Obiettivo a ore 2
durante un concerto
io:"c'è P. con la ragazza"
amico:"dove?"
io:"ore 2"
dopo un po'
amico:"guarda che carina quella ragazza"
io:"dove?"
amico:"ore 11.30"
io:"..."
"Uno zibaldone è un gran calderone di scrittura ancora fumante nel quale si ripone il materiale frammentario della propria ricerca, che è innanzitutto ricerca di uno stile, di un ordine, di una disciplina. Uno zibaldone è per sua natura impensato, lo scrittore non sa mai quello che gli capiterà di incontrare sul suo cammino, in quali meraviglie si imbatterà, di che cosa si stupirà."
durante un concerto
io:"c'è P. con la ragazza"
amico:"dove?"
io:"ore 2"
dopo un po'
amico:"guarda che carina quella ragazza"
io:"dove?"
amico:"ore 11.30"
io:"..."
Pensato e scritto da Nicola Rizzuti il 9/29/2007 Vota questo articolo su 3 commenti
Etichette: Scene di vita vissuta
Serata divertentissima quella di ieri: da tempo non rientravo a casa con i dolori ai fianchi per le risate!
Mentre tornavo a casa un amico mi invita a cenare da lui: suo padre gli ha regalato del pesce...
amico:"tra l'altro stasera fanno pure Arancia Meccanica in tv"
io:"non so ci sarebbero Gazzè e la Turci alla festa dell'Unità..."
amico:"con sto tempo? Dai vieni che ci divertiremo, ho invitato altri amici"
io:"Chi?"
amico:"Umanità varia..."
Ecco una parte degli invitati...
l'aspirante attrice che ci fa vedere il suo book fotografico dove sembra la Bellucci...
aspirante:"che ve ne pare?"
amico:"bellissime foto... ma sono ritoccate un po', vero?"
aspirante:"beh un po' di Photoshop..."
io:"Altro che photoshop, qui ci avranno spalmato sopra delle cellule staminali!"
il ricercatore che parla solo di lavoro...
ricercatore:"hai mai pensato di fare la cavia?"
io:"eh?"
ricercatore:"Pagano bene; per ora cercano uno che si faccia iniettare del tecnezio radioattivo..."
io:"Ma sai io dormo al buio... tutto quel diventare fosforescente non mi farebbe dormire sereno..."
il musicista incompreso...
musico:"Perchè c'è tanta gente che dice di sapere suonare, ma chi va alle radici dello strumento? Eh chi ci va?"
io:"Tu..."
musico:"NESSUNO!"
io (in coro):"Nessuno..."
musico:"E chi fa reale ricerca?"
io:"Tu..."
musico:"NESSUNO!"
io (in coro):"Nessuno..."
musico:"[...] quindi chi credi che possa farlo??"
io (sicuro):"Nessuno!"
musico:"No perchè... io lo faccio!"
la ragazza dj che mette musica alla radio locale...
dj:"... tutti ascoltano le stesse cose, commerciali... chi ti piace a te?"
io (cercando nella mente il primo nome di un musicista):" Vinicio Capossela!"
dj:"Ah ecco uno non banale... canzone preferita?"
io:"La ragazza di Panema?"
Complimenti al cuoco per la "spigola" e per l'ottimo liquore alla liquirizia calabrese!
Pensato e scritto da Nicola Rizzuti il 9/26/2007 Vota questo articolo su 7 commenti
Etichette: Musico per caso, Scene di vita vissuta
giorni prima, seduti in un locale, lei racconta della sera precedente
lei:"[...] alla fine siamo andati alla festa dell'Unità, ma stavano già chiudendo; appena in tempo per un panino!"
amica di lei:"Perchè il sushi è buono, ma il panino... io alla festa ancora non ci sono andata"
lei:"una tristezza guarda, appena vedi quello striscione sul partito democratico pensi subito a Mastella: dovremmo boicottarla la festa altrochè!"
ieri
amico di lui:"Guarda che pioggia! Non piove mai e appena viene un acquazzone si allaga la città"
lui:"Già... pensa a chi si sposava oggi convinto che facesse bel tempo..."
amico di lui:"E la festa dell'Unità allora? Quest'anno l'hanno spostata per evitare l'inverno ed ecco che piove: festa dell'Umidità dovrebbero chiamarla... secondo me qualcuno ha gufato contro"
lui:"tu dici?..."
