giovedì 26 giugno 2008

Tipi da bus


Per chi non fosse siciliano una doverosa premessa: in Sicilia non esiste una rete ferroviaria degna di chiamarsi tale. Abbiamo un sistema a binario unico e scartamento ridotto che non serve tutti i comuni e che costringe ad impiegare 5 diconsi cinque ore per una tratta come Palermo-Messina. Il mezzo con cui ci si sposta, a parte l’automobile, è l’autobus di linea. Viaggio ormai da quindici anni, per la verità ormai molto saltuariamente. Avete mai visto il film "Ombre rosse"? Nella diligenza Ford inserisce un vero e proprio spaccato della società americana; l’autobus è di più, è un vero e proprio microcosmo, con tipologie ben definite di personaggi…

I cinesi
frase culto: "mi chiama Xing Qui Mei ma tu chiama Totò"
Si muovono in branco, quattro o cinque elementi accompagnati da enormi zaini e da un immenso vassoio con chincaglierie varie da vendere. Generalmente è facile distinguere il maschio dalla femmina anche se ci sono alcune donne su cui qualche dubbio sorge. Non sono venditori ambulanti, partono dal negozio la mattina alle cinque carichi di roba e la vendono anche ai pakistani e ai senegalesi, sono veri e propri agenti di vendita. Non capiscono però che il fatto che usino il cinese mentre urlano ad alta voce per parlare tra loro, da posto a posto, alle cinque del mattino, li rende solo incomprensibili non inudibili. Si sospetta che cosi come si trasmettano i passaporti, si tramandino gli abbonamenti: tanto chi li distingue. Immortali.

L’abbonato
frase culto: "ma domani chi c‘è di turno?"
Lo riconosci perché sale anche fuori fermata. Saluta l’autista per nome, gli chiede come sta la moglie. Conosce a memoria orari e turni degli autisti. Non si lamenta con lui se qualcosa va storto, sa che è l’ultima ruota del carro. L’abbonato ha visto cose che ai comuni passeggeri sono precluse: lui sa, lui è oltre. A occhio, in base all’autista, alla posizione, al traffico e alle congiunture meteo sa dirti a che ora arriveremo con uno scarto di due minuti. Merita il rispetto che si deve ad un vecchio eroe di guerra. Cuore impavido.

Il viaggiatore scafato
frase culto: "ci sono novità d‘orario?"
Generalmente un ex abbonato o un ex studente universitario che continua a viaggiare più o meno saltuariamente per motivi vari. Pronto a qualunque ghiribizzo della società di trasporti, non si stressa per eventuali cambi di orario, tragitto o fermata. Sa che può succedere, anzi cerca di anticipare le mosse del nemico. Ha la medianica capacità di capire dove sedersi per non beccare il sole sul proprio lato. Lo riconosci da dove e come si siede:mai immediatamente davanti o dietro di te, se sono costretti sfalsano il posto per potere abbassare il sedile senza darti fastidio. E’ l’unico insieme all’abbonato che riesce a dormire senza problemi durante il tragitto. Stoico.

La matricola universitaria
frase culto: "ma non può accelerare?"
Riconoscerlo è facile: viaggia generalmente la domenica sera o il venerdì, indossa un megazaino in cui ha stipato il contenuto della casa e che esala di una terribile essenza di calzini usati e polpette stantie. Pretende di muoversi nell’angusto corridoio senza toglierselo, perché mamma e papà gli hanno detto che gli possono rubare i bagagli. Non capisce che gli autobus hanno il limitatore di velocità e puntualmente si alza per chiedere all’autista a che ora si arriva, salvo essere sfanculato dallo stesso, dagli abbonati e dai viaggiatori scafati che gli fanno notare che arriveremo sempre alla stessa ora. Spaesato.

