa è fortissimo, mi alzo, mi lavo e mi faccio la barba da seduto(!), vado alla farmacia sottocasa e compro le medicine che prendo immediatamente: comincio a sudare come un mammut a Singapore, ma almeno il mal di testa si allevia. Sarei tentato di ritornare a letto, ma un impegno molto importante mi attende; il dovere innanzitutto. Arrivo al luogo dell'appuntamento e solo in quel momento mi accorgo che la suoneria del telefono era spenta: alle 8 della mattina (mentre mi lavavo) mi era arrivato un messaggio che rinviava l'appuntamento a oggi pomeriggio. Mi trascino a casa, non ho la forza di mangiare, prendo la seconda compressa, per curiosità leggo nel bugiardino effetti collaterali e pericoli di sovradosaggio, sono terrificanti, ma meglio vivo con l'ulcera che morto senza. Esco nel primo pomeriggio, arrivo al luogo dell'appuntamento e trovo un amico, convinto omeopata: "Min***a, ti vedo sbattuto!", gli spiego le mie ultime 24 ore, e lui:"Ma quale tachipirina, l'ippocastano ci vuole oppure la rosolida per la tosse"; nel frattempo l'appuntamento salta nuovamente e lui decide di accompagnarmi dapprima a casa sua per darmi le erbe e poi a casa mia. Non c'è stato verso di convincerlo: ho dovuto prendere le erbe davanti a lui...risultato? Vado in bagno ogni 10 minuti ("si capita soprattutto le prime volte, devi capire che sono piante velenose(!) e vanno diluite, forse le ho diluite troppo") e sono dovuto ridiscendere per comprare l'imodium per fermare la diarrea. Ora leggo nel bugiardino di non usarlo insieme alla tachipirina, percui stanotte dovrò scegliere: morire di diarrea, ma senza febbre o morire di febbre, ma senza diarrea?

Read More...

Related Posts with Thumbnails