Pensato e scritto da Nicola Rizzuti il 9/26/2007 Vota questo articolo su 1 commenti
Etichette: Donne, Scene di vita vissuta
L'altra sera sentivo dire ad una mia amica:"devo andare a fare un sopralluogo; ma ci credi che i muratori non capiscono i disegni bidimensionali?". Al di là dell'ignoranza del muratore in questione, la questione della trasmissione dell'idea progettuale non è così scontata come si potrebbe credere. Oggi chiunque abbia letto su una rivista i consigli dell'arredatore o abbia, cercando casa, avuto per le mani uno di quei volantini con su disegnata la planimetria dell'appartamento proposto, sa facilmente interpretare quel disegno e ricostruire mentalmente una visione tridimensionale dell'appartamento. E' una cosa banale, eppure nel passato (parlo di secoli fa) non era così: non si conoscevano le regole geometriche per disegnare in assonometria men che meno in prospettiva. Circondati come siamo da immagini fotografiche o disegni computerizzati la cosa ci sembra assurda, ma per cercare di capire come gli antichi interpretassero la realtà, basta pensare a come noi da piccoli disegnavamo. Questo è un disegno classico di una casa fatta da un bimbo piccolo:
Tutti noi abbiamo disegnato qualcosa di simile; non sapendo rendere su carta la tridimensionalità dell'oggetto abbiamo disegnato il fronte e la parte laterale della casa come se fossero sullo stesso piano. Quando a scuola abbiamo appreso i primi rudimenti di disegno abbiamo capito che una corretta prospettiva di una casa andava fatta così:
Ora, se si immagina che gli antichi fossero come noi da bambini, cioè all'oscuro delle tecniche di geometria descrittiva, si capisce come fosse difficile anche per le maestranze dell'epoca interpretare una planimetria e immaginare il suo sviluppo tridimensionale. Eppure si costruiva: gli Egiziani le piramidi, i Greci i templi, i Romani gli acquedotti... Da ritrovamenti si è certi che gli Egiziani conoscessero l'uso delle proiezioni ortogonali e lo stesso Vitruvio, nei suoi tratti intitolati "De architectura" usava come elementi di rappresentazione di edifici le piante ed i prospetti da lui denominati iconografie e ortografie. Se consideriamo il fatto che che proprio il famoso trattato di Vitruvio, scritto tra il 27 e il 23 a.C., fu riscoperto solo nel 1414, si può ipotizzare che molto probabilmente questa conoscenza all'indomani del crollo dell'impero romano, andò perduta e venne conservata solo nei testi conservati e trascritti dai monaci, ma che pochissimi erano in grado di leggere; quanto alla pratica di cantiere è opinione comune che sia Egiziani che Romani facessero uso di modelli, cioè rappresentazioni in piccolo del manufatto. Aggiungiamo anche che c'erano scarsissime conoscenze statiche: oggi ci stupiamo della magnificenza di queste opere, ma dobbiamo renderci conto che quelle che vediamo sono quello che sono rimaste in piedi! I crolli, all'epoca, erano una cosa frequente, normale, persino accettata! Abbiamo notizia di crolli di piramidi o di templi: queste sciagure servivano per correggere le opere successive.