Il turista
frase culto: "ma dov‘è la stazione degli autobus?"
E’ felice e nessuno sa perché. Si guarda in giro, legge la guida, osserva il paesaggio e lo indica al figlio adolescente che vorrebbe solo sentirsi in pace la musica del proprio lettore mp3. Se prende un bus di linea è perché si è organizzato il viaggio da solo, convinto di essere in un paese civile cerca una stazione degli autobus o degli orari precisi; si informa su dove scendere per andare al proprio albergo ed è terrorizzato di perdere la fermata, persuadendosi di ritrovarsi a Tripoli casomai. Da buon Italiano chiede all’autista e ai vicini perché la sicilia è bella e disorganizzata, l’autista e i vicini, stanchi e imbarazzati, gli chiedono perché non è rimasto a Bergamo alta. Turista fai da te? Ahiaiaiaiai!

Il provolone
frase culto: "Signorina c’è l’ha fatta per un pelo…"
Ovviamente l’intero autobus intuisce a che pelo il tipo si riferisca. Untuoso, servizievole, accondiscente, ridanciano quanto basta, cerca di acchiappare la propria preda confidando sul fatto che la signorina in questione non si butterà dal bus in movimento. Generalmente di mezza età viene di solito sistemato dall’autista che gli chiede come stanno moglie e figlie, dalla signorina che gli fa osservare che è più stempiato del padre o dal collega seduto dietro che gli fa cadere il parrucchino. Casanova.

La mamma
frase culto: "Esci la carne che sto arrivando…"
C’è la mamma che lavora fuori e torna all’ora di pranzo e che cerca di spiegare al figlio di quattro anni come cucinare una perfetta pasta al forno; c’è la mamma che va a trovare la figlia e le spiega come preparare la pasta a forno per quell’inetto che ha sposato, c’è la mamma che va a trovare il figlio e lo rassicura che sta portando la pasta a forno che quella squinternata della moglie è incapace a preparare. Ce ne fosse una che pensa di portare una porzione per i compagni di bus. La mamma è sempre la mamma.

L’emigrante
frase culto: "E‘ 32 ore che sono in viaggio!"
Assomiglia in maniera inquietante al personaggio di Verdone in "Bianco, Rosso e Verdone". Il problema è che quel film è di 25 anni fa! Scendendo per occasioni speciali o festività comandate ritrova sul percorso di ritorno altri emigranti che sfida dialetticamente per stabilire chi ha il miglior lavoro, chi guadagna di più, chi non torna da più tempo, chi ha impiegato più tempo in viaggio. Fornito di ogni genere di conforto, non esita a dividere il suo filoncino da un chilo alla mortadella con chi sta accanto. Attenzione l’odore di pecorino non è indicativo della presenza di una forma, controllare prima se non si è tolto le scarpe. At uot taim arriva dis pintaiota?

5 commenti:

  1. 10 e lode a questo post! E non mi stancherò mai di ripertelo: Nicò sìì u' miagghiu!

    Però, hai dimenticato una categoria di viaggiatori da pullman: il tipo che a pranzo ha mangiato qualche pietanza con taaaanto aglio dentro! Ne basta uno a infestare un bus intero e trasformare il viaggio in una delle esperienze più nauseanti possibili! MIZZA RU FETO!!!

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  2. Bussola dietrooooo!!
    Fantastico Nicola!
    Buon viaggio!

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  3. ahahah adesso ricordo perchè evito accuratamente di prendere l'autobus!!!!;-)

    Maria

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  4. Che ridere! :D Mi è mancato leggerti: adesso provvedo a recuperare i post che mi sono persa!

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  5. @manuela: "u' miagghiu!"? ti giuro che ancora mi sorprendo nel vedere quante 'i' un palermitano riesce a infilare in una parola ;)

    @dudu: grazie!:)

    @maria: ah ah eppure a me l'autobus piace, soprattutto quello cittadino, per non parlare dei tram... conosco Milano grazie ai tram! :)

    @sara: che bello rivederti qui, invece, e che bello leggere un tuo post!

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