Più difficile è capire che cosa avvenisse negli anni bui tra la caduta dell'impero romano e il Rinascimento: ovviamente si continuava a costruire, pensiamo ad esempio alle cattedrali gotiche del XIII secolo che destano ancor di più la nostra ammirazione se consideriamo che sono state edificate praticamente senza progetto! Anche qui i crolli erano cosa comune; gli architetti più audaci erano quelli francesi, per questo i crolli più memorabili sono avvenuti in Francia: nel 1267 crollò la torre della Cattedrale di Sens; nel 1272 fu la volta della guglia di Saint Bénigne di Digione; il 1284, quando avvenne il crollo della volta della cattedrale di Bauvais, la più alta di tutte, segna il termine della corsa verso l’alto degli architetti francesi. Ancora oggi ci si chiede come avvennisse la comunicazione dell'idea progettuale in cantiere: a quei tempi la mano d’opera era per lo più analfabeta; non esisteva il metro, quello che ogni muratore ha oggi in tasca, o altro sistema unificato per la determinazione delle misure: non è pensabile perciò che si facesse uso di disegni quotati; si usavano ancora i numeri romani, dunque i progettisti non erano nemmeno in grado di calcolare il volume della pietra. Queste considerazioni farebbero pensare che l’architetto comunicasse con le maestranze per mezzo di modelli, come farà due secoli dopo il Brunelleschi. E invece no: i modelli come li intendiamo oggi, a sviluppo cioè tridimensionale, furono utilizzati solo nell’area italiana, e non oltralpe.
Gli architetti delle cattedrali gotiche progettavano con criteri che niente hanno che fare con i nostri: a differenza di quelli rinascimentali trascorrevano tutto il tempo in cantiere. In qualche modo progettavano estemporaneamente, e comunicavano con le maestranze mediante figure geometriche facili da tracciare e riprodurre in tutte le scale: la cosa più importante era esprimere chiaramente il metodo di tracciamento utilizzato. I disegni costruttivi cui gli operai dovevano fare riferimento erano realizzati direttamente in cantiere: in alcune cattedrali ancora oggi si possono vedere, incise nella pietra di basamento, le tracce dei disegni con i quali l’architetto comunicava con le maestranze. A mano a mano che la costruzione procedeva, il disegno che non serviva più veniva abraso dalla pietra, e se ne incideva uno nuovo. Eppure sono convinto che in maniera più o meno intuitiva ed empirica molti mastri avevano imparato i primi rudimenti di geometria descrittiva insieme a precarie considerazioni di statica e che li serbassero gelosamente per tramandarle da padre in figlio. Negli stessi anni Giotto tentava faticosamente di inserire i primi abbozzi di prospettiva nei propri affreschi, è molto probabile che gli stessi approcci vennero effettuati anche da altre persone.
L'organizzazione delle mastranze era molto rigida e basata su una struttura gerarchica. I singoli maestri sceglievano a chi comunicare le proprie conoscenze e le modalità operative, organizzando una scuola che trovava nella bottega il suo spazio di formazione. Si formarono così le corporazioni che assunsero un ruolo di controllo e di protezione del segreto progettuale. Il famoso segreto delle cattedrali gotiche, quindi, ha poco a che spartire con l'esoterismo, ma era, molto probabilmente, legato a conoscenze statiche, descrittive, di materiali che ogni buon muratore serbava gelosamente di generazione in generazione. Soltanto a partire dal Quattrocento italiano la scrittura arriverà a condizionare realmente l’architettura, con la ricomparsa del genere letterario dei trattati. Per questo è molto difficile oggi comprendere le discussioni che avvenivano sui cantieri, le dispute, i contrasti e i dibattiti tra gli architetti, le maestranze, i committenti. La fonte più significativa sono le opere stesse, che si mostrano in grado talvolta di “raccontare” quanto era avvenuto durante i lavori, come le interruzioni di cantiere e i vistosi mutamenti di progetto in corso d’opera.
Oggi nell'epoca dei computer e della realta virtuale, dei render e dei sitemi di photon mapping sembra che il problema di trasmettere la propria idea progettuale sia un problema sorpassato: non è così. Renzo Piano scrive che durante i lavori di costruzione dell'aeroporto di Osaka ebbe enormi problemi per fare capire, agli ingegneri giapponesi un particolare nodo di attacco; risolse il problema costruendo (il padre era un ottimo ebanista) egli stesso un modello in scala 1:1 del nodo!
Pensato e scritto da Nicola Rizzuti il 9/21/2007 Vota questo articolo su 3 commenti
Etichette: Architettura e dintorni
Ho deciso che prima faccio la spesa per un mese, poi pizza e partita a casa, quindi a nanna: e weekend tra le sicure pareti domestiche (certo se poi l'amica del concerto torna e le va di uscire uno strappo si può fare)!
Pensato e scritto da Nicola Rizzuti il 9/12/2007 Vota questo articolo su 7 commenti
Etichette: Donne, Scene di vita vissuta
Pensato e scritto da Nicola Rizzuti il 9/11/2007 Vota questo articolo su 3 commenti
Etichette: Varie
Questo post doveva magnificare i Lupini e il loro gusto, ma è successo qualcosa che merita precedenza. Alcuni amici hanno scoperto da un po' di tempo il mio blog e ne sono diventati assidui lettori. Niente di grave, parlo generalmente di me e se cito altre persone resto sempre sul vago censurando nomi e luoghi; la maggior parte degli aneddoti che racconto sono riferiti ad avvenimenti passati e sono selezionati tra quelli che si possono raccontare e chi avuto modo di essere coprotagonista di alcuni di essi sa di che parlo! La cosa buffa è che nessuno mi dice apertamente:'ho letto il tuo blog!'; è una sorta di io-so-che-tu-sai-che-io-so. A volte però non riescono a trattenersi...
amico:"Ti devo raccontare una cosa, però non devi scriverla nel blog... cioè se la scrivi non devi dire che sono io..."
dopo il racconto
amico:"Lo scriverai? Che scriverai? Beh non mi interessa, ma se lo scrivi avvertimi che voglio leggerlo!"
Io per natura ho un carattere riservato e avvenimenti passati scatenati da mie improprie affermazioni, mi hanno convinto della saggezza di un vecchio detto popolare "La megghiu parola è chidda ca nun si rici" (trad.: la migliore parola e quella che non viene detta); quindi in linea di massima non ho scritto, non scrivo e non scriverò mai nel dettaglio di avvenimenti troppo vicini nel tempo. In questo modo se qualcuno si riconoscesse o credesse di avere individuato la persona di cui si parla il tempo trascorso e la mia vaghezza dovrebbero mitigare.
C'è una cosa che non avevo considerato: che qualcuno identificasse la persona sbagliata...
amico:"Allora eri tu l'altra sera al concerto..."
io:"Mi hai visto? C'eri anche tu? Perchè non ti sei avvicinato?"
amico:"Beh non ti ho visto io, ma mia sorella... poi ho letto sul bl... ehm ho capito che dovevi essere tu dopo, dalla descrizione..."
dopo 20 minuti
amico:"Quindi eri tu..."
io:"Non so chi hai visto... comunque io c'ero"
dopo 15 minuti
amico:"Quindi esci con F.?"
io:"No, perchè?"
amico:"C'era anche lei... ho pensato..."
io:"C'eri anche tu! Mica esco con te..."
dopo 10 minuti
amico:"No perchè sembrava proprio lei..."
io:"Ma chi?"
amico:"La ragazza che era con te..."
io:"Io ero con un gruppo di persone: eravamo in quattro, poi in sei e alla fine se ne sono aggiunti altri, comunque F. non faceva parte del gruppo: tra l'altro non siamo mai usciti insieme!"
dopo 5 minuti
amico:"Ma io sono sicuro che fosse lei: l'ho salutata e poi ti si è seduta accanto, poco prima che De Gregori cominciasse a cantare..."
io:"...Ma io non sono andato al concerto di De Gregori, ma a quello di Bregovic: stessa sera posto diverso... ho scritto di un vecchio concerto di De Gregori: mi sa che hai letto male..."
amico:"... Dio mio, e io che prendo in giro F. da ieri... e l'ho detto a tutti..."
io:"Lo sai che sei un cretino vero?"
amico:"si..."
io:"E lo sai che sarai protagonista del prossimo post, vero?"
amico:"devi proprio...?"
io:"Ti rendi conto che la tua cretinaggine merita di essere tramandata ai posteri, vero? E che dovrò spiegare a F. del blog e di quanto sei cretino, vero?"
amico:"Penso di si... almeno non dire che sono andato al concerto con mia sorella piccola e le sue amiche..."
io:"Non infierirei mai!"
Ora visto e considerato che prevedo un aumento di contatti sul blog, ne approfitto per una comunicazione di ordine personale: chi mi invita a mangiare i Lupini? Non li ho mai assaggiati e dicono che sono una meraviglia con la birra; sapete come contattarmi!
Pensato e scritto da Nicola Rizzuti il 9/08/2007 Vota questo articolo su 3 commenti
Etichette: Donne, Scene di vita vissuta
uscendo da casa
coinquilino:"Andiamo a cinema?"
io:"Veramente vado ad un concerto: Bregovic."
coinquilino:"Bregovic, Bregovic..."
coinquilino musicista:"Un musicista e compositore molto conosciuto che poche persone hanno realmente ascoltato!"
Un mio precedente post sul mio rapporto con la musica, ha ingenerato nei miei amici e in chi mi frequenta, l'idea che a me la musica non piace: non è così! Semplicemente non sono un esperto, non conosco il nome di tutte le canzoni di un musicista, di conseguenza conosco i musicisti più commerciali e meno quelli più d'elite. Il che non significa che non mi piaccia andare ai concerti; semplicemente capisco poco di musica. Quale migliore occasione di andare a vedere un concerto con chi di musica ne capisce? Il discorso nasce dalle bonarie minaccie di una mia amica che contrariamente a me ascolta musica, a cui avevo prospettato l'idea di andare a vedere insieme il concerto di cui sopra:
amica:"Mercoledì c'è Bregovic"
io:"Un po' triste... beh ci andiamo?"
amica:"Ma che dici? Triste? E' l'unico che riesce a farmi ballare"
io:"OK... ci andiamo?"
amica:"Si però non devi rompermi l'anima se poi ti annoi..."
Devo dire che andare a vedere un concerto con un gruppo di persone che di musica ne capisce, anzi, musicisti essi stessi, è un'esperienza formativa: fermo restando che la mia opinione personale sul valore musicale di Bregovic vale meno di quello che in ambito matematico possa esprimere "Famiglia Cristiana", ero dell'opinione che il nostro, benchè i suoi ritmi siano trascinanti tarantelle balcaniche, sia fondamentalmente triste, ma come mi hanno spiegato, la sua non è 'tristezza' bisogna chiamarla 'ironia macabra'. L'annacamento (=dondolamento del corpo) collettivo che pervade a tratti la piazza non è annacamento, ma è 'lasciarsi pervadere dal ritmo e dall'energia che il compositore trasmette' e soprattutto 'non ballano perchè c'è freddo'. Decisi a non infilarci nella calca abbiamo seguito il tutto da lontano (in fondo i veri melomani sono i loggionisti mi sono detto) e con le mani saldate a due gelate bottiglie di birra non ho potuto lasciarmi pervadere dal ritmo come avrei voluto: combattuto tra il demone selvaggio della musica che mi invogliava a ballare come un derviscio e l'idea che seminare per terra tutta la birra del gruppo che nel frattempo mangiava, non fosse buona cosa, ho scatenato l'ilarità della mia amica: "come portabottiglie sei perfetto!". Da buon seguace della teoria di Fonzie (che ballava ogni canzone come se fosse un lento, indipendentemente dal ritmo) ho fatto notare come il piede destro battesse a tempo di musica: non sono stato convincente! D'altra parte non si finisce mai d'imparare: come la mia amica mi ha fatto puntigliosamente notare 'non è un'unica canzone di 2 ore, sono tante canzoni suonate di seguito', io che non ho l'orecchio allenato non ho compreso questo 'stream of consciousness musicale'. Certo devo ancora imparare che ci sono cose che si possono dire e altre no... e bastato un solo accenno al concerto di qualche giorno prima di Gigi D'Alessio e della Tatangelo per...
io:"ah ma sei andata al concerto di Gigi D'Alessio?"
amica (con sguardo minaccioso):"Stai scherzando?"
sorella amica:"Ma perchè conosci Gigi D'Alessio?"
io (quasi sottovoce):"Si... ma non di persona"
sorella amica (rivolgendosi alla sorella con sguardo di compassione):"Vabbè è naturale..."
amica:"Dio mio..."
Il cantante, per la verità, non ha molto interagito con il pubblico, ma va detto che essendo straniero sconta il problema della lingua: la sua musica parlava per lui. Ora da profano quale io sono, sono convinto che un concerto non consista semplicemente nell'interpretazioni delle canzoni, ma anche in un po' di spettacolo: ricordo un concerto di De Gregori di qualche anno fa in cui l'autore si limitò semplicemente a cantare senza nemmeno salutare! C'è da dire che non amo molto i cantanti che si ergono a profeti o che si prendono molto sul serio, mi fanno sorridere. Mi fanno ricordare quella parodia che Proietti fa di Jacques Brel e della sua "Ne me quitte pas":
Pensato e scritto da Nicola Rizzuti il 9/06/2007 Vota questo articolo su 2 commenti
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Pensato e scritto da Nicola Rizzuti il 9/06/2007 Vota questo articolo su 0 commenti
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giorni prima
lei:"decidi tu dove andare"
lui:"ok, ma hai qualche preferenza o qualche posto che proprio non ti piace?"
lei:"no, assolutamente: decidi tu che a me va bene qualunque cosa"
sera
lei:"allora hai deciso?"
lui:"Si, quel posto che ti dicevo purtroppo ha il ristorante chiuso..."
lei:"...ok, tanto non mi piaceva..."
lui:"...si... in effetti non pensavo che alcuni potessero essere chiusi, quindi ho fatto un giro di telefonate: M. è aperto e si mangia discret..."
lei:"No per carità li no!... ma decidi tu"
lui:"... beh restano V., ma è lontano dovremmo prendere la macchina..."
lei:"Ma non ci canta quel noto trans? Se a te piace..."
lui:"... allora andiamo alla T. che è aperto ed è qui vicino!"
lei:"... bene, anche se mi ero ripromessa di non andarci più! A proposito convieni che sei un pazzo?"
lui:"..."
più tardi, stessa sera in un pub
lei:"[...]Che posso farci? E' il mio carattere: io so apprezzare i silenzi, le pause..."
(pausa di silenzio di 4 secondi)
lei:"Che hai? Perchè questo silenzio?"
Pensato e scritto da Nicola Rizzuti il 9/06/2007 Vota questo articolo su 2 commenti
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Giorni prima
lui:"Ma allora partite?"
lei:"Si e di prima mattina, però secondo me pioverà!"
lui:"Ma se c'è un caldo bestiale! Non piove da Marzo!"
lei:"Ti dico che piove, lo sento: a casa mia le donne siamo tutte un po' streghe... quindi stai attento!"
lui:"Ok, beh ma allora la sera prima usciamo?"
lei:"Va bene: decidi tu dove andare"
quella sera, mentre l'aspettava, notò che dopo 3 mesi di siccità, calura al di sopra di ogni immaginazione e incendi vari, stava cominciando a piovere...
Pensato e scritto da Nicola Rizzuti il 9/01/2007 Vota questo articolo su 3 commenti
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